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Politica Internazionale
Europa. Lo stop alla vendita di auto endotermiche slitta nel tempo
Primo successo dei Paesi (tra cui l’Italia) che si oppongono a una decisione scriteriata. La raccolta firme coordinata dalla Lega
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 02/03/2023

Il credo pseudo ambientalista della Commissione Europea sta cedendo, dopo la presa di posizione dei Paesi che si pongono seri problemi sulle conseguenze occupazionali e di approvvigionamento e smaltimento delle batterie che il progetto dell’UE di mettere al bando le auto a combustione interna comporterebbe.

Così il via libera definitivo al regolamento europeo è sempre più a rischio. Lo dimostra la decisione del Coreper, l’incontro degli ambasciatori dei Paesi membri Ue propedeutico al Consiglio del 7 marzo prossimo, di rinviare a venerdì l’esame preliminare del testo già approvato in seconda lettura dall’Europarlamento.

Il motivo, secondo quanto riferito da diverse agenzie di stampa, sarebbe legato dalla crescente incertezza sulla possibilità di raggiungere la maggioranza qualificata per l’approvazione definitiva a causa dei  motivati dubbi espressi dai rappresentanti tedeschi. 

L’Italia è contraria allo stop dal 2035 delle auto con motore termico a benzina, diesel ma anche ibride ed a gas GPL/metano. Il Mase, in una nota ha dichiarato di votare contro alla decisione europea, pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione.

In questa fase l’Italia infatti sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo.

Infatti, secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin, si dovrebbe privilegiare l’uso di carburanti rinnovabili   compatibili con i motori termici, per contribuire attivamente ad una riduzione delle emissioni senza richiedere ulteriori sacrifici economici ai cittadini

Nella sua posizione contraria allo stop del 2035 l’Italia sostiene anche che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizionel’unica via per arrivare a zero emissioni.

Con il voto contrario il Governo chiede all’Europa, nel difficile processo di decarbonizzazione, di tenere conto delle diverse realtà nazionali con una più graduale pianificazione dei tempi.

L’Italia in questa battaglia non è sola ed in Europa può contare sull’appoggio di Bulgaria e Polonia (Sofia si è astenuta nella votazione di novembre che aveva approvato l’accordo preliminare tra il Consiglio Ue e il Parlamento, Varsavia ha votato contro) e soprattutto della Germania.

I tedeschi infatti hanno espresso alcuni dubbi e con il ministro dei Trasporti, in quota liberaldemocratici (Fdp), Volker Wissing, chiedono un compromesso per continuare a sostenere lo stop, cioè quello di valutare l’uso di e-fuel.

Il voto della Germania, infatti, è subordinato alla presentazione di una proposta comunitaria che preveda l’immatricolazione di auto e veicoli commerciali leggeri con motori a combustione anche dopo il 2035 alimentati da carburanti sintetici.

Dopo la votazione del 3 marzo bisogna capire se l’asse formato da Italia, Polonia, Bulgaria e forse la Germania potrà avere la forza di cambiare le carte in tavola già a partire dalla riunione del Consiglio UE del 7 marzo, che deve procedere alla ratifica formale e definitiva del testo approvato in seconda lettura dalla plenaria dell’Europarlamento.

In sostanza, i quattro Paesi sarebbero pronti a bloccare una procedura data da tempo per scontata perchè andrebbero a formare non solo una minoranza di blocco, ma anche a ridurre il quorum. La condizione della maggioranza qualificata è legata al voto favorevole del 55% degli Stati (15 su 27) che devono rappresentare il 65% della popolazione. Le posizioni di Italia, Polonia, Germania e Bulgaria non intaccherebbe la maggioranza, ma la percentuale della popolazione rappresentata si fermerebbe al 58,15%. Di conseguenza, il provvedimento verrebbe respinto. Da qui la decisione di rinviare l’esame per consentire una ricomposizione delle varie posizioni. 

In Italia, è stata lanciata una raccolta di firme online, avversa allo stop alla produzione di motori a benzina e diesel, da parte della debole Commissione UE, che si regge appena su 9 voti.

L’iniziativa è indirizzata alla Commissione Europea per convincerla a rivedere almeno le tempistiche dell’addio all’endotermico concedendo un periodo di transizione dal termico all’elettrico maggiore.

La raccolta firme contro lo stop da parte dell’Ue alla vendita di auto benzina e diesel dal 2035 è partita online il 24 febbraio 2023 e prosegue per tutto il weekend, in moltissime città d’Italia, nei gazebo della Lega dove si può firmare contro la decisione della Commissione Europea.

Chiunque capisce come la deadline del 2035, così com’è stata definita, non funziona e non è inevitabile resti tale, essendo comunque prevista una revisione nel 2026 – le parole di Matteo Salvini, leader della Lega e Ministro dell’Infrastrutture – entro metà marzo è previsto un passaggio al Consiglio Europeo, nel quale esprimeremo la nostra opinione, quello dell’auto è un settore più sensibile, ma se potremo contare sulle alleanze che ho riscontrato negli incontri con altri ministri potremo dare vita a una massa critica e ragionare quanto meno sui tempi e modi della transizione."

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