Aula Minor o Sala delle Congregazioni o Sala verde del Palazzo Civico di Torino

Di Luca Guglielmino (Prima Parte)

Dopo aver pubblicato lo studio di Luca Guglielmino “Iscrizioni di Emanuele Tesauro nell’Aula Maior del Palazzo Civico di Torino”, proponiamo ora ai Lettori di Civico20News questo suo lavoro dedicato all’Aula Minor o Sala delle Congregazioni o Sala verde, sempre del Palazzo Civico di Torino.

Ringraziamo l’Autore per la sua collaborazione, con l’augurio di buona lettura (m.j.).

 

Aula Minor o Sala delle Congregazioni o Sala verde del Palazzo Civico di Torino

Una premessa è necessaria onde puntualizzare il fatto che Palazzo Civico, anche nelle sue parti antiche e auliche, non è un museo, bensì un ambiente in uso da parte degli amministratori (sale di riunione) e dei cittadini torinesi (matrimoni civili e visite guidate). Essendo tale viene spesso restaurato e quindi è ben tenuto.

Subito dopo la Sala Marmi o Aula Maior, entriamo dalla porta di destra, nella Sala delle Congregazioni o Sala verde, un colore aristocratico, unica sala rimasta seicentesca, praticamente coeva alla nuova versione del palazzo. Una sala creata per un ambiente caldo con palchetto di legni pregiati (radica, noce, olmo, quercia); soffitto ligneo con dorature; caminetto; finestre strette e alte e uno specchio pure lui stretto e alto, per dare sfogo prospettico alla sala.

Decisamente un luogo raccolto ove pare si tenessero soprattutto le riunioni invernali poiché quelle estive si svolgevano in luogo più fresco, ossia a nord dell’edificio, a cominciare dall’ attuale Sala del Miracolo e uffici attigui (ex archivio e segreterie) riuniti in un unico vano.

In genere nell’aula Minor si riuniva la Minor Credenza, composta soprattutto da ricchi borghesi onde curare il disbrigo degli affari correnti. Credenza è poi sinonimo di segreto perché tutti i membri delle due Credenze, sia la Maggiore che la Minore, dovevano mantenere il segreto sulle materie trattate.

Decisamente un significato nuovo, medievale e parallelo rispetto a quello romano e a quello bizantino.

Sui sovraporta in entrata e in uscita, spiccano due cornucopie con effigie di Mercurio al centro, il tutto dorato. Le cornucopie sono simbolo di abbondanza, di dispensa di beni, di benessere. Non dimentichiamo che siamo in epoca mercantile e che, almeno per i ricchi, questo è totalmente vero. Ermes è appunto il dio pagano dei commerci, dei viaggi, dell’eloquenza e anche dei ladri… Absit iniuria verbo, senza offesa, è un messaggio che calza a pennello sui soggetti qui riuniti in ogni epoca. Infatti, lo scopo di tutta la sala è l’informazione rivolta ai decurioni e ai consiglieri onde agire secondo saggezza per il bene della città e non secondo stoltezza. Ecco che allo scopo serve tutta la fascia affrescata in alto, il cui autore è Giovanni Andrea Casella, pittore luganese e barocco.

Sono tutti episodi biblici tratti in maggioranza dal libro dei Proverbi secondo lo stile e la mentalità tipici della Controriforma e del Concilio di Trento. Sul soffitto, agli angoli, vi sono quattro virtù civili di Giovanni Paolo Recchi, altro pittore comasco e barocco e infine al centro del soffitto si trova, in sostituzione della tavola dell’Ego Sapientia habito in consilio del Casella, poi spostata sul soffitto della Sala rossa, il Trionfo della Fede di anonimo.

I quadri appesi in parete sono ottocenteschi e uno è la copia del sacrificio eroico di Pietro Micca del Gastaldi, il cui originale è alla GAM.

Fascia affrescata in alto. Il primo episodio, entrando, subito in faccia e sopra il sovraporta, è tratto dalla vita di Salomone con aggiunte commentate del Tesauro onde rendere l’argomento aderente al tempo e all’ambiente. Questo vale per tutta la serie affrescata. Il tutto rigorosamente in latino, il linguaggio della Chiesa e dei sapienti.

Il motto del cartiglio è tratto dai Proverbi 24,6: “Ci sarà sempre salvezza ove vi sono molti consigli”. Il passo si riferisce a una guerra perché sia condotta con dovuta disposizione. Ma Tesauro commenta solo la seconda parte della frase: “Ibi salus ubi multa consilia” ossia, “La magistratura dello Stato (Consiglio degli Anziani), cardine dei suggerimenti, rende onore a Salomone”. Quasi che il saggio Salomone sia il Duca di Savoia cui deve rendere onore con buoni consigli, ogni magistratura. Un messaggio chiaro per coloro che sedevano in sala. Infatti, nel dipinto si vedono gli Anziani inchinarsi davanti al re Salomone per consigliare.

Segue, procedendo verso destra, Roboamo, esempio di stoltezza e anche qui il cartiglio è tratto dai Proverbi 16,31. “L’età anziana è corona di dignità” (Corona dignitatis senectus) ovviamente quando si basa sulle vie della giustizia. Quindi Roboamo manda in rovina se stesso e lo Stato per aver rifiutato il consiglio degli anziani. Ascoltò i giovani, avventati, imprudenti, poco o per nulla saggi, ambiziosi, non equilibrati e perse il regno. Ma attenzione: se è vero che l’assennatezza e la saggezza sono proprie degli anziani, la condizione è che questi agiscano secondo rettitudine, onestà e giustizia. Chiaro messaggio trasposto nel tempo della Controriforma. Tesauro sceglie i proverbi perché più concisi nell’esposto rispetto al libro dei Re o alle Cronache o Paralipomena secondo la Bibbia dei Settanta.

Achab. Esempio di grande stoltezza. Il cartiglio recita: “L’ipocrita inganna con la parola” il proprio amico, mentre il giusto sarà salvato dalla conoscenza. Proverbi 11,9. Tesauro commenta: Achab, ingannato dai consigli degli adulatori, provoca la guerra e ottiene la morte. Qui si vede un gruppo di consiglieri anziani ipocriti e adulatori perché ispirati dal demonio che si vede in alto con ali e corpo da pipistrello e corna sul capo.

Il male sovrintende a tutta la scena e ne è l’ispiratore, tanto che Achab perde la guerra, la vita e il regno. La morale è che i consigli ispirati dal bene e dalla saggezza devono prevalere sul maligno. Tesauro, traendo dal libro dei Proverbi, attinge materiale per i brevi cartigli e usa l’abilità di metterlo in relazione con episodi biblici di altri libri ma relativi al consiglio o alla sentenza iniziale.

Naaman. Proverbi 12,15. “La via dello stolto appare giusta ai suoi occhi, ma chi invece è sapiente, ascolta i consigli”. Si riferisce sempre alla vera sapienza, quella divina, ispiratrice del vero sapiente in terra. Infatti, Naaman, disperato per la sua salute (era lebbroso) si salvò ascoltando i consigli e i suggerimenti di Eliseo andando a lavarsi sette volte nel Giordano e riponendo fiducia in Dio.

Luca Guglielmino

Fine della prima parte - Continua

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Articolo pubblicato il 21/04/2023