Enrico Borghi lascia il PD: non c'è posto per i moderati

Il commento di Luigi Cabrino

Non finiscono gli scossoni nel PD dopo l'elezione alla segreteria di Elly Schlein. Dopo l'addio di Fioroni e Marcucci anche Enrico Borghi lascia il Partito Democratico.

Chiare le motivazioni addotte dal parlamentare del VCO con una lunga gavetta politica iniziata nella Dc , proseguita nei popolari per approdare al PD (Borghi ha anche esperienza amministrativa come sindaco di Vogogna per due mandati): il PD per Borghi è diventato un partito massimalista in cui non c'è spazio per i moderati.

Ne danno notizia le agenzie che riprendono l'intervista di Borghi a Repubblica.

"Le prime scelte di Schlein rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra". Così il senatore Enrico Borghi, a 'Repubblica', annunciando il suo addio al Pd e il suo passaggio a Iv.

"Ho fatto diverse interviste dopo l’elezione di Schlein e ho posto i temi della sicurezza e della difesa, dei cattolici e dei democratici, di una necessità di una sintesi tra culture. Su questi argomenti non ho ricevuto alcuna risposta e come sappiamo in politica i silenzi contano più delle parole pronunciate. Invece ho sentito parole chiare su un altro versante, e cioè sull’utero in affitto", spiega Borghi.

Sul passaggio ad Italia Viva: "Se c’è la capacità di costruire politica mettendo le persone dietro l’idea, io penso che Renzi possa insieme ad altre figure contribuire alla nascita di un nuovo soggetto", dice il senatore.

Pronto il commento di Renzi.

"In tutta Italia si stanno iscrivendo a Italia Viva cittadini, consiglieri comunali, dirigenti di altri partiti, amministratori. Oggi ci ha raggiunto il senatore Enrico Borghi che ha annunciato la sua adesione a IV dalle colonne di Repubblica. La sua intervista è molto bella e merita di essere letta nella sua interezza. È infatti una intervista che parla di politica, che spiega il senso di una scelta partendo dalla politica, che rappresenta un inno alla politica".

Due considerazioni.

La prima riguardo la profezia avanzata da Augusto Del Noce anni fa su un ipotetico "partito radicale di massa"; pare calzare benissimo al nuovo corso del PD a guida Schlein.

La seconda sul terzo polo.

Tra Calenda e Renzi si è arrivati alla rottura per la fretta del primo che non mediava con il sangue freddo nel secondo; Renzi infatti preferiva attendere per vedere gli sviluppi nello scenario politico .

A giudicare dalle uscite dal PD, che al di là dei nomi dei personaggi che lasciano indicano una mancanza di casa politica per sensibilità come quelle popolari cattoliche , liberali, riformiste forse l'atteggiamento dell'ex premier pare politicamente più intelligente.

 

Luigi Cabrino 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 27/04/2023