Lo stop dei diesel Euro 5 a Torino e un paragone tra nuovi e vecchi veicoli a benzina

Paradossi di confronto su mezzi inquinanti. I motivi per dire basta a certi soprusi sono spalmati nella storia

Dovuta premessa: l’autore dell’articolo è un fervente difensore dell’ambiente, da oltre quarant’anni studioso e da oltre venti, scrittore e giornalista in cerca della verità e della giusta causa. Ecco perché, pur sembrando un controsenso, il recente blocco dei veicoli diesel Euro5  nell’area metropolitana di Torino già dal 15 settembre, dunque con due anni di anticipo sul previsto, ha attivato la protesta.

Pillole di considerazione verso altri mezzi poco catalitici

La decisione è stata presa in seguito a una bacchettata di infrazione ai limiti dell’inquinamento da parte della Unione Europea. Prima di proseguire occorrerebbe ricordare che vi sono altri mezzi di trasporto, feroci nemici dell’ambiente. Eppure niente si fa per i voli aerei, né per le grandi navi, assoluti affumicatori di CO2 della nostra atmosfera, ma se la UE comanda, il Piemonte a sorpresa dispone.

Qui nessuno vuole negare le colpe della combustione riferite al rilascio di anidride carbonica in seguito al funzionamento di un motore termico, diretta ad alimentare il famigerato effetto serra. Il problema è un altro. Stabilito che qualcosa si deve fare per salvaguardare il Pianeta dal riscaldamento globale, anche l’approccio alle tematiche dovrebbe essere globale? Oppure c’è qualcosa che non va e che si aggiunge a ritardi e polemiche, sommando un’illusione che  ci fa correre verso un miraggio che confonde la realtà.

In realtà la soluzione a molti problemiambientali che affliggono le città in continuo sviluppo, tanto nell'area del torinese, quanto in tutto il mondo sempre più abitato è nella corretta progettazione di una nuova urbanistica, di un ripensamento del trasporto pubblico e privato, e soprattutto un ritorno a un'economia circolare.  Singapore docet. Una città dove il riposizionamento di superfici verdi ha superato il 200% di quello che era l'habitat naturale. Queste ed altre cose.

La cicala e la formica

Un bell’esempio mi è giunto su WhatsApp: una BMW X6 M60 Euro 6 del 2020 emette all’incirca 270 g/km di CO2, una Fiat Punto 1.2 fire 16V del 2003 Euro 3, soltanto 138 circa. La domanda quindi sorge spontanea:  “particolato a parte, siamo certi che la caccia alle streghe verso veicoli nemmeno d’altri tempi sia la soluzione ai problemi del traffico inquinante? O forse l’intreccio di paradossi va oltre qualche altra possibilità cassata in partenza?”

Le componenti inquinanti non sono solo un collaudo effettuato sul singolo modello, c’entrano i km percorsi, la cilindrata, il numero di giri e poi, naturalmente, i costi di produzione e di smaltimento di ogni veicolo, sia termico che ibrido o elettrico..

Per questo motivo c’è da chiedersi perché un fortunato proprietario di una BMW da 520 CV sia libero di fare 100.000 km all’anno, mentre il possessore di una utilitaria da 80 CV, in fondo non così infestante, e che magari di km all’anno non ne fa manco 10.000, debba rottamare il suo mezzo. Per non parlare delle macchine d’epoca, veri reperti e testimoni storici riesumati da appassionati, oggi quasi costretti nei box. Poca intelligenza e tanta severità per pochi mezzi tra tanti, eppure chi decide oggi è l’imperatore, e chi sta sotto è sempre il suddito da spremere dopo essere stato motivato, istruito a bacchetta  e colpevolizzato.

Sorpresa dopo le vacanze

La notizia è piombata a sorpresa al ritorno dalle vacanze, anticipando un provvedimento già malvisto. Ennesima “tassa sull’auto” dopo il già vergognoso salasso del prezzo della benzina a dir poco selvaggio, e la permanenza delle storiche accise, scatenando la protesta di Confesercenti & Confartigianato, ma il dissenso è generale e già si sente aria di rinvio anche da parte di singoli sindaci.

La ventilata manifestazione di ambulanti e comuni cittadini è comunque destinata a fermarsi sotto il palazzo della Regione per il 4 settembre. La settimana dopo, dovrebbe spostarsi a Roma.

Quando disobbedire a una legge diventa un dovere

Diventare un attivista, in certi casi non è colpa né peccato, chiedere di modificare le regole invece è un dovere sancito da una celebre frase:  “quando una legge è ingiusta disobbedire è un dovere”.

Il teorico autore è Henry David Thoreau , autore del saggio “Disobbedienza civile” che fu di ispirazione per Martin Luter King e Mahatma Gandhi, oltre a soggetti di taglio minore, tutti accomunati da un destino ben poco tollerato verso il loro dissentire, che in realtà, dovrebbe essere concesso anche a una singola persona che non agita le folle. Intanto, identiche voci di protesta giungono da Londra e dai sudditi di sua Maestà.

A questo punto, per un cittadino del mondo libero che libero non è, i motivi per diventare un dissidente sono tanti e anche ben più importanti. Questa è solo una provocazione innescata da un messaggio arrivato sul cellulare. È anche vero però che da qualche parte bisogna pur cominciare per reclamare ben altre verità.

Pensandoci bene anche un certo Gesù di Nazaret ha fatto resistenza e giacché ci siamo, anche sant’Agostino ha lasciato scritti sulle leggi ingiuste. Nessuno dei grandi della storia qui citati avrebbe mai immaginato di essere scomodato per una mera riflessione tra le emissioni di una ricca BMW nuova fiammante e di una proletaria Fiat Punto già sfruttata e con poca strada davanti. O forse qualche attinenza ci può stare? 

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Articolo pubblicato il 01/09/2023