Niente è come sembra …

... né è possibile trovare una scorciatoia per arrivare alla comprensione della ragione di esistere delle cose …

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 72 del 25.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°1.

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… infatti a volte non bastano neppure tutte le vite già vissute in seno all’umanità per comporre il quadro generale nel quale esse acquistano e possono esprimere il loro vero senso!

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Bentrovati! Nei precedenti incontri ho dimenticato di dire alcune cose a causa della limitatezza della mia memoria e della gran quantità delle informazioni da trasferire. Facile e naturale che mi dimentichi qualcosa. Volevo ancora porre l’attenzione su alcuni aspetti dei momenti del trapasso tra vivi e morti perché, anche se ne ho già parlato, man mano che proseguiamo negli incontri, recuperare determinate informazioni per osservarle da un altro punto di vista, forse, ci può aiutare a comprenderle meglio. Che cosa è che vorrei far comprendere meglio di quel momento? Un fatto che all’inizio è estremamente semplice, ma poi diventa complesso nel corso del tempo. Abbiamo detto che esiste una parte del mondo in cui noi abbiamo un corpo fisico col quale riusciamo a fare determinate cose ed una parte del mondo in cui il corpo fisico viene a mancare, insieme alla parte energetica corrispondente e in quel lasso di tempo che si alterna tra una condizione corporea ed una incorporea ci passa un bel numero di anni. Però in origine non era così; è così adesso perché è passato molto tempo da allora, da quando l’essere umano ha cominciato ad interagire con l’ambiente nel quale è nato, ma all’origine quando l’essere umano era ancora solo un’idea che cominciava a prendere forma e svilupparsi, praticamente non c’era tutto quel contesto specifico che noi chiamiamo aldilà. Non esisteva. Quando una forma moriva c’era talmente poco da registrare come esperienza che il passaggio attraverso la fase incorporea era brevissimo, quasi istantaneo, e le forme continuavano ad evolversi praticamente senza discontinuità temporale. Le loro mutazioni erano rapidissime tra una fase corporea e l’altra. Adesso, poiché sulla faccia della terra, secondo certi calcoli, sono passati oltre 110 miliardi di esseri umani, tutta l’esperienza di questi esseri, moltiplicata per quella di tutto ciò che ha interagito con essi, in pratica ha popolato, riempito, questo spazio, quello dell’incorporeo, che è diventato sempre più grande e strutturato allo stesso modo in cui avviene nello spazio materiale corporeo dell’aldiquà, con la sola differenza che le forme che esistono all’interno dell’aldilà sono tenute in piedi non con gli stessi materiali con cui noi siamo soliti interagire e usare. Intendo dire proprio nella pratica, perché se per esempio noi abbiamo qui un’idea di un’organizzazione religiosa formata da migliaia di persone, templi e cattedrali, una cosa molto simile la troveremo come proiezione in quell’altra parte, costruita e sostenuta non da mattoni e cemento, ma con un materiale energetico diverso, attenzione, preso proprio in “prestito”, per intenderci in modo buono e gentile, da coloro che in questo momento hanno ancora un corpo fisico in grado di trasformare energia, e quindi in grado di metterla a disposizione o essere assorbita (meglio sarebbe dire rapinata, vampirizzata) da tali proiezioni per poter sussistere.

 

Ovvero, incorporeo e corporeo interagiscono all’insaputa della nostra coscienza.

 

 

 

Perché ho raccontato questa cosa?

Perché contiene un’informazione importante!

Se gli umani smettessero di fare qualunque cosa, di desiderare, di pensare, tutte le creazioni che popolano quello spazio incorporeo svanirebbero all’istante.     

 

Non mi sono del tutto chiare le cose che stai dicendo. Innanzi tutto ti faccio questa domanda. Ammesso che si possa paragonare la concezione del tempo che abbiamo noi, che in questo momento abbiamo un corpo fisico, e quella di chi non ha più corpo fisico, quanto tempo permangono in questo spazio, in quell’aldilà, coloro che non hanno più corpo fisico?

 

Attualmente si dice che corrisponda più o meno a 700 anni dei nostri.

 

 

 

La seconda domanda è questa. Se la personalità e quindi anche il corpo fisico con la morte fisica in qualche modo si dissolvono perché tu parli ancora di forme che restano in questo spazio tutto quel tempo, 700 anni? È così per tutti i defunti?

 

Ebbene sì! Cerco di spiegarmi meglio. Queste forme rimangono o si formano, come abbiamo già detto, a causa delle proiezioni mentali ed emotive degli esseri umani dotati di corpo fisico. Se ricordate abbiamo parlato sovente dei legami di sangue come relazioni tra genitori e figli.

 

 

 

Le stesse relazioni di sangue continuano, per certi versi, oltre la morte, se non vengono tagliati i cordoni ombelicali che legano le persone tra di loro, in vita, ereditati o attivati per necessità naturale.

 

 

 

Attenzione, qui introduco un’altra informazione inconsueta. Quando qualcuno dice di essere in contatto con qualche suo parente disincarnato, in realtà sta dicendo una cosa assai più complessa. Quel suo parente non esiste più, ma esiste la possibilità di leggere nel sangue di una persona che ancora vive tutti i ricordi inerenti quella persona defunta e questi ricordi possono essere ricostruiti fino ad un livello di materia eterea attraverso l’aggregazione di materiali di cui essa è formata, estratta da coloro che sono in vita.

 

Se io vedo mio nonno, non è realmente mio nonno che vedo ma vedo di mio nonno i ricordi che ho nel sangue. Ciò mi viene fatto apparire in determinate condizioni proprio da quelle entità che per continuare a vivere, pur non disponendo di un corpo, sono costrette a legarsi ad una persona con un corpo e per permettere la trasmissione di energia a questo per vivere in tale stato, quale pagamento di questa fornitura, le permettono di vedere queste cose, rivestendole con parte di quella materia energetica che hanno sottratto ad esse tramite tali legami.

 

Ovvero rivestono temporaneamente di materia eterica l’idea tratta dal ricordo presente nel sangue della persona.

 

L’emozione ed i pensieri che si generano in tale stato nella persona in cui questo avviene costituiscono la fonte energetica che tali entità usano per mantenersi.

 

Allora l’anima del defunto non ha più alcun rapporto con queste forme.

 

Purtroppo sì! Si dice infatti che se tali attività vengono tenute in vita, queste impediscono all’anima di seguire il suo corso fino ad una nuova incarnazione. Così come abbiamo detto che per noi esistono il destino e il karma, cioè il destino come meta e il karma come modo di arrivarci, la stessa cosa vale per ciò che rimane di quella entità in fase di dissoluzione totale. Un defunto deve abbandonare il proprio corpo per lasciar libera l’anima (qualora la sua qualità glielo permetta, altrimenti si dissolverà anch’essa in tempi e modi differenti) di poter fare il suo corso e ciò che lo deve possa trovare un nuovo corpo in cui incarnarsi. Se queste faccende proseguono invece così, come il karma costituisce per un vivo un programma di esperienze semplice o travagliato, allo stesso modo succede per l’entità che ha perso il corpo e …

 

 

… nelle fasi successive perderà tutte le sue componenti fino a lasciare di sé solo la memoria delle sue esperienze nella banca dati generali delle esperienze dell’intera umanità.

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Prosegue nei prossimi articoli

 

foto, schemi e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 01/06/2023