Il futuro dell’Italia si gioca a Bruxelles

L'impatto positivo sulla scena mondiale del nostro capo di governo favorisce la Puglia, quale meta del prossimo incontro del G7

I disastri ambientali in Emilia e Romagna ed il rientro anticipato di Giorgia Meloni hanno un po’ messo in sordina il suo positivo esordio ad Hiroshima, ove si è svolto l’annuale appuntamento del G7, intergovernmental political forum, che originariamente riuniva i capi di stato e di governo dei sette paesi più industrializzati del mondo, divenuti ora, con l’aggiunta dei rappresentanti dell’Ue, i sette paesi più industrializzati e più liberali dell’Occidente.

L’Italia, come accennato, è stata rappresentata dal capo del governo, Giorgia Meloni, unica donna a partecipare al summit e quinta donna ad aver partecipato a un summit del G7.

Molti particolari ufficiali del consesso non sono ancora noti, ma pare che, rosiconi a parte, l’impatto sulla scena mondiale del nostro premier, sia stato registrato, nel complesso, in modo più che positivo.

Come testimonia anche il fatto che il prossimo incontro del G7 si terrà in Puglia nella metà di giugno del 2024. Esattamente dopo che, dal 6 al 9 giugno, si saranno svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.

Se dovesse andare come attualmente è generalmente si prevede, nell’assise europea si realizzerebbe il cambio di maggioranza politica da uno schieramento di centrosinistra a uno di centrodestra, così che Giorgia Meloni potrebbe assurgere ad assoluta protagonista, visto che già oggi, all’interno dell’assise, è la leader istituzionale del gruppo dei Conservatori europei.

Tornando alle notizie di casa nostra, il voto di ballottaggio alle amministrative della settimana scorsa, ha dimostrato come l’elettore italiano non si fidi più delle velleità anti famiglia ed avulse dalla realtà italiana, ribadite ogni giorno della segretaria del PD, né del funambolo ed ormai patetico Giuseppe Conte.

Da parte dell’elettore, si pretende e si cerca, finalmente concretezza ed affidabilità per fronteggiare le annosità dei Comuni, come già avvenne l’anno scorso con il rinnovo del parlamento.

Terminate le folcloristiche dichiarazioni e le polemiche, l’attenzione dell’arengo politico è ora volto alle elezioni europee. Anche se si terranno il prossimo anno. Non ci saranno coalizioni o, false alleanze, ognuno correrà per se stesso.

E il quorum questa volta è molto alto. In parecchi rischiano di rimanere fuori.

Da quel voto si capirà se Meloni sarà ancora vincente, o se Schlein riuscirà a riportare il PD di nuovo in auge. Non saranno presentate liste dove mettere chi è destinato al cimitero degli elefanti, come avveniva in passato.

Perchè la partita si giocherà a Bruxelles, ovvero se i socialdemocratici perderanno la loro consueta forza di consenso o se invece saranno i conservatori con i popolari ad avere la meglio.

Le elezioni che si sono svolte nell’ultimo anno, nei singoli Paesi europei, hanno già fornito una tendenza che sta diventando ineluttabile: la sinistra, portatrice degli interessi e dei must delle lobby finanziare ed ambientaliste è smascherata e perdente, così come si prevede e pronostica la prossima débacle elettorale del presidente Macron.

In Italia molti partiti piccoli correranno per sopravvivere dopo aver dimostrato profili non certo esemplari (dall’ingaggio e sostegno di Aboubakar Soumahoro alla difesa ad oltranza dei terroristi ambientali).

Bonelli, Fratoiani, Bonino e Calenda stanno ormai raccogliendo i cocci delle loro inconcludenze ed ambiguità.

Forza Italia è appesa all’impegno di rinnovamento annunciato da Berlusconi. Su FI e Lega il vento pare in poppa.

Avremo modo di ritornarci e le sorprese non mancheranno! 

 

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Articolo pubblicato il 02/06/2023