Una principessa russa è la Dama Velata di Torino

Una donna e una statua non trovano pace, fra due cimiteri scomparsi

Il nome attribuito al monumento funebre fa subito pensare ad un celebre manufatto napoletano, il Cristo Velato creato dallo scultore Giuseppe Sanmartino per la Cappella Sansevero. La nostra storia, invece, si svolge tutta a Torino: la protagonista è una principessa russa, Barbara Beloselskij, giovane e bellissima nobildonna che trova la morte nella nostra città nel 1792, a soli 28 anni. Per l’anagrafe era la principessa Barbara Jakovlevna Tatisjtjeva, nata a Mosca nel 1764, in una famiglia imparentata con gli Zar; si trasferisce a Torino a seguito del marito Aleksandr Michajlovi Beloselskij, ambasciatore di Russia nella capitale del Regno di Sardegna.

Da poco arrivata a Torino, il 25 novembre 1792 muore e lascia il marito e tre figlie: Maddalena di otto anni, Zinaida di tre e Natalia di due, che morirà poco dopo. Non conosciamo la causa della morte della principessa; secondo una versione, a seguito di un aborto sarebbe stata colpita dalla setticemia (1). La principessa, di fede ortodossa, viene sepolta nel cimitero di San Lazzaro (2) in una cappella donata dal Re Vittorio Amedeo III. Per ricordare la consorte, il marito commissiona a Innocenzo Spinazzi una scultura raffigurante una donna velata, simbolo della Fede e della fiducia nella religione. La statua viene scolpita nel 1794: rappresenta una donna, simbolo della Religione, con un velo aderente sul volto, così aderente da lasciar scorgere i lineamenti del viso (3); nella mano destra tiene un calice ed è accompagnata da due puttini che reggono un ritratto in rilevo della principessa. L’opera replica un’altra scultura realizzata dallo stesso Spinazzi nel 1781 per la chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze, che si conserva a tutt’oggi. Spinazzi non verrà mai a Torino, la statua della Religione sarà spedita e arriverà al cimitero di San Lazzaro con un trasporto.

Come spesso accade a Torino, città bianca e noir per antonomasia, il passo dalla storia alla leggenda è breve e i confini si fanno labili. Nel corso del tempo, più di una persona affermerà di aver udito gemiti e sospiri di dolore giungere dall’interno della scultura; altri sostengono di aver visto una giovane e bellissima donna, dai capelli come il grano e il volto angelico, aggirarsi tra i sepolcri. Qualcuno crede di aver visto una donna di straordinaria bellezza (la stessa?), dallo sguardo triste, passeggiare solitaria lungo le sponde del fiume, scomparendo improvvisamente, come inghiottita dalle acque. A questo proposito vi è la testimonianza di Enrico Biandrà, tenente d’artiglieria, che racconta di aver visto spesso la donna e di essersene innamorato per la sua eterea bellezza. Siamo nel novembre 1797, il giovane tenente sta tornando a casa dopo aver terminato il suo turno, mentre una fitta nebbia avvolge Torino. Una giovane donna, il volto semi-coperto da un leggero velo, lo ferma e gli chiede di accompagnarla verso casa, impaurita dalla nebbia. L’ufficiale accetta; arrivati ad un angolo, la donna dice che è necessario separare le loro strade in quel punto e lo saluta con un “a presto”. Per il giovane, affascinato da quei modi eleganti e delicati e dalla bellezza della giovane donna, sarà solo il primo di una lunga serie di incontri e passeggiate che si ripeteranno per alcuni giorni. Spinto dalla curiosità, il tenente cerca di scoprire qualcosa in più sulla dama, e decide di vedere dove porta la strada che la donna percorre da sola; una volta giunto al termine della via, rimane turbato: davanti a lui si apre l’ingresso di un cimitero. Entra e, compiuti pochi passi, la sua attenzione è attirata dalla statua di una giovane donna col volto coperto da un velo, che ne lascia intuire i lineamenti. Il cuore del giovane ha un sussulto quando riconosce la donna misteriosa, della quale si è innamorato, ma da quel momento non la incontrerà più.

Dopo la chiusura, nel 1862, del cimitero di San Lazzaro, la salma della principessa è traslata nella cappella funeraria all’ingresso del citato cimitero di San Pietro in Vincoli (4). Quando anche questo cimitero verrà chiuso, inizia ad essere teatro di messe nere, atti vandalici e furti, e anche la tomba di Barbara viene devastata: spariscono l’epigrafe e il medaglione con i puttini, vengono amputate le mani della Velata e spaccato il libro sorretto dalla mano destra; probabilmente, vengono trafugate anche le spoglie della principessa. Alla fine, rimane solo la statua, privata di una mano e del libro che reggeva con la destra, Negli Anni Settanta del Novecento il Comune di Torino decide il trasferimento della Dama Velata presso i magazzini sotterranei della Mole Antonelliana. Esposta temporaneamente alla GAM, giunge in seguito al Cimitero Monumentale, dove viene conservata fino alla definitiva allocazione alla Galleria di Arte Moderna, dove si può ammirare ancora oggi (5).

La statua, imponente e misteriosa, scruta i visitatori dall’alto del suo piedistallo, coperta da un velo che, aderendo al corpo, ne mette in risalto le curve, lasciando intravedere i tratti del volto. L’opera è purtroppo decontestualizzata (sarebbe molto più suggestiva nell’ambiente per cui è stata pensata, un cimitero) e non c’è nemmeno una dicitura od una didascalia che ci permetta di ricordare la triste storia della principessa russa.

Note

(1) Secondo un’altra versione, la principessa si sente male sulle sponde del Po, mentre osserva il fiume. Poco tempo dopo muore di tubercolosi, forse provocata dall’aria malsana del fiume.

(2) San Lazzaro è uno dei cimiteri scomparsi di Torino. Progettato dall’architetto della Real Casa, il Conte Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, nel 1777, su terreno fu donato dal sovrano; corrispondeva all’isolato delimitato dalle attuali via Mazzini, via dei Mille, via della Rocca e corso Cairoli. In un moderno e alto palazzo, vi sono stati a lungo gli uffici della RIV-SKF. Nel 1778 qui sono arrivati i resti provenienti dalle parrocchie di Sant’Eusebio, San Tommaso, San Giovanni di Dio, della Provvidenza, del Soccorso, dei Santi Marco e Leonardo.

(3) Il tema della donna velata era molto apprezzato a quel tempo grazie alle opere di Antonio Corradini, di cui Spinazzi era stato allievo, conosciuto per le sculture realizzate nella Cappella di San Severo a Napoli

(4) Cimitero di San Pietro in Vincoli. Ancora riconoscibile, nonostante la perdita dell’originaria funzione; nel 1828 si procede alla progettazione del nuovo Cimitero Monumentale della città, per l’aumento della popolazione, e i cimiteri precedenti non accettano più nuove inumazioni, se non nei mausolei di famiglia. Lo scoppio, nel 1852, della Polveriera del vicino Arsenale Militare crea danni ingenti al cimitero, cui si sommano i danni di guerra, portando alla sua chiusura definitiva nel 1945. Soltanto nel 1970 si attua il trasferimento di ogni resto di inumazione a seguito delle ripetute profanazioni delle tombe rimaste

(5) Dal 2013 la Dama Velata si trova presso la GAM, Galleria di Arte Moderna, in via Magenta 31.

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Articolo pubblicato il 24/03/2023