Torino, ecco la "scossa" di Giorgio Airaudo per la città.

Il candidato sindaco della lista Torino in Comune spiega i punti cardine della sua proposta elettorale ai lettori di Civico20News

Giorgio Airaudo, torinese classe 1960 e uno dei candidati alla carica di primo cittadino del capoluogo piemontese, è di certo una figura ben conosciuta all'interno della politica cittadina e nazionale.

Esattamente come l'attuale sindaco Piero Fassino, il quale si appresta a terminare il suo attuale mandato e che si è lanciato in una ricandidatura.

Ma c'è da fare una distinzione legittima. Airaudo è partito dal basso per arrivare a ricoprire cariche a livello nazionale all'interno della FIOM per poi essere eletto deputato nel 2013 nelle file di Sinistra, Ecologia e Libertà.

E proprio questo amore viscerale nei confronti delle radici e ai luoghi nei quali è cresciuto hanno fatto si che ci fosse uno strappo con il modello di sinistra adottato dal PD e dai suoi massimi esponenti per tentare di portare una ventata di novità politica in città.

Airaudo quindi concorre alla carica di sindaco con la lista Torino in Comune, un progetto civico che cerca di accorciare le distanze tra istituzioni e cittadini per riavvicinare gli elettori alla politica.

Un'idea che ha intenzione di portare qualcosa di nuovo, esattamente come vuole fare Airaudo. Il candidato sindaco infatti, afferma che "Torino ha bisogno di una scossa, che sia supportata da una sinistra che deve ricordare alla città che può crescere se tiene unita tutta la sua comunità. Non si possono quindi lasciare indietro tutte quelle persone che, incolpevolmente, sono diventate vittime della crisi".

Secondo la sua ricetta elettorale è fondamentale anche "riuscire a rendere omogenei i quartieri di Torino. Non è possibile che ci siano zone della città che sono cresciute, diventate belle come alcuni quartieri del centro e altre che invece sono state abbandonate al degrado più completo. C'è il bisogno di riscoprire un sentimento di comunità. Questo deve farlo una forza di sinistra, in grado di combattere le diseguaglianze e la solitudine sociale".

Airaudo cerca anche di fare il punto della situazione di una Torino che, attualmente, dopo il lento abbandono della sua vocazione di città prettamente industriale non viva nell'eterno ricordo delle Olimpiadi invernali del 2006: "Le Olimpiadi ci hanno consentito di affacciarci su un mondo che forse a cose normali non ci avrebbe notato. Ma nello stesso tempo ci ha lasciato dei debiti considerevoli, degli spazi che non sempre siamo riusciti o riusciamo ad utilizzare al meglio. Questa esperienza ci ha portato in una dimensione turistica che però non sostituisce quella manifatturiera, ovvero quella capacità di lavoro che Torino ha sempre avuto e che determina una crisi di identità".

Il candidato di Torino in Comune ha anche una visione ben precisa del futuro della città: " Penso ad una Torino che possa crescere e  possa far crescere tutti, ognuno con il suo punto di partenza. Una città che non lascia sola nessuno, che non si trincera mai dietro l'impossibilità di risolvere un problema ma che si propone di cominciare a risolverlo. Una città che fa grande tesoro del suo passato per poter guardare al meglio verso il futuro".

Tutto questo potrebbe sembrare bello da sentire in un periodo in cui la politica e chi ne fa parte è ormai quotidianamente al centro di scandali che ormai non sembrano più in grado di scuotere le coscienze e che ci ha abituato ad ogni genere di nefandezza possibile.

Sul tema sempre presente e scottante come la sicurezza dei cittadini, Airaudo al riguardo afferma che " a Torino c'è ormai un clima di insicurezza, problema da ricercarsi nel sociale. Alcune risposte andrebbero date sul piano economico-sociale con offerte di lavoro stabili. L'altra è più concreta, cercando di ristabilire la figura del vigile di quartiere, permettendo ai cittadini di riconoscere una figura che faccia da ponte tra loro e le istituzioni".

E come fare a ritrovare la fiducia di quella parte di elettorato ormai disgustata da anni di malgoverno e cattiva politica? "Credo che l'unica risposta sia quella di metterci la mia faccia e la mia storia. Vengo dal mondo dei sindacati e dal lavoro e rivendico una certà coerenza e continuità. So per certo che ci sono numerosi torinesi sfiduciati e sono convinto e temo che chi vincerà le elezioni, purtroppo, sarà il Partito dell'Astensione. Questo è un problema serio perchè rischiamo di avere un sindaco eletto da meno di un quarto dei torinesi. Sono contento di aver creato una proposta politica per cercare di contrastare questo fenomeno e spero di andare al ballottaggio e diventare sindaco della città. Qualora non dovessi riuscirci sarei comunque soddisfatto di aver portato al voto dei torinesi che non avrebbero votato, costruendo così una speranza di rappresentanza".

 

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Articolo pubblicato il 12/05/2016