Perché sono così sensibile?

Comprendere l’ipersensibilità.

Spesso ci si ritrova a sentirsi troppo sensibili per via delle reazioni emotive provate a situazioni della vita quotidiana. La cosa curiosa sta proprio nel fatto che tra le ricerche sul più famoso motore di ricerca risulta essere la domanda: “perché sono così sensibile?”

Diciamola tutta, essere sensibili piò essere di per sé una virtù. In alcune occasioni, invece, un difetto abbastanza rilevante. La sensibilità porta spontaneamente verso l’empatia con gli altri. Questa è una buona cosa. Diverso, invece, quando dall’empatia si passa alla simpatia. Nell’empatia si è sensibili alle sofferenze e alle emozioni dell’altro. Questo senza un vero e proprio coinvolgimento. Nella simpatia si provano, su di sé, le stesse emozioni e sofferenze dell’altro. Ed è qui che la sensibilità diviene un difetto. Perché?

Se si è già verso la simpatia si provano sentimenti di angoscia e di ansia. La connessione emotiva con gli altri è così forte da provocare il timore di soffrire insieme o addirittura soffrire al posto o più dell’altro.

Di solito questa situazione emotiva interna provoca insicurezza sociale. Il tutto, poi, può venir amplificato dalla presenza di un forte critico interiore. La somma delle due emozioni: insicurezza e critico interiore, scatena l’angoscia e l’ansia sociale.

Ed è così che sono sufficienti meno like, o una frase di troppo, un commento magari scherzoso nei nostri confronti, che subito si scatena il senso di disistima e di ansia sociale. “ma come, una persona come me che prova, comprende, è vicina alle emozioni degli altri, debba stare così male?”

Essere sensibili è una bella cosa. Questa virtù ha bisogno, per esprimersi senza effetti collaterali, di autostima e di una buona dose di autocoscienza. Le tue emozioni valgono come valgono quelle degli altri. È necessario sviluppare la consapevolezza di sé come persona con qualità vere piuttosto che difetto dell’essere sensibile.

Il critico interiore è lì e ti parla perché vuole capire quanto sei disposta, come persona, ad accettare il tuo dono. Solo chi ha davvero sofferto, chi ha davvero potuto conoscere a fondo le difficoltà, solo chi ha incontrato e vissuto emozioni profonde, può dimostrare sensibilità.  Più cicatrici emotive hai avuto e ti porti dentro maggiore sarà la tua capacità di comprendere gli altri, ergo essere sensibile alle sofferenza altrui.

In poche parole chi si ritiene troppo sensibile è bene che entri nell’idea che tale sensibilità è il prodotto di uno studio profondo all’università della vita al corso di laurea più difficile: gestione delle relazioni affettive complesse.

Sapere questo con l’aiuto dell’autostime cosciente, fa superare sia il critico interiore che le critiche provenienti dagli altri. Nulla è più visto come un attacco personale. Da questo momento si è consapevoli di quanto sia alto il nostro valore. Ogni cicatrice divine punto di forza come emblema della nostra capacità di essere rimasti umani.

 

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Articolo pubblicato il 30/05/2023