Haters

Internet è anche la savana dei leoni da tastiera

L’orizzonte temporale vede nascere i social network come mezzi di diffusione di contatti e di promozione delle relazioni sociali. Tali sono ancora oggi, dopo una ventina d’anni. Ma, avvezzi ormai a farne uso, la consuetudine ha permesso ad alcuni di trasformarsi in leoni da tastiera. Internet è diventata così anche la savana degli “haters”.

 

Protagonisti di aggressioni e di violenze verbali senza il contraddittorio dell’agone sportivo d’un incontro diretto, che impone di guardarsi negli occhi, a proteggersi dalle possibili ritorsioni per le loro protervie arroganti, per le loro offese umilianti, per i loro insulti ingiuriosi, per le loro oscenità irripetibili con le quali calpestano la dignità dei singoli, gli “haters” usano come scudo lo schermo d’un computer e si nascondono dietro l’anonimato dei pusillanimi, dei vili dall’animo meschino. Liberano così disinvoltamente le loro frustrazioni e non hanno il coraggio di dire le cose in faccia e di metterci la faccia, che hanno spesso come la parte meno nobile della loro smidollata persona.

 

Davanti allo schermo / Leoni.

Nella vita reale / Pecoroni.

 

Con oni a far rima, un altro termine meglio distingue questi leoni dal regno effimero, ma nella circostanza usiamo un poco di quelle regole educative che a loro mancano.

 

I ruggiti degli “haters” stanno diventando una drammatica emergenza sociale. Con tweet discriminanti, sui vari canali comunicativi il linguaggio dei social ridonda spesso di atteggiamenti violenti e trivialità verbali che minano talvolta anche in modo permanente i soggetti più deboli e destabilizzano personalità poco tetragone. Contro questo molto deplorevole mal costume comunicativo si muovono ormai in molti, manifestando un disagio avvertito finalmente anche dalle istituzioni pubbliche. Il nostro Senato, infatti, ha istituito una apposita Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza.

 

Col lodevole intento di riposizionare in qualche modo il ruolo delle piattaforme di comunicazione sociale, un organismo no-profit, Parole O _Stili, cui aderiscono oltre 300 comunicatori, blogger e influencer, ha redatto il Manifesto della comunicazione non ostile. Vi si elencano dieci princìpi ritenuti utili a migliorare il comportamento di chi sta in Rete, affinché questa sia un luogo accogliente e sicuro per tutti. È stato concepito come strumento educativo per un uso responsabile della Rete, in particolare dei social media, ed è scaricabile gratuitamente dal link che segue:

https://paroleostili.it/manifesto/

 

Parole O _Stili ha indetto a Trieste per i giorni 26 e 27 maggio corrente il Festival della comunicazione non ostile, che, per diffondere le pratiche virtuose della comunicazione in Rete e per promuovere una consapevolezza diffusa delle responsabilità individuali, si prefigge di coinvolgere scuole, università, imprese, associazioni e istituzioni nazionali e territoriali. Online e offline possono parteciparvi anche le classi scolastiche. Per iscrizioni e programma può essere consultato il link che segue: https://paroleostili.it/sesta-edizione-2023/

Si vales, vàleo.

 

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Articolo pubblicato il 20/05/2023