
Costa la estrazione e costa la lavorazione ma sono indispensabili per la industria elettronica in continua espansione
Rare, non per la loro pochezza sulla Terra, ma perché, non essendo metalli nativi, come l’oro o l’argento, le terre rare (Rare Earth Elements: REE) sono metalli non facilmente individuabili nei minerali in cui albergano fusi, dai quali possono essere recuperati solo con processi industriali di particolare complessità. La Tavola di Mendeleev, che riporta tutti gli elementi chimici secondo un ordine prestabilito, ne elenca 17 (*).
Le terre rare, oggi monopolio della Cina, sono componenti essenziali della maggior parte dei manufatti di largo consumo. Le troviamo in computer, cellulari, batterie, televisori, pannelli voltaici, radar, in ogni altro apparecchio di alta tecnologia nel mondo medico come in quello scientifico e anche in molti utensili domestici e in tanti strumenti di lavoro.
La loro estrazione e la loro lavorazione sono altamente inquinanti, sono una minaccia per la salute di chi vive nei pressi di quei luoghi e ne compromette in modo serio la qualità della vita; producono inoltre molti rifiuti speciali, che necessitano di particolari tecniche di smaltimento.
L’impatto ambientale sulla biodiversità e le ricadute sociali negative sono quindi enormi, ma non possiamo più farne a meno e ne avremo sempre più bisogno; ce lo chiede il progresso, che avanza per la sua strada, imponendo mete da raggiungere comunque, con tecnologie sempre più performanti e sempre più bisognevoli, quindi, di terre rare. Per limitare i danni, sta pertanto a noi pianificare questa strada… o cambiare strada, cosa forse impossibile.
La ricerca di terre rare, col seguito di ammorbamento dei luoghi di estrazione e di lavorazione, vista la domanda del mercato, non può essere sospesa: però, potrebbe essere contenuta, percorrendo in alternativa anche la strada del riciclo col loro recupero dalle discariche di smaltimento dei prodotti non più utilizzati.
Le terre rare usate nella componentistica conservano infatti immutate nel tempo le loro proprietà chimiche. Se l’apparecchio, con i suoi pezzi di terre rare, si rompe e non è conveniente aggiustarlo, si butta. Se non è più al passo coi tempi per obsolescenza tecnica – spesso programmata subdolamente dalle case costruttrici a fini di marketing - si butta. Le discariche, quindi, abbondano sempre più di questi prodotti, per ragioni diverse desueti, che le norme sulla raccolta differenziata vorrebbero da conferire in contenitori appositi nei luoghi di raccolta di rifiuti.
La ricerca e la estrazione di terre rare nelle discariche - vere e proprie miniere urbane – col recupero degli apparecchi elettronici inutilizzati, hanno anch’esse dei costi economici; sono però minimi non solo i costi sociali da inquinamento, ma anche quelli da impatto ambientale che, addirittura, potrebbe trarre giovamento da una gestione razionale di questi rifiuti speciali. Inoltre, la disponibilità di terre rare così recuperate riduce l’asservimento al monopolio cinese che, come tutti i monopoli, è una minaccia da cui è bene tutelarsi.
Il recupero dalle discariche di materie prime riutilizzabili riguarda anche carta, plastica, vetro, mercurio e altri metalli anche preziosi, quali l’oro e l’argento, che pure possono trovare il loro uso nelle apparecchiature elettroniche. Queste, nelle così dette isole ecologiche per la raccolta differenziata, vanno conferite nei cassonetti di colore bordeaux… purtroppo non sempre presenti; ma c’è la possibilità di resa al negozio che vende il nuovo, il quale è soggetto deputato al razionale smaltimento di questi rifiuti, per cui talvolta può chiedere correttamente un compenso.
Occorre acquisire la consapevolezza del valore dei rifiuti.
Ciò che non serve a noi, può ancora servire, se adeguatamente trattato: quella terra rara del cellulare buttato oggi potremmo ritrovala nel cellulare acquistato domani, che potrebbe costare un poco di meno, potendo giovare del nostro accorto modo con cui ci siamo disfatti di quello inutilizzato, contribuendo così, nel nostro piccolo, al grande problema dell’inquinamento che, comunque, ci riguarda.
Si vales, vàleo.
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(*) Cerio, disprosio, erbio, europio, gadolinio, itterbio, ittrio, lantanio, lutezio, neodimio, olmio, praseodimio, promezio, samario, scandio, terbio, tulio.
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Articolo pubblicato il 14/08/2023