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Politica Internazionale
Zelensky pretende e ottiene missili e cannoni, poi attacca sprezzante Berlusconi: pensieri dietro le quinte
Una serie di riflessioni intorno a un fatto che ha suscitato scalpore, ma che occorre interpretare tra le righe, non solo personali
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 23/02/2023

"In politica le parole sono pietre" (Giovanni Spadolini)

Per quanto non possa che nutrire rispetto per l’intraprendenza dimostrata da Giorgia Meloni, a mio sommesso parere la nostra leader ha troppa fretta e a Kiev è inciampata in un trabocchetto, da cui se l’è cavata a giro stretto.

Zelensky è un incantatore di serpenti a capo di una nazione di fronte a durissime prove, ma poco trasparente nella sua politica interna. Le recenti epurazioni effettuate nel governo per la corruzione tra alti funzionari dello Stato, dimostrano che in tempi di guerra c'è sempre chi è intento a occuparsi dei propri tornaconti.

Il mercato delle armi funziona a tutto vapore al di qua e al di là del fronte e il presidente ucraino, baluardo della libertà, paga in carne umana. Mette a disposizione uomini, in cambio di sofisticati ferri da combattimento. L'intelligence canadese aveva pubblicato dei dossier sulla tracciabilità della loro destinazione già nel 2022.

Dunque Zelensky, consumato uomo di spettacolo ed ora leader al centro delle coccole del mondo occidentale, sa come tenere il palco, come intrattenere, chiedere ed ottenere consenso e materiale bellico, alzando ogni volta l'asticella. Meno male che almeno a Sanremo si è limitato a una letterina a Mamma Italia. Hanno prevalso la logica, il referendum di bjoblu e la voce popolare.

Invece, a Kiev Zelensky giocava in casa e la Giorgia nazionale è cascata nell’imboscata. In cambio dell’aiuto militare dai costi stratosferici ha raccolto la promessa di un impiego delle ditte nazionali per il ripristino dei danni ad Odessa (al momento limitati). Stando al presidente ucraino, non ci vorrà molto poiché ha dichiarato: “vinceremo e la guerra sarà di breve durata!”

Parole che ricordano il vecchio Mussolini, poi sappiamo come è andata a finire. I sondaggi più seri e recenti invece, raccontano di centinaia di migliaia di soldati russi in territorio ucraino. Non sarà facile farla finita in fretta, anzi.

Al di là di tutto questo, dopo abbracci, lacrime vere sui luoghi delle stragi, e poi promesse, Giorgia Meloni è stata presa in contropiede. Senza mezzi giri di parole, dopo le esternazioni pro Putin di Berlusconi e la replica quasi bonaria, dedicata al Cavaliere sulla storia della vodka: “se gli piace ne facciamo di ottima anche in Ucraina”, sembrava pace fatta. Invece Zelenski, dopo l'incontro con Joe Biden e quindi con Giorgia è tornato a chiamare in ballo Silvio Berlusconi con un colpo  di teatro di certo meditato e senza sconti.

È successo in conferenza stampa. L’imbarazzo di Giorgia Meloni ha perforato il video, poi è stato ammortizzato con mestiere, ma il danno era già fatto. Certamente i risvolti sulla maggioranza non saranno lievi e il contraccolpo sul Cavaliere di fronte all’alleanza di governo e al Partito Popolare Europeo si è già fatto sentire.

Eppure, andando a scorrere quei pareri di una stampa non serva del consenso di Stato asservito agli interessi del socialismo bancario UE, dai piani di DAVOS e dagli affari dei mercanti d’armi, sorgono momenti di riflessione stimolati dalla bellezza del dubbio, spunto del quale è bene non privarsi mai.

Zelensky ha atteso l’occasione al varco. Era difficile prevedere l'attacco che ha coinvolto la maggioranza di governo, dopo che la leader italiana aveva appena garantito i doni dei re Magi alla mangiatoia del nuovo Salvatore del mondo occidentale (e forse, meno male che Zelensky c'è).

L’origine del fatto: alcune settimane fa, in un colloquio privato captato a distanza, il Cavaliere esternava i suoi amarcord con Putin, attribuiva a Zelensky certe cause del conflitto, e poi, pubblicamente si è mostrato in disaccordo con la visita della Meloni a Kiev.

Opinioni peraltro legittime e non da tutti invise, anche se, adesso, ai servizi segreti dell’Alleanza Atlantica e alle lobby degli armamenti, chiunque critichi il presidente ucraino è “l’uomo nero”, alla faccia dell’articolo 21 della Costituzione ricordato dallo scaltro Benigni nella marchetta politica pagata dalla Rai.

"scendendo nel dettaglio, molto più grave è l'atteggiamento del PD che al il governo ha appoggiato l'aiuto all'Ucraina e adesso, all'opposizioneha cambiato schieramento per pura ideologia politica"(bjoblu)

L’attacco del presidente ucraino sferrato in mondovisione non è uno sfogo personale, è stato ben studiato: “a Berlusconi non hanno mai bombardato la casa, non hanno ucciso parenti o amici… Non ha mai dovuto fare la valigia alle tre di notte…” Eccetera.

Il colpo basso ha gettato kerosene sul braciere della politica interna, sulla superficialità popolare e risvolti annessi verso tutto l’universo. Occorreva una risposta subito e la Meloni è stata lesta: “Per me contano i fatti e la risposta del governo è stata unita e compatta", mitigando così la polemica dell'ingrato ospitante. Non era il luogo, né il momento, ma il presidente ucraino cerca sempre qualche colpo ad effetto. 

Le diplomazie russe, europee e cinesi sono al lavoro su non si sa che, Putin ha rinnegato il TNP, i paesi della BRICS stanno lavorando per un mondo multipolare dove non c’è spazio per l’Europa ex colonialista che dovrà pagare pegno. C’è bisogno di unità e di lungimiranza. Non è un buon momento Per l'Italia, per l'Europa, per il mondo.

C’è da riflettere sulla palla rigettata in campo avverso dallo stesso Berlusconi, sottolineando che: “… quel signore non sa nulla di me, sono nato nel 1936, ho conosciuto l’orrore della guerra, sono sfollato con la mia famiglia. Ecco perché sono preoccupato per l’escalation e chiedo si lavori per la pace, perché c’è il rischio di conflitto nucleare”. Parole di un uomo che la stessa Giorgia Meloni, pochi giorni fa aveva definito: “il miglior ministro degli esteri che l’Italia abbia mai avuto”.… E forse la storia ci riporta che è stato così.

C’è tanta carne al fuoco su cui riflettere tra apparenze e fatti, stando attenti a non scottarsi il cervello. E come sempre, giornalisti e opinionisti hanno di che farci del male a colpi di “spot & go” uguali e contrari: “dividi et impera” ha sempre il suo bel tornaconto.

Immagine di copertina da Times 5/2022

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