Strumento di segnalazione e richiamo nella caccia reale, impiego dello strumento in ambito musicale a simbolo dell’aristocrazia europea tra il Seicento e Settecento nelle corti europee
Il Centro studi delle Residenze Reali Sabaude, nella collana, la civiltà delle corti diretta da Paolo Cornaglia, Clara Goria e Andrea Merlotti, presenta nel sesto volume, “Musica a corte. Il corno da caccia tra Piemonte ed Europa (sec. XVI-XIX)”,curato da Renato Meucci, musicista e organologo, pubblicato dalla casa editrice Leo S. Olschki.
Nel libro vengono raccolti gli atti del convegno internazionale del 20 e 21 febbraio 2020 organizzato dall’Accademia di sant’Uberto, alla Reggia di Venaria. In questi atti, si sono affrontati diversi ambiti disciplinari: da quello storico a quello terminologico, da quello musicologico a quello iconografico, a quello sociale ed economico, presentando un insieme di contributi che rappresentano una sintesi di tutti, o quasi, gli approcci possibili della ricerca su uno strumento musicale, ossia della ricerca organologica.
Nell’introduzione scrive Renato Meucci, ”Le due giornate di studio erano state concepite nella consapevolezza dell’indiscusso valore musicale del corno da caccia, ma anche dello status sociale, e addirittura politico, di questo strumento dovuto all’impiego nel cerimoniale venatorio e in particolare nella caccia reale. Il corno, infatti, solo in un secondo momento diventa strumento musicale a tutti gli effetti, mentre è dapprima uno strumento di segnalazione e richiamo, il cui suono i cani imparano a riconoscere durante le fasi della caccia.
Ancora prima di divenire, dunque, un elemento stabile nell’orchestra barocca, classica, romantica e contemporanea è stato strumento segnaletico, ma poiché questo ruolo è stato svolto nel corso dell’attività fisica preferita dall’aristocrazia europea, la caccia al cervo, esso divenne un vero e proprio status symbol, soprattutto tra fine Seicento e primo Settecento”.
È noto il ruolo che la corte francese ebbe nell’adottare nelle cacce reali, a partire almeno dal XVI secolo, piccoli corni una voluta al centro del canneggio mentre è di recente evidenza il fatto che il modello ‘a cerchio ampio’, in grado di emettere molti più suoni, abbia fatto la sua prima comparsa altrove. L’attestazione a Venaria Reale di questo corno ampio in alcuni dipinti di Jan Miel, datati con certezza 1659-1661, ha retrodatato di quasi vent’anni l’esistenza di tale modello rispetto alla ben più nota apparizione in Francia, spiegando così anche la sua tempestiva adozione in altre corti collegate con Torino, in particolare Monaco di Baviera.
Il primo impiego teatrale del corno da caccia avvenne invece con tutta probabilità a Vienna, dove lo strumento fu ammesso nel 1713 nell’orchestra di corte, dilagando presto in tutti i territori di pertinenza imperiale: non ultimo a Napoli, dove cominciò a essere usato in una funzione armonica pienamente integrata col resto dell’orchestra, una modalità ben presto propagatosi ovunque in Europa.
Il Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude la Civiltà delle Corti, prima di questo libro, ha pubblicato sempre con la Leo S. Olschki altri cinque esaurienti volumi: “Le cacce reali nell’Europa dei principi”, curato da Andrea Merlotti nel 2017, “Il mito di Diana nella cultura. Arte letteratura musica” a cura di G. Barbieri Squarotti. A Colturato, G. Goria. Nel 2018, “Il giardino francese alla corte di Torino (1650-1773). Da André Le Nôtre a Michel Bernard “di Paolo Cornaglia 2021, “Paggi e Paggerie nelle corti italiane. Educare all’arte del comando” a cura di A. Merlotti nel 2021, e “Maria Giovanna Battista di Savoia -Nemours. Stato, capitale, architettura. A cura di C. Devoti nel 2021.
Renato Meucci, musicista e organologo, ha studiato chitarra e corno a Roma e Milano e filologia classica all’Università di Roma. Dopo aver lavorato per circa dieci anni come suonatore di corno freelance, si è dedicato alla musicologia. È stato professore ordinario di Storia della Musica e direttore (2011-2017) presso il Conservatorio di Novara e direttore dei Conservatori di Aosta e Livorno.
Il suo principale interesse è la storia e la tecnologia degli strumenti musicali, mentre i suoi contributi riguardano la storia della musica, l’iconografia, l’etnomusicologia, l’orchestrazione e la pratica esecutiva nel XVIII e XIX secolo. Dal 1993 al 2007 è stato Presidente della Fondazione Italiana per la Musica Antica. Ha conseguito il Christopher Monk Award della Historic Brass Society nel 20023, l’Anthony Baines Prize della Galpin Society nel 2010 e il Curt Sachs Award della American Musical Istrument Society nel 2012.
È autore di Strumentaio. Il costruttore di strumenti musicali nella tradizione occidentale ( Venezia, Marsilio,2008).
Descrizione immagini:
Foto copertina libro
Foto 1 Vittorio Amedeo Cignaroli ,”La partenza per la caccia”, olio su tela , 1772, Palazzina di Caccia di Stupinigi – Fondazione Ordine Mauriziano, particolare. Si noti il suonatore della Scuderia con corno tenuto sul fianco da cordicella, sulla destra, che monta un cavallo grigio
Foto 2 Parte della collezione di corni in un deposito, Lisbona Museu Nacional dos Coches
Foto 3 Carlin, corno con canneggio di giri 2½, tipo Dauphine, in Re, Museo del Castello di Issogne, Aosta, inv. 395
Foto 4 Jan Miel, “Enrichetta Adelaide di Savoia e Ferdinando Maria di Baviera”, olio su tela, 1659-1663, Venaria Reale. Reggia ( da Racconigi, Castello, inv R 6382, in comodato),
Foto 5 Jan Miel “Enrichetta Adelaide di Savoia e Ferdinando Maria di Baviera”, olio su tela 1659-1663 Venaria reale, Reggia (da Racconigi, Castello inv. R 6382 in comodato) particolare.
Foto 6 Jan Miel, “il lasciar correre”, olio su tela, 1660, Venaria Reale, Reggia (da Torino, Palazzo Madama- Museo Civico d’Arte Antica, inv. 739/D, in comodato), e particolari.
Le immagini che accompagnano il testo sono state tratte dal libro:
“Il corno da caccia- Musica a corte tra Piemonte ed Europa (sec. XVI-ZIX)”. A cura di Renato Meucci. XL-294 pp. con numerosi es. mus., 73 figure nel testo, e 39 tavole foto a colori. 2023 Firenze €39.00
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Articolo pubblicato il 22/09/2023