La seduzione di padroneggiare

La vita in tempo di COVID

Mentre covid-19 porta tanti all’altro mondo con un virus d’oggi, negli Stati Uniti d’America Molly viene al mondo con un embrione di 27 anni fa: scongelato, è stato impiantato nell’utero di una donna che, così fecondata artificialmente, ha portato avanti la gravidanza in modo naturale. Intanto in Italia, che si distingue per la prevalenza numerica di anziani nella propria popolazione e per il calo delle nascite, Il lockdown ha aumentato il desiderio di genitorialità”. Lo dice Antonino Guglielmino, presidente della Società italiana di riproduzione umana (Siru), guardando all’incremento delle coppie che si sono rivolte ai centri per la Procreazione medicalmente assistita, disciplinata in Italia dalla Legge 40 del 2003, la quale ha posto non pochi paletti agli azzardi della fecondazione artificiale, dai risultati spesso scioccanti e talvolta purtroppo anche aberranti.

Il tecnicismo della scienza ci affascina ed allo stesso tempo ci sconcerta: le pratiche sempre più sofisticate di fecondazione artificiale, pongono infatti problemi complessi anche in materia di equiparazione dei diritti dell’embrione con quelli della persona e spingono i ricercatori più aggressivi e meno rispettosi della dignità dell’uomo ad emigrare verso Paesi dalla legislazione più permissiva.

Forte è infatti la seduzione di padroneggiare la vita e la tentazione di chiedere e osare oltre ogni ragionevolezza. Quindi, l’applauso alla scienza che avanza, non può prescindere dal monito alla scienza, di avanzare solo nel rispetto di una vita che deve essere degnamente vissuta e che, pertanto, deve terminare con la stessa dignità con la quale deve avere inizio, ricordando che non è condivisibile volere una vita ad ogni costo, neanche nell’ambito di una coppia sterile. La vita infatti è innanzitutto un dono: un dono della Natura, per chi è laico; un dono di Dio, per chi è religioso. Come dono, dunque, una vita non può essere pretesa. Ma, senza recar offesa a nessuno e a nessun principio, dobbiamo consentire alla scienza di promuovere questo dono.

I media ci informano di manipolazioni delle costituenti genetiche dell’uomo, in un crescendo che suscita meravigliato stupore per le frontiere raggiunte dalla ricerca. Ma, preso atto delle abilità bioingegneristiche in materia di fecondazione, siamo assaliti poi dallo sconcerto di alcune notizie: a chi lo chiede, c’è chi assicurerebbe figli dal sesso garantito; e se così fosse anche per la domanda di qualche altro attributo del nascituro, per il raggiungimento di scopi oggettivamente non accettabili?

Giovan Battista Vico ci ha insegnato tutto sui corsi e sui ricorsi della storia: sarebbe tollerabile che ricorrano ancora esperimenti di hitleriana memoria, destinati all’ottenimento di una razza scelta, dalle caratteristiche predefinite secondo canoni di egemonia?

Preoccupa dunque sapere di certi esperimenti, coi quali l’umanità si gioca se stessa, essendo complessi gli azzardi esistenziali cui si espone, che non sono solo di natura biologica, ma anche etici, perché riguardano tanto la vita e la dignità della vita sin dagli atti propedeutici alla nascita e fino alla morte, quanto il modo di vivere la vita nell’ottica di una sana conservazione delle specie umana e della sua supremazia sul resto del mondo animale e vegetale.

Tutti chiediamo alla scienza il massimo della propulsione verso le mete più ambite e più ardite, avendo tutti interesse alla migliore delle vite possibili. Dobbiamo però avere contezza del fatto che questo interesse non può travalicare certi steccati esistenziali, nella consapevolezza che possiamo spostarli più avanti solo quando sia stata raggiunta la certezza che, nell’area nuova conquistata dalla scienza nella conoscenza, nulla, assolutamente nulla c’è stato di contrario al bene e al progresso dell’umanità. Si vales, vàleo.

armeno.nardini@bno.eu

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Articolo pubblicato il 06/12/2020