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Paura nel mare dei social network

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Nei giorni scorsi, ospite di Lucia Annunziata su Rai 3, il leader di Azione Carlo Calenda ha annunciato una proposta di legge per vietare ai minori di 13 anni la iscrizione ai social network e consentirla a quelli dai 13 ai 15 anni col consenso dei genitori.

Nella Enciclopedia Treccani l'espressione social network identifica un servizio informatico on line che permette la realizzazione di reti sociali virtuali. Strumento tecnologico innovativo, ci consente di comunicare con persone che stanno anche dall'altra parte del mondo, con le quali possiamo condividere foto, video e notizie, stringere amicizie, lavorare e studiare insieme. Con loro, possiamo facilmente interagire. Quindi discutere. Ma anche criticare, provocare, condizionare, influenzare.

Il social network spesso è anche palestra dove molti esibiscono non tanto la forza esplosiva dei loro muscoli allenati quanto la loro capacità anche devastante della offesa gratuita, della ingiuria obbrobriosa, della critica senza costrutto, del dissenso senza senso. Con supporti diversi, convinti del sacrosanto diritto di poter dire tutto e il contrario di tutto, radicato, questo, nella mancanza d’un diretto contradditorio, intorbidano le acque dei social network. Con le amicizie, chieste a chiunque e ottenute spesso da sprovveduti o date loro con leggerezza, trascinano orde di follower a surfare nell’infido mare magnum dell’etere informatico, con la sensazione d’essere sempre sulla cresta dell’onda, anche quando chi sta ben saldo a riva vede certi incauti sprovveduti perdersi, senza ritorno, nel turbine micidiale cui essi stessi hanno contribuito, quando l’onda si rompe senza più portanza.

Il social network è un mezzo assai duttile, che in modo facile e veloce può dispensare informazione e disinformazione, real news e fake news. Sul piano della emotività psicologica, è in grado perfino di coartare i singoli e anche le masse a comportamenti non socialmente condivisibili, contrari all’etica, alla morale, al buon costume, anche raccapriccianti e comunque illegittimi. I neuroni specchio, attraverso le immagini dei telefonini ormai alla portata di grandi e bambini, attivano a compiere i medesimi gesti visionati e quel che è da temere è appunto la emulazione, la ripetitività compulsiva delle azioni malsane, che perdono la loro negatività perché anche altri le hanno compiute: se così fan tutti, perché io no?

L’uso di social network richiede dunque una più che minima attenzione, non disgiunta da un certo equilibrio comportamentale, da una certa maturità: doti che di norma si acquisiscono con l’età. Il Children's Online Privacy Protection Act (COPPA) è la  legge federale degli Stati Uniti che sin dal 1998 richiede agli utenti di avere almeno 13 anni per poter creare un account, cioè registrarsi presso un provider per accedere a un determinato servizio e questa è l’età minima richiesta anche dai media social network più diffusi, quali Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat, che gravitano nell’orbita USA. Anche Tik Tok, piattaforma cinese, richiede l’età minima di 13 anni, ma questo solo sulla versione internazionale. Dal 2018 il Regolamento dell'Unione europea in materia di trattamento dei dati personali e di privacy (GDPR - General Data Protection Regulation) prevede la soglia minima di 16 anni per iscriversi a un social network. Il Codice della Privacy italiano prevede invece l'età minima di 14 anni, ma chi ne ha meno può ugualmente iscriversi, previo consenso dei genitori. La nostra Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza (AGIA) in una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni, a marzo scorso ha chiesto al Governo di alzare il limite dell’età per la iscrizione ai social network e di portarlo a 16 anni, come già fatto in Germania, in Lussemburgo e in Olanda. Nello scorso febbraio, durante il Safer Internet Day, evento promosso tutti gli anni dalla Commissione europea per promuovere un uso consapevole di Internet, Telefono Azzurro ha proposto di innalzare a 16 anni, l'età minima per iscriversi ai social network. In Francia è stata appena approvata una proposta di legge che fissa a 15 anni l’età per iscriversi ai social network.

Insomma, è chiaro che si sente da qualche tempo, in ambiti diversi e in modo sempre più imperioso, l’esigenza di fissare un limite anche alla maturità digitale, con l’obiettivo di tutelare i diritti dei bambini e degli adolescenti. I social network sono ormai diventati parte integrante non di poco conto della loro vita e le analisi del fenomeno evidenziano che nei giovani soprattutto l’uso eccessivo o inappropriato dei social network può avere effetti deleteri sulla salute mentale, può provocare ansia, depressione, isolamento sociale e può avere ricadute negative sulla privacy e sulla sicurezza online. Ben venga dunque una direttiva che fissi per tutti, dappertutto, una età minima per l’accesso all’uso di social network, ma è assai difficile che questa età possa certificare in modo inoppugnabile il raggiungimento del livello di maturità adeguato a gestire in modo consapevole e responsabile la massa estremamente fluida dei dati, fruibili molto liberamente sui social network. A tutti è nota, infatti, la facilità con cui si possono creare accaunt solo formalmente rispettosi delle “regole di ingaggio”, che specie i giovani smanettoni imparano presto a violare, col passaparola.

I genitori d’oggi hanno dunque un nuovo compito, tutt’altro che facile: impartire ai propri figli anche una educazione digitale, coltivando il dialogo e la fiducia reciproca per non sentirsi accusati d’aver violato la loro privacy, se sorpresi a dare una responsabile occhiata ai loro telefonini.

Si vales, vàleo.

 

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Articolo pubblicato il 15/06/2023