Novello (CN) - Il vitigno dimenticato che voleva essere il grande bianco delle Langhe

Paolo Manna per Civico20News

Il più territoriale, di sicuro il meno conosciuto, eppure il più tipico vitigno autoctono di Novello non è il Nebbiolo, ma la Nascetta, vitigno bianco piemontese dalla travagliata e, al contempo, affascinante storia. Andiamo alla sua scoperta.

L’occasione d’incontro con la Nascetta è stato l’appuntamento annuale con il “Nascetta Day”, che nel 2023 si è tenuto a Torino, organizzato da AIS Piemonte che ha riunito le aziende delle Associazioni Indigenous Langa e Produttori di Novello nella sede di Via Modena 23, per una giornata dedicata al bianco autoctono delle Langhe ed alle sue espressioni.

L’obiettivo della manifestazione è di mantenere alta l’attenzione sulla storia e sulle caratteristiche di questo vitigno, per continuare ad accompagnarne la crescita e il momento di successo che sta vivendo in questa sua seconda vita, come testimoniano i dati forniti dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Mauro Carosso, presidente AIS Piemonte, partner organizzatore dell’evento, ne fa un punto d’orgoglio della volontà, presente e passata, che AIS Piemonte mostra da tempo di voler contribuire al futuro del vitigno Nascetta in quanto patrimonio vitivinicolo delle Langhe.

“E’ con grande soddisfazione che AIS Piemonte ha accolto nella sede di Torino questo importante evento che vede riuniti insieme tutti i produttori di Nascetta. Abbiamo messo a disposizione dei produttori i nostri prestigiosi spazi, la nostra competenza e la disponibilità per la conoscenza e la valorizzazione di questo unico e particolare vitigno. Particolarmente interessante è risultato l’abbinamento proposto durante l’evento con due eccellenze DOP del nostro territorio: il Crudo di Cuneo e il Murazzano, abbinamento molto apprezzato dal pubblico di appassionati, produttori, giornalisti e professionisti del settore”.

Il Nascetta day di quest’anno è risultato di particolare interesse in quanto, se le Associazioni avevano già collaborato in altri eventi di promozione, in questa occasione AIS Piemonte è riuscita ad assicurare la presenza della totalità delle aziende produttrici, pronte a raccontare la loro filosofia di produzione e a far assaggiare l’annata corrente e quelle precedenti, fino a proporre vecchi millesimi, al fine di dimostrare le potenzialità di invecchiamento della Nascetta .

Nascetta, Anascetta o Nas-cëtta (pronunciata separando foneticamente la “s” dalla “c” e con la “e” muta) sono le varianti dialettali di questo raro vitigno bianco delle Langhe, coltivato un tempo in tutte le Langhe e in parte del cuneese, in seguito unicamente nel comune di Novello. Un vitigno e un vino a lungo dimenticati, grappoli relegati a pochi e sparuti filari, quasi estinto: un’antichità enologica che solo la lungimiranza di alcuni produttori ha salvato dall’abbandono.

Molti accreditano l’ipotesi di un’origine antica, mediterranea, ma siamo nel campo delle ipotesi se non delle illazioni: alcuni affermano che la Nascetta sarebbe imparentata con il Vermentino (studi ampelografici in effetti ne avvicinano le caratteristiche), vitigno diffuso in tutto il Mare Nostrum; altri con il Nasco sardo, da cui però differisce in modo più netto.

I primi documenti ufficiali relativi alla Nascetta, raccontano di un vino straordinario. Nel 1874, Giovanni Battista Cerletti parla dell’Anascetta prodotta solo nel comune di Novello: i vini sono fini, eleganti ma economicamente onerosi. Nel 1877, Giuseppe dei Conti di Rovasenda, nel suo Saggio di un’ampelografia universale definisce la Nascetta «un’uva delicatissima e vino squisito». Anche l’ampelografo Lorenzo Fantini, nel 1895 paragona l’«Anascetta» alla finezza del Moscato e sarà il collega Giovanni Gagna, coniando l’odierno termine «Nascetta», a scrivere che può essere utilizzata con soddisfazione come uvaggio «insieme al Moscato bianco e alla Favorita». Queste notazioni svelano che la Nascetta era apprezzata come vino aromatico in uvaggio con altri bianchi piemontesi, tesi confermata dalla tradizione orale di Novello.

La Nascetta ci ha messo del suo per favorire lo scarso utilizzo: è per natura delicato e incostante, molto difficile da coltivare, con produzioni che possono essere abbondanti o poverissime. Fu così che, nel corso del XX secolo, l’avvento di vitigni più remunerativi, in particolare del Nebbiolo, lo marginalizzarono fino quasi a causarne l’estinzione. I pochi filari di Nascetta, inframezzati ad altre tipologie, furono mantenuti per affetto.

La fortuna, tuttavia, aiuta gli audaci. Fu così che, nel 1991, Armando Gambera è invitato da Elvio Cogno ed altri produttori di Novello, tra i quali Valter Fissore, ad assaggiare il vino di uno degli ultimi produttori Franco Marengo dei Ciocchini. Furono stappate alcune bottiglie di Nascetta del 1986. Fu amore al primo assaggio. «La Nascetta stupì tutti per il suo carattere fine ed elegante. Nonostante gli anni era naturalmente evoluta verso sentori passiti, resistendo all’ossidazione», racconta Valter Fissore. «Aveva un carattere unico, assomigliava quasi ad un Sauternes, un bianco che non aveva eguali nelle Langhe».

Da questo momento, i produttori, in primis Elvio Cogno e Valter Fissore lavorano al recupero, con la convinzione che la Nascetta è destinata a grandi traguardi. Le sperimentazioni cominciano immediatamente: nel 1994 si assiste alla prima vendemmia. Le uve, non esistendo ancora vigneti coltivati a sola Nascetta, devono essere reperite vagando tra i filari di Novello, riconoscendo e recuperando grappolo dopo grappolo, quasi si trattasse di uno scavo archeologico. All’inizio, il vino è “clandestino” perché nessun disciplinare ammette ancora la vinificazione, tantomeno fissa etichette e caratteristiche per la commercializzazione. Da quel momento l’attenzione produttiva non si allontana più dalla Nas-cëtta, e la produzione di questo bianco storico, attraversa tutti i passaggi burocratici legati alla riscoperta del vitigno e alla designazione dei vini. La Nascetta viene iscritta sul Registro Nazionale nel 2001; nel 2002 entra a far parte della DOC Langhe e nel 2010, il comune di Novello viene riconosciuto come «sottozona» storica per la coltivazione di questa nobile uva. Con la “Langhe Nas-cëtta del comune di Novello”, finalmente questo vino bianco unico può entrare a pieno titolo tra i grandi vini di Langa.

Oggi la Nascetta è annoverata fra i grandi bianchi del Piemonte. Caratteristica principale di questo vino è la sua versatilità e l’adattabilità ai diversi tipi di vinificazione. In acciaio o in legno, il vitigno mantiene il proprio carattere ed è in grado di esprimere la propria territorialità, pur consentendo al produttore di lasciare la propria impronta. Dalle sue uve, vinificate in purezza, si ottiene un vino bianco di buona struttura e moderata acidità, di color giallo paglierino che rivela al naso ottima finezza ed eleganza con note floreali e fruttate marcate. Al palato dichiara un’ottima sapidità, persistenza ed equilibrio gustativo. Si dimostra idoneo a lunghi invecchiamenti. Da provare.

 

Paolo Manna

www.indigenouslanga.it

www.nascettadinovello.com

 

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Articolo pubblicato il 06/07/2023