Quanto prima ci imporranno il "Giuramento Antifascista"?

L'Opinione di Carmelo Bonvegna

È un pensiero che ogni tanto fa capolino nel mio cervello; così mi dico: vuoi vedere che di questo passo lor signori ci imporranno il “giuramento antifascista”? Ma forse mi sbaglio non perché costoro non siano capaci di pensare e volere una simile sciocchezza, ma perché forse non ne hanno bisogno in quanto, ormai, la stessa aria che respiriamo è già “antifascista”; infatti tutti quelli che contano in Italia (presidenti di qualcosa, ministri, sottosegretari di governo, segretari di partito, “maestri” di pensiero, opinionisti, conduttori tv, fino ai portaborse e agli uscieri dei Palazzi…) devono fare pubblica confessione di “anti-fascismo” se vogliono campare; così nei loro discorsi ufficiali applauditi, nei comizi in piazza, sui giornali dicono e scrivono: “la Costituzione è figlia dell’antifascismo”, “ora e sempre Resistenza!”, “mai più il fascismo!” come se centurie di camicie nere fossero pronte nelle nostre strade a marciare su Roma; e, poi, rincarando la dose delle affermazioni, via via sempre più pesanti e senza vergognarsi, i loro seguaci ammaestrati gridano in rima nei cortei, tra un canto e l’altro del melenso “bellaciao”, “i partigiani ce l’hanno insegnato, uccidere un fascista non è reato!”, “i covi fascisti si chiudono col fuoco!”, “viva le corde di p.le Loreto!” e perfino “viva le foibe!”

 

Ultimamente vi hanno aggiunto anche “Giorgia Meloni a testa in giù!” Un impasto che, specie quest’anno, con l’approssimarsi del fatidico “25 Aprile”, è divenuto delirio incontenibile. Stando così le cose, è da ingenui pensare ad una pacificazione fra gli Italiani! E infatti, non si sa se piangere o ridere di fronte a tanta assurdità; al pensare, cioè, che dopo 78 anni – la vita di un uomo! – dalla eliminazione in fretta e senza processo del suo fondatore, esiste ancora l’anacronistico e inutile accanimento contro un fascismo di fantasia! Il bello si è che costoro non si rendono conto che, a furia di parlarne a vanvera, rischiano – fra l’altro – di ingigantire proprio la statua di quel fantasma che vorrebbero cancellare.

 

Il fascismo non esiste più; esso oggi è soltanto un fantoccio costruito apposta e agitato per fini politici dai partiti che ne hanno interesse. Se qualcuno, infatti, dopo il 1945, ha vagheggiato di poterlo ricreare – io ho visto e conosciuto persone credute “valorose” e che ci hanno provato – ha compiuto opera inutile perché anacronistica, cioè fuori del tempo e della Storia. Quello “vero”, realizzato tra il 1922 e il 1943, è irripetibile in quanto frutto di condizioni storiche accadute allora e che difficilmente potranno riaccadere ancora; un “frutto” complesso che prese linfa dalle filosofie per lo più anticristiane di fine Ottocento e inizio Novecento (Sorel, Nietzsche, Blanqui…) e da culture e mode tipiche di quell’epoca come il futurismo, il superomismo e il dannunzianesimo.

 

Tutto, però, sarebbe risultato, comunque, innocuo se non fosse passato attraverso il crogiuolo di fuoco della mostruosa Guerra Europea (1914-1918) – “l’inutile strage” la disse Benedetto XV – mai vista prima di tali proporzioni e così sanguinosa, che in Italia e in Germania, nazioni di recente unità, provocò la crisi e la morte della Democrazia liberale ottocentesca e in Russia la Rivoluzione bolscevica che sconvolse e terrorizzò il mondo. È una pagina affidata ormai alla Storia e a chi vuole ed è capace di studiarla...

 

Ma parlare di “pericolo fascista”, oggi in Italia, come vociava in piazza a Rozzano, il 25 aprile, il rappresentante – applaudito anche lui! – dell’ANPI, sol perché a Roma c’è “Casa Pound” o perché qualche giovine sciamannato, per protesta o per provocazione o “male di vivere”, invece di drogarsi, mostra i muscoli e alza il braccio tatuato nel saluto romano, o perché accade qualche scontro tra opposte fazioni di studenti sfaccendati che si credono protagonisti, o perché gruppi di gitanti domenicali si recano in Romagna e, tra generose sorsate di sangiovese, fanno il “Presente!” alla “Tomba” di Predappio, beh, è un dire tipico di sprovveduti “sparaparole” da non prendere neanche in considerazione!

 

Il problema, invece, da pesare – a mio umile avviso molto più serio – è un altro e mi scuso coi miei “cinque” benevoli lettori se rimastico cose già toccate qua e là in precedenti “foglietti”. Cerco di spiegarmi. Penso che anche la Sinistra – salvo esplosioni di invincibile follia collettiva! – sia d’accordo col fatto che il fascismo, diciamo “classico”, del “Ventennio” non possa più rivivere oggi per evidenti motivi; mi domando, allora: cos’è – nel 2023 – il “fascismo” contro cui essa si accanisce in continuazione e raduna gente a marciare e gridare nelle piazze? Questa è la domanda chiave che mi faccio e a cui mi sforzo di rispondere nel modo più sensato possibile.

 

Parto da una premessa: la Sinistra – assisa alla corte del “Padrone del Mondo” e da Esso tenuta come figlia prediletta – è riuscita ad appropriarsi del monopolio delle “parole” caricando l’aggettivo “fascista” di ogni nequizia possibile esistente in questo mondo e arrogandosi, di conseguenza, anche il diritto di bollare come tale tutto ciò che lei decide e che le fa comodo. In tal modo il suo elenco dei “fascisti” o delle “cose fasciste” si allunga man mano che – ad esempio – avanza e dilaga la “Rivoluzione antropologica”, portata avanti nel mondo contro il “maschio e femmina li creò” della Genesi; cioè contro l’essenza dell’Uomo, la Vita e la Famiglia.

 

Così diventa “fascista” chi, come me, si oppone all’aborto (sette milioni, quelli legali, dal 1978 solo in Italia!); chi dice che l’unica e vera Famiglia è quella naturale formata da uomo-padre e donna-madre che generano figli; chi si è opposto alla approvazione del disegno di legge Zan (deputato del solito Partito Democratico, ora più di prima, con la signora Schlein, punta avanzata della citata “Rivoluzione”), teoricamente lo volevano far passare come un “disegno” contro l’“omofobia” ma che, se non fosse stato bocciato al Senato (7-IX-2021), nella pratica ci avrebbe proibito a colpi di Codice Penale di dire che l’unica e vera Famiglia è quella “naturale” etc. etc.; diventa “fascista” chi vuole incentivare la natalità, fino a ieri irrisa dalla Sinistra, in un’epoca tragica di “culle vuote”.

 

Io ho precisi appunti nei miei quaderni che conservo e buona memoria per ricordare quando – ma è solo un esempio tra tanti – una autorevole signora femminista che negli anni 80 faceva politica a Rozzano, in visita nelle scuole elementari, ironizzava nei confronti di qualche insegnante incinta; chi si oppone all’“utero in affitto” o barbara compravendita di bambini e del corpo di povere donne: si parla di un business di miliardi, un supermarket – da rabbrividire! – di esseri umani in espansione; chi si oppone alla ridicola dicitura di “genitore uno” e “genitore due” (vedi un mio scrittarello del 2021:

 

“Potrà una maestra in classe chiedere al bambino “come sta la mamma?” o “come sta papà?” o dovrà dire “come sta il genitore uno?” e “come sta il genitore due?”); chi si oppone al “gender” (capovolgimento del “maschio e femmina li creò” della Genesi: lo ha ricordato Papa Francesco appena giorni fa nel discorso tenuto a Budapest, 28-IV-2023), “gender” ormai propagandato subdolamente nelle scuole da professorini saccenti e presuntuosi “post-sessantottini” più spesso incapaci di pesare le parole che dicono e le cose che fanno, tutto all’insaputa di genitori e nonni che beatamente si fidano… Attenzione! Di questo passo può diventare “fascista” perfino il povero prete che si permette di insegnare il “Catechismo” di sempre e la “Dottrina della Chiesa”!

 

Ognuno che ci ragioni un po’ si accorge che certi discorsi dissennati possono portare a conclusioni aberranti e da ridere come dare del “fascista” anche alla...Chiesa Cattolica! D’altro canto, si rischia pure di regalare al “fascismo” patenti che non ebbe né potè avere, in quanto figlio delle ideologie moderne in gran parte non cristiane. Esso, infatti, fu un “fascio” di molte cose e con più anime spesso in contrasto che, legate insieme dalla personalità spiccata del Mussolini, convissero più o meno pacificamente proprio perché costrette a tener conto del complesso e variegato carattere del Popolo Italiano allora in stragrande maggioranza ancora cattolico praticante.

 

Così – per schematizzare e fare degli esempi comprensibili a tutti – l’anima cattolica o cosiddetta “clerico-fascista” del regime (qualche storico la dice “pronipote” lontana e sotterranea di chi non accettò la Rivoluzione Francese e degli “Insorgenti” che si opposero con le armi in nome della Religione alle rapine dell’esercito “giacobino” di Napoleone nel Tirolo, a Milano, Pavia, Binasco, Verona, Arquata Scrivia, Lugo di Romagna, Arezzo, Napoli, nella Calabria dell’“Armata della Santa Fede” del cardinale Ruffo…) ebbe il suo momento di gloria l’11 febbraio 1929 con la firma del Patti Lateranensi, avversati in sordina dall’altra anima, l’anarco-socialista rivoluzionaria, ma voluti e “imposti” dal Capo del Governo che ne intuì l’enorme importanza storica sociale e politica per l’Italia e anche per il fascismo stesso, cosa che gli fece superare, “forzando” direbbe Machiavelli, le difficoltà oggettive interne come ammise lo stesso Pio XI con la famosa frase (“forse ci voleva anche un uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare etc….).

 

 E la “seconda anima”, l’anarco-socialista-anticlericale, emerse qua e là, appena potè, come nel 1931 con le aggressioni all’Azione Cattolica, protetta dal Papa che la riteneva “la pupilla dei suoi occhi”; e, poi, con la polemica anticattolica del 1938... Ognuno si accorge che la Storia, se studiata con criterio, è molto più complessa rispetto alle favole gridate e applaudite beotamente nelle piazze dalle folle ammaestrate!

 

Concludo e rispondo alla domanda del titolo di questo tema: lor signori oggi non hanno bisogno di imporre “giuramenti” di sorta, né tanto meno di usare la forza per essere ubbiditi perché posseggono la propaganda pressoché completa: televisioni, giornali, case editrici, centri di potere, la scuola, il cinema, enormi disponibilità finanziarie e abilissimi manipolatori della opinione pubblica…; la loro è già una dittatura culturale affermata: il cardinale Ratzinger, infatti, la vigilia della sua elezione a Pontefice (18-IV-2005), parlò, appunto, di “dittatura del relativismo” cioè il “male” diventato “bene” e viceversa!

 

Ma, nonostante tale “onnipotenza”, cozzano ancora contro l’ostinato residuo buon senso del Popolo Italiano che resiste, magari inconsapevole e per forza di inerzia, al capovolgimento attuale dei valori: di ciò hanno paura perché quel “buon senso” che deriva dalla Religione dei Padri e dalla educazione che questa ha impartito nei secoli ai figli, è pericolosissimo per l’attuazione dei loro programmi; da esso, infatti, potrebbe iniziare una inversione di tendenza – una nuova “Insorgenza” – e sarebbe la fine ingloriosa della “Rivoluzione”.

 

Bisogna, dunque, incoraggiarlo facendo “il contrario” di quello che predicano costoro se vogliamo che la civiltà occidentale non perisca completamente. Su questo, sì, vale la pena impegnarsi anche con giuramento!

 

Carmelo Bonvegna

 

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Articolo pubblicato il 06/06/2023