Fuori Burke! Papa Francesco continua la sua epurazione contro i tradizionalisti
Stemma di Papa Francesco

Il Cardinale Burke verrŕ allontanato da Roma. Continua la crociata di Francesco per imbastardire la Chiesa Cattolica.

Papa Francesco avrebbe dichiarato durante una riunione con i capi dei dicasteri della Curia Romana lo scorso 20 novembre che il cardinale Burke è un suo nemico e quindi gli toglierà l'appartamento e lo stipendio. Questa indiscrezione è stata confermata da diverse fonti, anche se al momento il cardinale Burke non ha ancora ricevuto un atto ufficiale che confermi le parole del Papa. Tuttavia, considerando i precedenti, come il caso del monsignor Ganswein, ex segretario personale di Papa Benedetto XVI, è probabile che le parole del Papa saranno seguite dai fatti. Non sarebbe nemmeno un problema giustificare questa misura dal punto di vista canonico, dato il disprezzo dimostrato da Papa Francesco per le leggi della Chiesa, come nel caso della rimozione dei vescovi dalle loro diocesi.

Il presunto antagonismo del cardinale Burke è diventato negli ultimi tempi una vera ossessione per papa Francesco, ma in realtà il porporato americano è stato nel mirino fin dall'inizio del pontificato, probabilmente perché rappresenta alcuni degli elementi che più infastidiscono il Papa: è statunitense e rappresenta un costante richiamo alla dottrina e alla Tradizione della Chiesa; inoltre, risiede a Roma, a due passi da piazza San Pietro, da dove - penserà il Papa - può "complotto" contro di lui.

Certamente, Burke ha criticato molto chiaramente il concetto di sinodalità, che è diventato ormai un mantra che intende cambiare la natura della Chiesa. Al convegno "La Babele sinodale" dello scorso 3 ottobre, organizzato a Roma dalla Bussola proprio alla vigilia dell'apertura del Sinodo sulla sinodalità, le sue argomentazioni e la polemica diretta con il nuovo prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Victor "Tucho" Fernández, hanno fatto molto rumore. Fernández aveva definito eretico e scismatico il cardinale Burke e coloro che chiedono al Papa di "salvaguardare e promuovere il depositum fidei".

Del resto, richiamare il Papa al suo compito fa parte del dovere dei cardinali e lo stesso Francesco ha più volte incoraggiato (a parole) la parresia. Il cardinale Burke ha sempre respinto con forza l'etichetta di "nemico del Papa" che gli hanno attribuito fin dall'inizio del pontificato, soprattutto dopo aver criticato la posizione del cardinale Walter Kasper che, in preparazione al Sinodo sulla famiglia del 2014, ha esplicitamente invocato l'accesso alla comunione per i divorziati risposati. Burke era in buona compagnia, eppure su di lui si è concentrata una vera e propria campagna di demonizzazione, dipingendolo come il regista di trame occulte contro Papa Francesco.

Già prima comunque, nel dicembre 2013, il Papa aveva provveduto a rimuoverlo come membro della Congregazione dei vescovi, sostituendolo con il cardinale Donald Wuerl, decisamente liberale e, guarda caso, legato all'ex cardinale abusatore seriale Theodore McCarrick. E dopo la partecipazione al libro "Permanere nella verità di Cristo" (che vedeva anche i contributi dei cardinali Caffarra, Brandmüller, Müller e De Paolis), Burke, che è un esperto di diritto canonico, viene rimosso nel novembre 2014 anche dalla carica di prefetto della Segnatura apostolica a cui era stato chiamato da Benedetto XVI nel 2008. Gli viene invece affidata la carica di Patrono del Sovrano Ordine di Malta, un incarico di secondo piano per un cardinale ancora giovane e in attività. Eppure, dopo la firma dei Dubia a seguito dell'Esortazione post-sinodale Amoris Laetitia (2016), continua la "rappresaglia" contro il cardinale Burke che, nel 2017, viene esautorato di fatto dal suo incarico di Patrono dell'Ordine di Malta (ma lasciandogli l'incarico formale), con la nomina di un delegato speciale del Papa: prima il cardinale Becciu e poi nel 2020 il cardinale Tomasi. Pur non avendo più contatti con i membri dell'Ordine e nessun ruolo nell'intero travagliato rinnovo degli Statuti, il cardinale Burke si è formalmente dimesso a giugno di quest'anno, al compimento dei fatidici 75 anni, ed è stato immediatamente sostituito dall'ottantunenne cardinale Ghirlanda: tanto per aggiungere insulto a ingiuria.

E adesso siamo arrivati alla decisione annunciata dal Papa di punire direttamente il cardinale Burke, privandolo del suo appartamento e del suo stipendio. Questa è una misura grave e senza precedenti, che va contro ogni principio legale ed ecclesiastico. Si potrebbe pensare che l'obiettivo vero sia allontanare Burke da Roma, indebolendo così il campo di coloro che resistono alla rivoluzione liberal-progressista in corso, soprattutto in vista di un prossimo Conclave. Ma è anche un avvertimento per tutti coloro che lavorano nella Curia Romana. Sta di fatto che la fine di questo pontificato assomiglia sempre di più, nei suoi metodi, a una dittatura sudamericana che ammicca al modello cinese.

 

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Articolo pubblicato il 06/12/2023