
Gli errori storici del libro sulla sessualità dei grandi dell’antichità
La pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”, del generale a due stelle Roberto Vannacci, ha scatenato un putiferio di commenti a favore o contro a causa del suo dissacrante contenuto, così clamoroso da spaccare l’opinione pubblica dei lettori, in due fazioni diametralmente opposte e inconciliabili.
Questa semplice constatazione appare evidente e certificata dai commenti dei più importanti giornali nazionali. Di certo il libro in causa si è trasformato in un imprevedibile ed esplosivo “evento saggistico-politico” di interesse nazionale, paragonabile all’effetto causato da un rinoceronte che entrasse furioso in un negozio di cristalleria.
Ma non è tutto: il libro del generale R. Vannacci sta scatenando non solo sorpresa e imbarazzo tra i partiti del centro-destra, che hanno obbligato la Lega Salviniana, dopo qualche contorsione, a schierarsi a favore del generale, ma stanno creando pericolose lacerazioni all’interno di altri.
Ad esempio in Fratelli d’Italia, vi è stata la decisa presa di posizione di censura, molto contestata, del Ministro della Difesa Guido Crosetto, sostenuto peraltro da Forza Italia.
La confusione e il disorientamento si è infiltrato nel Centro–Destra, mentre resta chiara e netta la posizione contraria dei partiti del Centro-Sinistra.
Tuttavia quanto sopra è la premessa necessaria per prendere in considerazione quanto intendiamo sottoporre all’attenzione dei lettori: le opinioni sul libro “Il mondo al contrario” di due storici di appartenenza ideologica e politica diametralmente opposta, ma che incredibilmente arrivano alle stesse sorprendenti conclusioni.
Si tratta di due interviste, la prima di la Repubblica del 22 agosto 2023 a Franco Cardini (storico medievalista, ex-MSI e Jeune Europe), la seconda del Corriere della Sera del 23 agosto 2023 a Luciano Canfora (filologo classico, grecista, storico e saggista, di estrazione marxista, “comunista senza partito” e internazionalista).
I due storici focalizzano la discussione sull’argomento dei costumi sessuali dei grandi personaggi dell’antichità greca e romana (Platone, Socrate, Alcibiade, Giulio Cesare, ecc.) che nel libro in causa sono stati erroneamente e per scarsa cultura storica, utilizzati dall’Autore come paragone di “normalità”, ovviamente intesa secondo i canoni tradizionali.
“Rebus sic stantibus” … il libro “Il mondo al contrario” del generale R. Vannacci è facile prevedere che avrà sicuramente motivo di restare, con il suo autore, ancora per molto tempo al centro dell’attenzione e di una infuocata polemica da parte della politica e dell’opinione pubblica.
Ai lettori trarre le proprie considerazioni. Buona lettura (m. b.)
1a)- Lo storico Cardini: “Il generale Vannacci non ha studiato Giulio Cesare, di sicuro era bisex”
Storia di Sara Scarafia
«Il generale Roberto Vannacci che si definisce erede di Giulio Cesare, dovrebbe sapere come funzionava la sessualità ai tempi dei romani. Se non era gay, l’imperatore di sicuro era bisessuale, come era normale ai suoi tempi». Il professore Franco Cardini, medievalista, storico e docente universitario, Il mondo al contrario lo ha letto. Cardini, 83 anni, iscritto al Msi dal 1953 al 1965, finito recentemente al centro delle polemiche per aver definito i giovani della Repubblica sociale di Salò, «ragazzi seri e onesti, in buona fede», esprime un giudizio impietoso. «Se il generale avesse scritto di tecniche militari forse avrebbe avuto meno successo, ma sarebbe stato meglio. Di storia ne mastica pochina».
Cardini, è un brutto libro?
«Un trattato di sociologia storica rischia di scivolare nel brutto se l’autore non è abbastanza preparato. Ci sono molte cose interessanti che però si perdono nell’insieme. Mi ha per esempio sorpreso che un generale che è stato a capo dell’istituto geografico militare, se la prenda con i migranti ignorando la ragione profonda del fenomeno, e cioè lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali che hanno ridotto le popolazioni alla fame. Da quello che scrive, sembra quasi che partano per fare una gita in gommone».
A indignare è stata anche la sua definizione dei gay come anormali.
«E Platone? E Socrate? È il concetto stesso di normalità che è stato superato, per studi scientifici ma anche etici. Se il tema è la morale cattolica, anche in questo caso dovrebbe aggiornarsi: se qualcuno domani impazzisse e decidesse di proporre una legge per far diventare reato l’omosessualità, io sarei tra i primi a battermi per fermarla. E non sono certo un progressista. Ma la società è laica».
Nell’esercito continua a esserci una deriva machista, omofoba, fascista?
«Sono stato ufficiale di complemento, a me l’esercito fa simpatia. Spesso però, non per colpa sua, serve cause sbagliate. Nell’esercito come nella società ci sono sacche di resistenza. Più che di machismo, parlerei di forza di inerzia conservatrice. Bisogna avere un po’ di pazienza, i cambiamenti hanno bisogno di tempo».
Cos’altro non l’ha convinta del libro?
«Parla della necessità che l’uomo si imponga sulla natura: fa i ragionamenti di mio padre negli anni Sessanta, quando si pensava che le risorse fossero infinite. Gli consiglio di leggere il filosofo Chomsky sul progresso».
Perché se il libro è tanto debole, la destra si spacca e attacca il ministro Crosetto che lo ha rimosso dal suo incarico, a cominciare da Matteo Salvini?
«Crosetto è Giorgia Meloni, e Meloni non piace a tutta la destra. Un caso per tutti? La guerra Russia-Ucraina: sono in molti a non schierarsi con Zelensky. Ogni occasione è buona per far emergere il dissenso».
Continua a definirsi fascista?
«Io mi definisco da anni cattolico, socialista, europeista. Non rinnego la mia storia. Ma sarei contento, se, al di là delle frasi fatte, si definisse cosa è fascismo e quindi cosa è antifascismo».
2a)- Giulio Cesare bisex? Canfora: «Amò maschi e femmine, nell’antichità era consueto»
Storia di Antonio Carioti
«Roberto Vannacci deve rassegnarsi: i comportamenti omosessuali, che lui non considera normali, erano invece consueti e accettati nella classe dirigente del mondo antico. . Il grande condottiero romano era bisessuale: ebbe passioni maschili e femminili». Il professor Luciano Canfora, filologo classico e biografo di Cesare, ironizza sulla visione del mondo espressa nel libro dell’ex comandante della Folgore. E aggiunge: «Forse Vannacci può consolarsi ripensando a un illustre storico della filosofia, Emilio Bodrero, che sotto il fascismo definì Cesare “la prima camicia nera dell’impero”».
Approfondiamo la questione dei gusti di Cesare.
«È noto il suo rapporto amoroso con Nicomede il re della Bitinia, una regione settentrionale dell’Asia Minore. I suoi legionari, con l’umorismo un po’ grezzo che è tipico dei soldati, lo prendevano in giro: “Cesare”, dicevano, “ha domato la Gallia, ma Nicomede ha domato Cesare”».
Eppure il condottiero romano si sposò più volte.
«Era del tutto normale per un patrizio dell’antichità avere relazioni con tutti e due i sessi. Oltre alle mogli ebbe anche amanti. La più famosa naturalmente è Cleopatra, regina d’Egitto, donna affascinante di profonda cultura e di notevoli capacità politiche. Cesare se la portò a Roma, suscitando l’ironia di Cicerone, e da lei ebbe anche un figlio, Cesarione. Quel ragazzo poi venne eliminato probabilmente per ordine di Ottaviano, ormai padrone di Roma, che lo considerava una presenza scomoda in quanto appunto discendente diretto di Cesare».
Ma un comportamento sessualmente disinvolto come quello di Cesare non finiva per minare il suo prestigio?
«Assolutamente no, per la morale del tempo non c’è scandalo. Basti pensare, sul piano della mitologia, all’amore di Zeus, rimasto proverbiale, per il giovinetto Ganimede, che rapisce scendendo su di lui in forma di aquila. Il dio pagano più potente, il re dell’Olimpo, è a sua volta bisessuale, ama gli adolescenti maschi e femmine. Ciò rientra tra le sue caratteristiche divine. E per passare alla filosofia, nel Simposio di Platone viene rappresentato in modo del tutto esplicito l’amore omosessuale tra Socrate e Alcibiade».
Insomma relegare i gay tra gli anormali ed esaltare l’antica Roma risulta contraddittorio?
«Direi proprio di sì. Cesare non è affatto l’unico esempio che si potrebbe portare. Uno storico pettegolo ma molto bene informato come Svetonio, nelle sue Vite dei Cesari, si sofferma a lungo sul comportamento disinibito degli imperatori. Racconta di come Tiberio si facesse portare giovinetti con cui si divertiva in piscina. E non parliamo di quello che riferisce sui gusti sessuali di Nerone. Dal momento in cui Roma entra in contatto con il mondo ellenistico, la sua classe dirigente si adegua al modello offerto dai Greci e dai loro dèi».
Ma il fatto che i legionari prendessero in giro Cesare per le sue avventure omoerotiche non è il sintomo di un certo imbarazzo?
«A livello popolare l’omosessualità poteva essere sbeffeggiata, ma per le élite rientrava nel costume diffuso. Avveniva già ad Atene negli anni di maggiore fioritura culturale. Nelle commedie di Aristofane, messe in scena davanti a un pubblico molto vasto, capita spesso che gli omosessuali siano derisi. Ma nei dialoghi di Platone, destinati a un pubblico colto, i rapporti omoerotici vengono considerati parte del percorso educativo dei giovani. Lo ha spiegato bene lo storico inglese Kenneth James Dover, nel suo libro L’omosessualità nella Grecia antica, pubblicato da Einaudi e riproposto di recente dall’editore Jouvence».
Ma allora da dove deriva la condanna storica dell’omosessualità di cui ancora ci trasciniamo dietro i residui?
«La svolta si afferma con l’etica e la disciplina cristiana, anche se qualcuno ritiene che l’affetto di Gesù verso il più giovane degli apostoli possa essere letto in base alla moralità più antica. Non c’è dubbio però che la condanna della Chiesa verso gli “atti impuri” influisce in modo determinante. Si racconta persino di un monaco cristiano che non si svestiva mai perché aveva paura di cadere in peccato vedendo il proprio corpo».
Un atteggiamento che si è prolungato per secoli.
«Pensi che a un certo punto nel film Spartacus di Stanley Kubrick, tutto sommato ben fatto, il comandante romano Crasso, che infine sconfiggerà i ribelli, fa delle avances a uno schiavo. Ebbene in Italia quella scena venne tagliata perché non sembrava decorosa».
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Articolo pubblicato il 28/08/2023