Il 1 febbraio 1945 e il diritto di voto alle donne

Settantanove anni di storia che promettono di influenzare il prossimo futuro.

Il 1 febbraio 1945 – 79 anni fa esatti – con un Decreto Legislativo viene introdotto il Suffragio Universale. Le donne possono partecipare alle elezioni ed esprimere la loro preferenza alle urne.

Grazie al Decreto Legislativo Luogotenenziale numero 23, il Governo, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri e Primo Ministro Segretario di Stato del Regno d’Italia, Ivanoe Bonomi, “Partito Democratico del Lavoro”, ha permesso alle donne italiane di votare. Due soli i requisiti necessari: aver compiuto 21 anni di età e non esercitare la prostituzione.

Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, Palmiro Togliatti, “Partito Comunista Italiano”, e il Ministro degli Esteri, Alcide De Gasperi, “Democrazia Cristiana”, sono stati i propulsori di tale storico cambio di passo nell’esercizio attivo della democrazia nel Paese.

Probabilmente presero esempio dalla Nuova Zelanda che introdusse il Suffragio Universale sin dal 1893, qualificandosi come prima nazione al mondo in tal senso.

Il 10 marzo 1946 ci furono le prime Elezioni Amministrative dell’epoca post-fascista ed è stato il primo banco di prova per le donne. L’esperienza si è poi ripetuta nelle giornate del 2 e 3 giugno 1946 quando il Popolo Italiano è stato chiamato a votare per il Referendum tra Monarchia e Repubblica.

Va detto che già nel 1924, Sua Eccellenza Benito Mussolini fece partecipare le donne alle amministrative, voto poi reso inutile dalle Leggi Eccezionali del Fascismo emanate tra il 1925 e il 1926 che soppressero, de facto, le Elezioni dirette dei Sindaci e, conseguentemente, anche le Amministrative del 1924.

Il giornalista “RAI”, Valerio Orsolini, nello spiegare questa innovazione democratica ha scritto: “Il decreto del 1 febbraio, detto anche Decreto Bonomi, tuttavia, ancora non contemplava la possibilità per le donne di essere elette, ma solo di votare. L’eleggibilità, sopra i 25 anni di età, arrivò solo con il Decreto numero 74 del marzo 1946, giusto in tempo per le amministrative della primavera del 1946”.

Papa Pio XII, il 21 ottobre 1945, rivolgendosi alle presidenti del “Centro Italiano Femminile” affermò: “Ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione”.

Parole che restano scolpite in modo granitico nelle tavole della storia del nostro Paese. Papa Pacelli non ebbe dubbi: la donna doveva assolutamente votare “per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione”.

A quasi 80 anni da questi storici eventi c’è da chiedersi come si sia potuti giungere all’attuale grado di pochezza politica, sociale e spirituale.

Papa Pio XII chiedeva alle donne di “contenere le correnti che minacciano il focolare”; Jorge Mario Bergoglio, invece, benedice le unioni “intrinsecamente disordinate e ammette la possibilità che si possa mutare il concetto di Famiglia.

Con un’espressione popolare ed eufemistica si può senz’altro affermare che “non c’è più religione”!

Ancora una volta le donne, le mamme, le nonne, le spose, sono chiamate ad essere le sagge custodi del buon senso, dell’etica e dell’amor di Patria.

Forti di ciò – ne siamo certi – il 9 giugno 2024 vedremo un protagonismo indiscusso delle donne alle Elezioni Amministrative, Regionali ed Europee.

 

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Articolo pubblicato il 01/02/2024