Il libro di Marco Albera e Giorgio Enrico Cavallo fa rivivere il volto giocoso e brillante della Vecchia Torino ormai quasi sconosciuto
C’è stato un tempo in cui Torino fu celebre per le sue feste. Sì: proprio Torino, città tradizionalmente riservata, si rivelò all’Italia e all’Europa con una veste di città allegra, ironica e originale.
I festeggiamenti più apprezzati furono senza dubbio quelli del Carnevale, che a metà Ottocento fu una vera prerogativa torinese.
Ben prima degli allestimenti dei grandi Carnevali di Venezia e di Viareggio, a Torino si organizzarono festeggiamenti di altissimo valore artistico e culturale. Il volto giocoso e brillante della Vecchia Torino è pressoché sconosciuto: coloro che si sono occupati di storia torinese mai hanno approfondito in modo attento le vicende dei carnevali allestiti tra Otto e Novecento.
Una lacuna che questo volume cerca di colmare grazie alla affascinante raccolta di Marco Albera, in larghissima parte inedita.
Il libro, scritto a quattro mani con Giorgio Enrico Cavallo, racconta una storia che non potrà non appassionare i lettori. Si va dalle origini dei carnevali subalpini alla vera genesi del burattino Gianduja, diventato la maschera piemontese per eccellenza.
E, a proposito di maschere: che dire del Gran Bogo, la “spalla” di Gianduja?
Entrambi i personaggi divennero numi tutelari di frizzanti circoli di artisti e gentiluomini che allestirono meravigliose feste di piazza e da ballo, anche per beneficienza.
Poi tutto finì: lo spostamento della Capitale si tradusse in un progressivo spegnimento dei carnevali e delle feste.
Il volume evidenzia la distanza tra i carnevali di un tempo e quelli odierni, mette in risalto la qualità artistica delle rappresentazioni e rivela il ruolo di primo piano che ebbe Torino quando fu la città della gioia e del buonumore.
Marco Albera – Giorgio Enrico Cavallo
Gianduja e il Bogo: cento anni di carnevali a Torino
Centro Studi Piemontesi, Torino, 2022, pagg. 200 - 30,00€
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Articolo pubblicato il 21/03/2023