Un generale di marmo: Il monumento pinerolese al Brignone

Di Alessandro Mella

Molti vi parcheggiano vicino, quasi sotto, lo scorgono ma poi tirano via senza farci troppo caso, senza dedicargli pensieri e purtroppo senza chiedersi chi sia quell’uomo, in uniforme sabauda, le cui sembianze sono state eternate nel marmo candido tanto tempo prima.

Il monumento sorge, ancora oggi, a Pinerolo e l’immortalato fu il generale Filippo Brignone nato nel 1812, cittadino dell’Impero Francese di Napoleone I, e cresciuto e vissuto nel Piemonte risorgimentale.

Il generale Brignone fu un uomo dalla vita avventurosa poiché prese parte alla campagna del 1848 contro l’Austria, visse in prima persona l’epica spedizione in Crimea del 1855, combatté nella guerra del 1859 per la liberazione della Lombardia e poi nella campagna detta della “Bassa Italia” del 1860-1861.

Una figura di primo piano nel percorso che portò alla nascita del sospirato Regno d’Italia.

A lungo deputato, venne infine nominato senatore del regno qualche anno prima di spegnersi, assai giovane, nel 1877 a Torino.

Già due anni dopo, era il 31 agosto 1879, la città di Pinerolo volle rendergli onore attraverso il monumento realizzato dalla mano abile dello scultore Odoardo Tabacchi. Opera finanziata con la sottoscrizione e l’intenso lavoro di un comitato dedicato la cui presidenza onoraria fu offerta ad Amedeo di Savoia, già re di Spagna, primo duca d’Aosta:

Il principe Amedeo duca d'Aosta ha accettata la presidenza onoraria del Comitato promotore del monumento che dovrà sorgere al compianto generale Brignone in Pinerolo, e al Comitato medesimo venne di quest'accettazione partecipata la notizia colla seguente lettera diretta al senatore Bertea, la quale ci è comunicata dall'egregio Sindaco di Pinerolo: «Torino, 3 aprile 1877. Mi sono ascritto a premuroso dovere di portare a conoscenza di S. A. R. il Duca di Aosta il gentile pensiero col quale il Comitato di Pinerolo per l'erezione di un monumento al compianto generale Brignone offrivale la presidenza onoraria.

Nel comunicare a V. S.  che S. A. R. di buon grado accetta la carica offertale, la prego di voler esprimere in nome di S. A. R. sentiti ringraziamenti ai signori componenti il Comitato pel delicato pensiero, e mi valgo dell'opportunità per riconfermarle gli atti della mia distintissima considerazione.

Il primo aiutante di campo di S. A. R. Firm. G. Dragonetti». (1)

Era un periodo vivacissimo sul piano artistico e molte amministrazioni stavano dedicando opere importanti ai protagonisti del Risorgimento che, primi, iniziavano a lasciare la vita terrena:

Cuneo giorni or sono ha festeggiato l’inaugurazione del monumento eretto Barbaroux codificatore di libertà in governo assoluto, Mondovì il giorno sette settembre inaugura il monumento in onore del generale Durando, Pinerolo quello glorioso ricordo del generale Brignone. (2)

Le cronache del tempo raccontano di un’imponente cerimonia e della scopertura del monumento sulle note della Marcia Reale alla presenza del sindaco Davico, del sindaco di Torino senatore Ferrari, del generale Cosenz e del Tabacchi stesso.

Al levarsi del sudario la stessa comparve mostrando i suoi 6,10 metri di altezza di cui 2,80 metri di statua più il basamento di 3,70 metri per lato. (3)

Il Brignone vi compariva in uniforme, con il berretto con le insegne e la greca di generale e lo spencer in spalle, prossimo a sguainare la sciabola per condurre i granatieri all’attacco.

Tanto impressionò i presenti che il prefetto comm. Calenda, inaugurando il monumento a Durando, volle ricordare anche quell’opera pinerolese:

Pinerolo erge una statua al modesto valorosissimo soldato, colui che a Montecroce mostrò, a detta medesima del supremo comandante nemico, come i granatieri italiani non cedono, ma cadono e muoiono da eroi: non occorre che io pronunci il nome del Generale Brignone. (4)

Negli anni che seguirono non mancarono certo le disavventure alla statua e nemmeno qualche birichinata:

Lunedì mattina un birichino divertendosi a gettar pietre in aria, una di esse andò a colpire la statua del Generale, cagionando la rottura del dito mignolo della mano sinistra.

Forse non fu suo deliberato proposito il mutilare quel monumento; nondimeno poiché preso in flagrante dalle guardie, una buona lezione ci vorrebbe, tanto per insegnare ai nostri bricconcelli, un po’ di rispetto per le cose pubbliche, che qui è trattata come se fosse roba del diavolo. (5)

Tanto tempo è passato dall’inaugurazione di quella magnifica opera la quale, pur con i segni del tempo, ha resistito a guerre, inquinamento, modernità ed appunto piccole marachelle.

Ma ancora si trova lì dove i nostri antenati la vollero per rendere viva la memoria di un eroe della nostra storia nazionale.

Alessandro Mella

NOTE

1) Gazzetta Piemontese, 95, Anno XL, 6 aprile 1877, p. 2.

2) La Sentinella delle Alpi, 202, Anno XXX, 29 agosto 1879, p. 2.

3) Gazzetta Piemontese, 241, Anno XIII, 1° settembre 1879, p. 2.

4) La Gazzetta di Mondovì, 110, Anno XI, 16 settembre 1879, p. 1.

5) La Lanterna Pinerolese, 46, Anno II, 17 novembre 1883, p. 5.

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Articolo pubblicato il 03/05/2023