Ricordo di mia moglie Donatella Cane

Studiosa delle tradizioni popolari della Valle di Viù

  1. Quando l’amico Direttore Massimo Calleri mi ha chiesto di scrivere questo ricordo di mia moglie Donatella, in un primo momento ho pensato di rifiutare, sia per l’innata riservatezza torinese, che nel caso di mia moglie rasentava la scontrosità, sia nel timore di presentare al Lettore un “santino” acritico e inutilmente celebrativo.
  2. Mi sono infine deciso a scrivere queste righe, dicendomi che non dovevo pensare di parlare di mia moglie ma di uno studioso delle tradizioni popolari, uno dei tanti benemeriti ricercatori locali che il mondo accademico non sempre considera con l’attenzione che meritano.

 

Mia moglie Donatella Cane, laureata in Scienze Biologiche nel 1974, ha lavorato dal 1975 presso l’Ospedale Dermatologico di Torino dove si occupava di diagnostica delle malattie allergiche. Era coautrice di ventitré pubblicazioni scientifiche di allergologia.

 

Fin da bambina ha trascorso le vacanze a Viù, dove la sua famiglia era solita villeggiare, secondo una consolidata tradizione torinese d’altri tempi. Nel 1965, la sedicenne Donatella era Priora alla cappella della Madonna della Neve di Viù: le celebrazioni religiose, secondo l’uso tradizionale  ancor oggi praticato in qualche frazione, erano seguite dal rituale ballo locale, la corenta.

 

Donatella aveva studiato danza fin da bambina, il suo Priore e cavaliere nella danza era Natale Guglielmino, carismatico personaggio locale che ricordava ancora alcune antiche figure della corenta, non più praticate dai ballerini più giovani. Alla fine di quell’agosto, giunse a Viù la notizia che la Provincia di Torino organizzava una serata al Teatro Nuovo dedicata alle Valli di Lanzo. Si decise così con entusiasmo di andare a Torino “a ballare la corenta”, anche perché dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Novecento era stato attivo il “Gruppo Folkloristico di Viù”, fondato e diretto dalle signore Gallo, madre e figlia.

 

Così, il rinato Gruppo Folkloristico, il 30 settembre 1965, è andato a ballare al Teatro Nuovo di Torino. Ada Cane, la mamma di Donatella, era il Presidente del rinato “Gruppo Folkloristico di Viù”. Donatella ha collaborato a vari livelli con la mamma fino a sostituirla nella presidenza del Gruppo dal 2004. Per quarantacinque anni è stata responsabile artistico del Gruppo di Viù e di altri Gruppi folkloristici del Piemonte, impegno svolto insegnando le danze e ideando le coreografie per gli spettacoli.

 

Donatella non si è limitata allo studio e alla riproposta della danze valligiane ma ha voluto occuparsi di studiare con criteri scientifici tutti i momenti della vita di una volta: lavori, feste, canzoni, ricette di cucina, favole, abbigliamento, patois.

 

Queste ricerche si sono concretizzate con la pubblicazione di diversi articoli e dei seguenti libri:

 

Favole e leggende della Valle di Viù (in collaborazione con E. Guglielmino, A. e L. Rivotti), Torino, 1977;

C’era una volta a Viù. Usanze e tradizioni nel corso dell’anno e della vita, (in collaborazione con E. Guglielmino e M. Brunero), Torino, 1980; Scrien a nòsta maneri. Sillabario e cenni di grammatica della parlata di Viù (in collaborazione con E. Guglielmino e M. Brunero), Mappano (Torino), 1983; Nòsto mingìa. Ricettario storico della cucina viucese (in collaborazione con D. Majrano), Mappano (Torino), 1985 che ha ottenuto il Riconoscimento del Centro Internazionale di Etnostoria nel Premio Internazionale di Studi Etnoantropologici “Pitré-Salomone Marino” edizione 1988; C’era una volta a Viù - Feste, lavori e credenze nel corso dell’anno e della vita (in collaborazione con C. Santacroce), Edizioni dell’Orso, Alessandria, 1997;Vestivamo alla montanara. Fogge dell’abito tradizionale nella Valle di Viù dal XVIII al XX secolo, di Donatella Cane e Milo Julini, in collaborazione con Elide Viarengo Bruno, Claudio Santacroce, prefazione del professor Paolo Sibilla, docente di Antropologia presso l’Università di Torino, Neos Edizioni, Rivoli, 2001;Fatti di... costume. Uso dell’abito tradizionale della Valle di Viù: come, quando, perché, di Donatella Cane e Milo Julini, in collaborazione con Elide Viarengo Bruno, Claudio Santacroce, prefazione del professor Paolo Sibilla, docente di Antropologia presso l’Università di Torino, Neos Edizioni, Rivoli, 2002; Donatella Cane, L’abito tradizionale della Valle di Viù, in AA. VV., Scolpire la tradizione. Costumi delle montagne torinesi e scultura contemporanea, a cura di Paolo Sibilla, Ce.S.Do.Me.O., Provincia di Torino, Alzani, Pinerolo, 2006.

 

Come si può vedere, io sono coautore di due di questi libri.

 

Ci siamo sposati nel dicembre del 1988, io avevo spesso collaborato con lei svolgendo ricerche negli archivi, visto che i suoi impegni di lavoro ospedaliero non le concedevano molto tempo per queste indagini: Donatella aveva così insistito per avere un libro “matrimoniale” e così il mio nome compare in due testi sull’abbigliamento nella Valle di Viù.

 

Ho di nuovo collaborato con lei quando Donatella ha coinvolto l’amica d’infanzia Lina Pennisi per scrivere il libro «Andavamo a scuola alla Boncompagni» (Torino, 2008). Donatella aveva pensato di scrivere la storia di questa scuola elementare, frequentata da suo padre, da sua madre, da lei e dall’amica Lina, tanto più che erano stati conservati molti quaderni e libri, anche d’epoca.

 

La scuola Boncompagni si trova nel Borgo San Donato, il borgo di Torino dove già i nonni di Donatella avevano vissuto, dove io ero andato ad abitare, inizialmente controvoglia per poi innamorarmene: per questo libro ho preparato degli «Appunti cronologici sull’evoluzione del Borgo San Donato dal Medio Evo ai giorni nostri».

 

Ho anche collaborato con Donatella per il suo ultimo lavoro, il riordino per la stampa delle memorie del cavalier Ignazio Guglielmino di Viù, apparse quest’anno col titolo «La vita di un uomo».

 

Non descrivo per vanto questi miei contributi ai libri di mia moglie ma per far rivivere questo particolare aspetto della nostra vita matrimoniale, la condivisione di interesse per lo studio delle tradizioni popolari che ci ha molto legati.

 

Ed anche ora, nella tristezza del distacco, mi sono state di grande conforto le parole pronunciate in chiesa dal Sindaco di Viù, professoressa Daniela Majrano, in ricordo di mia moglie:

 

"Donatella ha dedicato a Viù gran parte del suo impegno di ricercatrice. Viù non ha disperso il suo ricco patrimonio culturale, che sarebbe certamente andato perduto, perché lei ha pazientemente raccolto e trascritto le testimonianze orali dei nostri vecchi. Si può amare un paese in tanti modi, quello che ha scelto Donatella è sicuramente tra i più degni di apprezzamento e noi Viucesi non possiamo che esserle grati".

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 02/08/2013