L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Elio Ambrogio: Tanta voglia di censura

Verso il neo-totalitarismo intellettuale

Molti dei nostri lettori conosceranno sicuramente la teoria che va sotto il nome di “Finestra di Overton”.

Si tratta di una teoria di ingegneria sociale elaborata dal sociologo americano Joseph Paul Overton (1960-2003) secondo cui determinati centri di potere attuano una strategia tesa a rendere accettabile l’inaccettabile sfruttando appunto determinate “finestre” temporali o situazionali in cui idee considerate ripugnanti vengono progressivamente legittimate sino a renderle socialmente accettate, o addirittura obbligate.

Si pensi all’omosessualità, considerata una perversione, o addirittura un reato, all’inizio del secolo scorso e oggi serenamente accettata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica o addirittura esaltata come condizione privilegiata e istituzionalizzata dalla normativa vigente.

Si pensi all’utero in affitto, ancora avversato dalla maggioranza delle persone ma oggetto di una costante e aggressiva propaganda da parte dei gruppi militanti, oppure alla pedofilia, universalmente respinta ma di cui si cominciano a sentire sporadici apprezzamenti e per cui, evidentemente, non si è ancora aperta la relativa “finestra”.

La sequenza per queste idee, secondo Overton, è la seguente: impensabili, radicali, accettabili, sensate, diffuse, legalizzate.

Una di esse per cui, temiamo, si sta aprendo una finestra di Overton è quella della repressione delle opinioni non conformi all’ideologia dominante. Una repressione che per ora è solo adombrata e minacciata da alcuni esponenti delle classi dirigenti, intellettuali e politiche, ma che comincia a diffondersi pericolosamente e che, in alcuni casi, assume addirittura la connotazione penale: non solo non è lecito dissentire dalle idee imposte dal sistema ma è pensabile anche trasformare questo dissenso in un vero e proprio crimine penalmente sanzionato.

E’ possibile che la recente e barbarica dichiarazione del portavoce dei Verdi Angelo Bonelli (poi confusamente e attenuata) di voler depositare una proposta di legge volta a introdurre nell’ordinamento il reato di “negazionismo climatico” costituisca proprio un avvio di quella procedura tracciata da Overton in cui è già stata superata la prima fase, quella dell’impensabilità.

Che un parlamentare, e quindi un rappresentante delle istituzioni, dimostri una tale ignoranza dei nostri principi costituzionali è incredibile.

Sarebbe auspicabile che si rileggesse l’articolo 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”) e magari anche l’articolo 33 (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”), e qualora li ritenesse ripugnanti alla sua coscienza ambientale potrebbe sempre approfittare del nobile istituto delle dimissioni che gli permetterebbe, da privato cittadino, di esternare con tranquillità ogni possibile sciocchezza, e farsi paladino di quel negazionismo della democrazia che sembra molto apprezzare. E non si preoccupi, non lo incrimineremo per questo: siamo civili e liberali da sempre.

Ma, al di là del patetico caso Bonelli, come dicevamo, la tendenza a colpire e criminalizzare il dissenso, particolarmente nella sua versione negazionista, è fenomeno diffuso e crescente, grazie anche e soprattutto alla connivenza dei mezzi di comunicazione (come in altre occasioni, non usiamo appositamente il termine “informazione”, che ha un’altra levatura).

Tutti ricordiamo ancora il periodo pandemico e i suoi atteggiamenti mediatici collettivi e individuali in cui personaggi in preda all’esaltazione sanitaria invocavano censure, confinamenti, sanzioni (anche penali) per tutti coloro che -spesso scienziati e medici di alto profilo- osavano contraddire la propaganda covidaria e vaccinale.

Per fortuna il Covid, come tutte le epidemie, se ne è andato per i fatti suoi dopo il canonico biennio di virulenza e ci ha permesso di risparmiare l’istituzione di un qualche reato di negazionismo sanitario. Ma ci siamo andati vicini.

Alcuni hanno fatto notare come sia inappropriato usare il termine “negazionismo” per situazioni come quelle indicate, essendo stato coniato per quell’atroce evento storico che è stata la Shoah.

Verissimo, ma anche in quel caso i troppo zelanti cultori di quell’evento forse si sono spinti troppo oltre, fino a creare, appunto, il reato di negazionismo che, in molti paesi, si è trasformato in vero strumento di persecuzione verso chi, forse sbagliando, ha voluto ricostruire in modo diverso la tragedia degli ebrei in Europa.

David Irving, per quanto personaggio discutibile e sgradevole a molti, non poteva e non può essere considerato un criminale secondo un’idea primitiva e profondamente illiberale per cui la storia si costruisce e ricostruisce nei tribunali e non nei libri.

Persino nella civilissima Italia, sedicente culla del diritto, nel 1993 è stata varata la Legge Mancino che, sotto l’ambigua copertura dell’“incitamento all’odio”, apre la strada a un vero e proprio perseguimento dei reati di opinione.

Chi, come noi, è cresciuto in una tradizione liberale che, da Marsilio da Padova e John Locke, attraverso i vari Trattati sulla Tolleranza e le grandi rivoluzioni borghesi del XVII e XVIII secolo, con relative Costituzioni e Dichiarazioni scritte, pone la libertà di pensiero e di espressione al culmine della civiltà occidentale non può che nutrire una giustificata paura per queste involuzioni culturali che, sempre secondo la visione di Overton, minacciano di sfociare nell’ultima fase prevista dal sociologo americano: quella della legalizzazione.

Una fase in cui sarà la legge a definire che cosa possiamo e dobbiamo pensare e dire, una società “bonellizata”, cupamente sepolta sotto le ideologie dominanti, sanitarie, climatiche, sessuali, tutte politicamente corrette e - come ama dire un giovane filosofo che va controcorrente- eticamente corrotte.

Sarà anche giusto offrire ai nostri figli e nipoti un mondo più verde e vivibile, ma non è nostro dovere offrire loro anche un mondo diverso da quello di Orwell e di Bonelli?

E scusate il paragone azzardato.

 

P.S. Un breve aggiornamento. I lettori avranno certamente notato il parossismo raggiunto dal tema climatico in questi ultimissimi giorni: vediamo alcuni esempi. l’ONU dice che “è iniziata l’era dell’ebollizione globale” (notare il termine un po’ esaltato di ”ebollizione”).

Mattarella ci ammonisce: “Cambiamenti evidenti. Siamo in ritardo” e si stupisce che qualcuno addirittura discuta sul clima, e ancora -non c’entra, ma è significativo per chi sa cogliere connessioni e analogie- a proposito di Commissione Covid “Le Camere non si sovrappongano ai pm”.

Cento scienziati italiani dicono che cosa i giornali devono scrivere sul clima.

Il Nobel Giorgio Parisi ci ordina “Smettetela di dire che è solo maltempo”. L’ANSA del 27 scorso: “Luglio 2023 sarà il mese più caldo mai registrato” (registrato da quando?).

E ci sarà sicuramente altro che non abbiamo notato.

Attenzione: la Finestra di Overton si è spalancata.

 

Elio Ambrogio

 

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Articolo pubblicato il 30/07/2023