Gaza

Folle attacco – Tremenda risposta

Con lapidaria essenzialità, il numero delle vittime, tra morti e feriti, è impressionante e continua a crescere di ora in ora; da solo, contestualizza in modo drammatico un proditorio attacco terroristico su vasta scala, senza precedenti di pari intensità, che da sabato 7 ottobre scorso catalizza le comunicazioni di massa con la diffusione di una quantità di notizie e di immagini forse mai registrata nella storia dei media sia pubblici che privati, anche perché infarcite di falsità e disinformazioni.

Le ostilità sono cominciate nella prima mattina di quel sabato, presso il kibbutz di Re’im, poco distante dalla Striscia di Gaza, dove i miliziani di HAMAS hanno in breve abbattuto, come fossero bersagli mobili d’un tiro a segno da fiera paesana, più di 250 giovani delle varie centinaia in festa nel party notturno organizzato per la solennità ebraica di Sukkot. Nel kibbutz Kfar Aza, prossimo anche questo alla Striscia di Gaza ed anche questo preso d'assalto, i miliziani di HAMAS hanno quindi trucidato una quarantina di bambini, trovati sgozzati, sembra, e anche con la testa mozzata. Scene terrificanti, sui social, danno prova continua della ferocia animalesca dei terroristi. Non si limitano ad ammazzare; lo fanno in modo orrendo anche con l’obbiettivo, forse, di vedere gli israeliani, scampati a morti tremende come quelle di cui sono costretti a prendere atto, fuggir via da Gaza, che occupano illegalmente secondo HAMAS e che HAMAS rivendica come terra propria dei palestinesi.

Pronta è stata la reazione di Israele, che ha risposto con massicci bombardamenti sulla Striscia di Gaza, sui suoi valichi di frontiera, i suoi chek point per il controllo dei transiti e i suoi tanti tunnel clandestini, ben noti ai contrabbandieri, scavati sotto le reti di delimitazione dei confini, e certo sempre usati anche da HAMAS per rifornirsi di armi, munizioni e razzi, sparati dopo l’attacco a migliaia ogni giorno da Gaza su specifici obbiettivi.

Israele ha quindi subito riportato l’inferno a Gaza, da dove era partito, e qui i suoi bombardamenti fanno altri morti e tanti altri feriti e sono agghiaccianti i comunicati che arrivano da Medici Senza Frontiere, organizzazione internazionale che porta assistenza medica dove ce n’è bisogno e che opera in condizioni sempre più precarie lì, dove per altro HAMAS tiene in ostaggio parecchie decine di persone, non tutte israeliane.

HAMAS avrebbe promesso la liberazione degli ostaggi in cambio della liberazione di tutti i prigionieri palestinesi, che sarebbero più di 4.000, detenuti nelle carceri israeliane. Però, un portavoce delle brigate Al Qassam, il braccio armato di HAMAS, pare abbia minacciato che sarà giustiziato un ostaggio per ogni bombardamento su Gaza, se mancherà il preavviso per la evacuazione dei civili e che sarà trasmesso sui social il filmato di ogni esecuzione.

Non ci sarà niente di nuovo, quindi, sotto il sole dell’Islam, perché sui media potrebbero continuare a circolare scene di ammazzamenti perpetrati da HAMAS, orripilanti come quelle di certi terribili sgozzamenti dell’ISIS, organizzazione terroristica islamica anche questa, distintasi in modo inquietante per il ribrezzo delle sue esecuzioni crudeli e sanguinarie.

Quel che più sconcerta è che, nascosti in qualche tunnel di Gaza e custoditi come beni preziosi, sulle cui condizioni non c’è molto da sperare, purtroppo, gli ostaggi potrebbero essere usati anche come scudi umani; agli analisti, infatti, sembra chiaro come a Gaza, dalla guerra si passerà presto alla guerriglia, che costringerà i soldati di Israele ad andare casa per casa a stanare i miliziani di HAMAS, nascosti tra la popolazione civile palestinese. HAMAS sa che soccomberebbe in guerra contro un esercito, che militarmente ha pochi pari e sa che nella guerriglia potrebbe invece dominare, avendola prevista e avendo quindi preparato per tempo nascondigli, trappole e vie di fuga in quella zona tra le più densamente popolate del mondo, dove Israele sa, a propria volta, che avrà molte perdite.

L’attacco del 7 ottobre sta infatti mostrando tutte le caratteristiche di una operazione militare straordinaria, ben diversa da quella che ha portato Putin in Ucraina, ma come questa preparata da tempo con astute modalità, con minuziosa precisione e anche con segretezza tanto assoluta, da sfuggire addirittura alla percezione dei servizi segreti israeliani, tra i più qualificati al mondo. Una operazione così complessa, per altro, bisognevole di pianificazioni non indifferenti, è chiaro anche agli sprovveduti che non poteva essere affrontata da una organizzazione come HAMAS senza il determinante aiuto di una qualificata potenza straniera, che ne condividesse il progetto e non avesse interesse ad esternare la comunanza di intenti. Gli analisti vi vedono non tanto il supporto finanziario del Qatar quanto piuttosto quello militare e logistico dell’Iran.

Baciamo le mani di coloro che hanno pianificato l’attacco contro Israele, ha dichiarato infatti pubblicamente l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, stato molto vicino ad Hezbollah, movimento sciita libanese noto per la sua ostilità nei confronti di Israele. Già nel passato ci sono stati scontri e i gruppi armati di Hezbollah, nei giorni scorsi hanno spedito alcuni missili dal Libano verso il nemico di sempre.

C’è quindi apprensione in Israele per quel che potrebbe succedere a nord, nei pressi del confine col Libano; e c’è preoccupazione anche per quel che potrebbe succedere a sud, per l’esodo verso l’Egitto dei palestinesi che scappano da Gaza verso il Sinai e rischiano di rompere l’equilibrio continuamente instabile in quella penisola.

E crea anche apprensione, nel mondo intero, la esondazione, ultima e forse non ancora ultima, della questione israelo-palestinese, visti gli schieramenti politici sotterranei di certe potenze diversamente grandi, quali gli Stati Uniti d’America, la Russia, la Cina, l’Egitto, la Turchia, interessate con altre, per motivi propri di ciascuna, a quel che nel nostro Medio oriente potrebbe ancora accadere.

Si vales, vàleo.

 

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Articolo pubblicato il 14/10/2023