Una vetta difficile da scalare: il Bene comune
La piramide, da millenni, rappresenta una figura che unisce la terra al cielo, congiungendo l’Uomo con il dominio a cui Egli guarda per indagare la sua origine, e il suo destino. Essa identifica ovviamente un cammino di ascesi, il cui vertice corrisponde all’obiettivo cui tendere e ambire.
Non ci dilunghiamo in questa sede sui molteplici esempi offerti in merito dalla Storia, e di cui i monumenti eretti dagli antichi Egizi costituiscono senz’altro l’esempio più celebre e spettacolare. Occupiamoci piuttosto di una piramide meno nota: quella sapienziale, proposta dal Filosofo greco Platone in uno dei suoi mirabili Dialoghi.
Alla base della conoscenza si trovano la consapevolezza del sé e quella degli altri, indispensabili per dare concretezza e temporalità all’esistere di ciascuno. Dopo, le Arti: strumenti per cantare e nobilitare le meraviglie del creato e delle emozioni.
Al livello successivo Platone colloca poi
Ancora sopra, all’apice, al vertice,
Quanti dei Politici che oggi, in Italia, ricoprono cariche di Governo sono consapevoli di ciò? Un alto onere e onore peraltro costituzionalmente esplicitato?
Quanti dei personaggi al vertice dei Palazzi romani sono davvero consapevoli di essere lì per gli altri, e di essere (o meglio, di dover essere) sulla sommità della piramide proprio perché migliori in quanto a competenze, e non semplicemente pedine di uno scellerato “uno vale uno” che non esiste in Natura?
Già. Non esiste in Natura perché semplicemente non può garantire la sopravvivenza delle specie, chiamate per resistere a superare meritocraticamente le altre. Esiste, purtroppo, in certa vana Politica, rea di essersi inventata l’ossimorica utopia di una “decrescita felice” che, nei fatti, ha sempre e solo partorito infelicità e incertezze.
SARA GARINO
Vicedirettore
CIVICO20NEWS
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 24/05/2020