Quando l’ispirazione scaturisce da misteriosi scherzi dei neuroni e da qualcos’altro nascosto nel cervello
Nel 1980 prestavo servizio di leva presso il Comando Brigata Alpina Taurinense, situato a dieci minuti dalla mia dimora. Era impossibile resistere alla tentazione, la sera, inventandomi sempre nuovi stratagemmi, fuggivo regolarmente dalla caserma, braccato dai sottufficiali che lo sapevano e coperto dai commilitoni che erano fieri di me. Sorpreso in flagrante, non lo fui mai.
Una notte, mentre ero a casa, mi svegliai di soprassalto, cercai un quaderno ed iniziai a scrivere senza motivo apparente. Alcune tra queste parole vomitate di getto furono una profezia, come se un angelo avesse parlato da dentro, per ammonirmi, per farmi capire quale destino mi avrebbe destinato il tempo
Memore di quanto furono premonitrici ne riportai alcune sul mio primo libro: “Il quinto lato del quadrato”, iniziato a scrivere nel 1991,aggrappato ai ricordi, per “non dimenticare”, travolto da eventi devastanti che tentarono di distruggere quella parte mentalmente ancora sana e buona di quel me d’allora,
Pensiero numero 1
In fondo non è male
restare seduti a guardare lontano
e pensare...
che non sempre
la disperazione invita a correre.
Senza potermi muovere
Immobile, ti ho vista
andare di fretta,
bella nella via.
Ti ho sorriso,
hai risposto.
Anche se non lo saprai mai
ringrazierò il tuo viso
per sempre.
Come i monumenti
Perché poi resistere
aggrappandosi a rocciose basi
e combattere
perdere una volta
e vincere ancora
e beffare mille volte il tempo
e spezzare mille volte il vento
per ritrovarsi
dopo mille anni
sgretolati reperti dimenticati
statici, inutili
sepolcri e ruderi.
Queste ed altre brevi ispirazioni scrissi quella notte, tutte stranamente malinconiche, come allora non ero stato mai. Sei anni dopo ero steso in un letto d’ospedale, paralizzato da un incidente che, qualcosa di inascoltato e misterioso, col tempo mi aveva quasi pronosticato il dove, il come e quando.
Troppo tardi per capirlo. Consapevole delle opportunità perdute, tentando di mettere pace nel mio presente iniziai a scrivere un certo numero di poesie intrise e sgocciolate di presente e di passato.
GIOVANI SCOGLI
Illimitato
certezza avevo
di esistere
di morire mai
così vivevo
solido
senza timore
anche se muto
percepivo me
gracile
corpo fugace
il non essere
un divenire
eterno
LAMENTI DAL CUORE
Lise memorie di
Languide ore d’amore
Lunghe carezze e fini
Lucide stille amare
Liriche frasi e canti
Labili e dolci giorni
Limpide notti chiare
Libera gioventù
Lievi moniti e voci di
Laceri istanti e poi
Lacrime fino ai denti
Livide ombre scure
Logori tempi duri
Luridi impedimenti
Lerci e violenti
Ladri impuniti
Del tempo che fu
Oggi, nel cuore di questo agosto “riscaldamento globale” e di un mondo maltrattato che si è ammalato molto in fretta, dopo essere uscito ancora una volta graziato nel mio tempo biologico dopo oltre due mesi di una lunga battaglia in ospedale, sono caduto quasi per caso su un vecchio documento che contiene decine di poesie legate a un periodo poi sostituito da altri iimpulsi emotivi. Qualcuna ha vinto anche dei premi e ho trovato qualcosa di buono. Sperando di suscitare qualche emozione, forse ne farò seguire qualcun’ altra, magari più gaia.
Buon Ferragosto a ogni lettore
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