L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Grazie Presidente, ci hai garantito la Libertà!

In ricordo di Silvio Berlusconi

La notizia della morte di Silvio Berlusconi ha fatto il giro del mondo e ormai si è scritto di tutto. Dalle analisi politiche di rilievo che anche Civico20News ha pubblicato, ospitando un erudito e documentato articolo del Professor Farina, a molti aneddoti di vita che spaziano tra il pubblico ed il privato, il ricordo personale e la commozione.

Non sono mancate dissonanze, alcune meramente strumentali e rabbiose, soprattutto in concomitanza con l’apoteosi dei funerali di Stato.

Vogliamo ricordare ai nostri lettori una pagina significativa della storia italiana che precede l’impegno e la discesa in campo di Silvio Berlusconi, tornando indietro di oltre trent’anni, all’inizio degli anni ‘90.

Giravano mazzette, anche a livello di politica locale, ma la situazione economica non era negativa ed il Paese era la quarta potenza economica al mondo. Soprattutto sotto la guida di Bettino Craxi, l’Italia stava affermando la sua presenza nel mondo ed in modo particolare con le buone relazioni stabilite con i Paesi del Mediterraneo che ci garantivano l’indipendenza energetica ed a basso costo.

Partendo da corruttele milanesi, in breve tempo divamparono le inchieste giudiziarie a livello nazionale, portate avanti da un pool di magistrati sotto la guida di Francesco Saverio Borrelli e la presenza attivissima del PM - carceriere Antonio di Pietro. In pochi mesi i partiti del pentapartito (la Democrazia Cristiana, il Partito socialista italiano, il Partito socialdemocratico italiano, il partito Liberale ed il Partito Repubblicano) che governavano l’Italia, furono decimati e i loro vertici finiti in galera o pesantemente inquisiti.

L’unico partito uscito indenne fu il partito Comunista, nonostante i finanziamenti che da decenni piovevano da Mosca, dai Paesi satelliti e dalle principali industrie italiane che intendevano esportare merci nel blocco comunista.

Quando, nel 1993, Berlusconi decise di “scendere in campo” eravamo nel pieno dell’inchiesta/manovra di Mani Pulite che aveva travolto i partiti di governo, ma non il Partito comunista italiano.

Ormai si era determinata la sfiducia totale nella classe politica. La Democrazia Cristiana retta da Mino Martinazzoli, un cattocomunista debole e non certo all’altezza della situazione, non sarebbe stata in grado di fronteggiare l’ondata ordita dal PCI di Achille Occhetto, pronto a schierare la propria macchina da guerra elettorale.

Silvio Berlusconi già imprenditore di successo, che aveva creato migliaia e migliaia di posti di lavoro con le sue attività e le televisioni, cercò più volte di fare capire a Martinazzoli la gravità della situazione, invitandolo a reagire, costituendo un fronte anticomunista, ma si trovò di fronte a un pugile suonato.

L’inchiesta del pool di Milano era condotta a senso unico e obbediva ad un disegno politico ordito da lontano. In quella situazione, con le barriere anti-sinistra divelte e con il Partito comunista di Occhetto destinato al trionfo, Berlusconi, rotti gli indugi, scese in campo con un celebre discorso che nei giorni scorsi abbiamo tutti potuto risentire.

Silvio Berlusconi portò aria nuova nell’arengo politico, mettendo al servizio del Paese il suo ruolo di comunicatore e l’abilità del manager.

Nel1994 si presentò alle elezioni e vinse; ha così riempito un vuoto e svolto un ruolo storico. Gli va anche riconosciuto il merito di aver sdoganato la Lega di Bossi e il MSI di Fini, che poi divenne Alleanza Nazionale, anche se in seguito dovette pagare cara questa alleanza, sia col “ribaltone” di Bossi sia con i continui ricatti di Follini (Udc) e Fini che indebolirono i governi da lui presieduti.

Ma cos’è successo dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi?

Berlusconi ha diviso la storia d’Italia, tra un ante ed un post. Ha trovato un paese chiuso nella morsa di un potentato politico ed istituzionale autoreferenziale, in cui si celebravano come successi o sconfitte dei flussi elettorali del + 0 – 0,4% tra partiti vecchi, lontani dalla realtà, ancorati ad una società di cui non avvertivano la naturale trasformazione.

Lui per primo, inatteso e contro tutti, ha saputo offrire agli italiani la possibilità di scegliere, di non dare nulla per scontato, di sovvertire i pronostici, di schierarsi apertamente.

Ha smontato lo storico consociativismo che legava cattolici e comunisti in una triste gara a chi fosse più di sinistra. Ha liberato, anche nell’uso lessicale comune, il termine “destra”, che la gran parte degli stessi italiani anticomunisti rifiutava di adottare per timore di incorrere negli strali del sistema. Ha superato e fatto superare l’ignobile complesso dell’opprimente presenza del sindacalismo e della sinistra ufficiale, oltre la falsità della narrazione sessantottina.

Per la prima volta, con lui, gli italiani hanno scoperto che chi ha successo va studiato ed emulato, piuttosto che invidiato e demonizzato. Ha rivelato l’importanza delle libertà della persona, il diritto all’ambizione, il valore dell’individuo come massima espressione delle capacità e del merito del singolo, anziché accodarsi al carrozzone collettivista, che mira a livellare ciascuno al meno dotato o – peggio – al fannullone per poter mantenere agli stessi pochi boiardi un potere incontrastato su tutti.

Ha preso un’Italia cenerentola nei consessi internazionali, abituata a ricevere le veline delle altrui riunioni per apprendere come si sarebbe dovuta comportare, ed ha assunto con un piglio tutto suo – fatto di empatia e carisma – un ruolo protagonista, divenendo in breve una voce cercata ed ascoltata da gente come Merkel, Bush e Putin; mica Pecoraro Scanio, Franceschini e Rosy Bindi!

Ascoltando i latrati di chi, in queste ore sta ancora sfogando le proprie frustrazioni, non osiamo immaginare cosa sarebbe successo in Italia se costoro avessero egemonizzato il potere trent’anni fa.

Il miglior servizio che Berlusconi ha garantito al Paese, è stato innanzitutto la difesa della nostra libertà.

A causa dell’impronta che stava dando alla politica ed al Paese, seguirono le pagine intrise di accanimenti giudiziari, ma visti prima di lui, e di vicende poco edificanti non solo da parte dei giornaloni, ma anche con il concorso delle massime istituzioni.

Ora la lunga stagione Berlusconiana, dovrà passare al vaglio degli storici, perché emerga la verità.

Sulle vicende disgustose del 1994, Paolo Mieli ha già iniziato a rilasciare caute ammissioni, ma ben altri dovrebbero coscientemente ancora parlare.

Ad iniziare da Umberto Bossi, sul ruolo svolto dal Quirinale nei suoi confronti, perché uscisse dal governo.

Così, nel 2011, l’intesa tra la Francia di Sarkozy, la Germania della Merkel e la BCE, per far cadere l’ultimo Governo legittima espressione della volontà degli italiani, quello di Silvio Berlusconi, sul quale le grandi consorterie di stampo globalista non riuscivano ad esercitare il necessario controllo, fino a far scattare il blitz, che benedicente il Quirinale, portò alla ribalta Mario Monti.

Berlusconi è stato l’unico uomo politico che raccontava la verità sul terrorismo finanziario che i giornali avevano scatenato a partire dal 2011. Sempre Silvio Berlusconi, spiegò in televisione e in conferenza stampa che nessuno spread al mondo sarebbe stato un problema per un Paese della nostra dimensione economica.

Nel corso dei governi da Lui presieduti, l’Italia riceveva con tutti gli onori il leader di un paese africano capace di garantire al nostro paese l’indipendenza energetica, Muammar Gheddafi, il quale venne anche invitato a spiegare che la Libia, sotto al suo governo, funzionava bene ed aveva anche un grado evoluto di rappresentanza democratica. Però quel leader, Muammar Gheddafi, anche per evitare questi accordi con l’Italia venne massacrato qualche anno dopo da una joint venture di guerrafondai, ormai ben nota.

Berlusconi era un uomo di potere avulso dalle lobby planetarie che forgiano ed esprimono il pensiero unico. Fu capace di rivendicare una sua autonomia di pensiero. Era un uomo abbastanza potente da potersi esprimere senza temere ritorsioni, con una memoria storica ancora forte e chiara sul ruolo dell’Italia come protagonista della scena internazionale e non come comparsa all’interno di una sceneggiatura scritta da altri.

Berlusconi è stato l’ultimo esponente di una generazione di politici della vecchia guardia, a cui poco importava del politically correct e dai quali ogni tanto arrivavano verità profonde che mettevano in forte imbarazzo gli evirati cantori del nuovo ordine mondiale.

Il suo ricordo rimarrà vivo e a lungo.

Prendendo a prestito un verso di Giosuè Carducci, riteniamo che Silvio Berlusconi continuerà ad essere” per tant'anni”, un leader” bestemmiato e pianto”.

Grazie Presidente!

 

Francesco Rossa

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Articolo pubblicato il 18/06/2023