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Voci e cose dal Piemonte
Gianni Agnelli nel trentennale della nomina a Senatore a vita
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 01/06/2021

Nell’anno 1991 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, utilizzando una facoltà datagli dall’articolo 59 della Carta Costituzionale, nomina cinque senatori a vita che “hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

In quel 1991 Cossiga nomina Giovanni Agnelli, laureato in Giurisprudenza, Sindaco di Villar Perosa (Torino) dal 1945 al 1980, Industriale famoso in tutto il mondo grazie alla sua F.I.A.T. e con lui Giovanni Spadolini, Giulio Andreotti, Francesco De Martino e Emilio Paolo Taviani.

Per amor di territorio e per legame della nostra regione con il grande colosso automobilistico F.I.A.T. mi soffermerò sulla bellissima figura di Agnelli.

Gianni Agnelli, chiamato da tutti “l’Avvocato” nonostante non fosse abilitato allo svolgimento della professione forense, nasce nel 1921 da Virginia ed Edoardo, figlio del Senatore e Fondatore della F.I.A.T. Giovanni.

A soli 14 anni rimane orfano di papà a causa di un tragico incidente aereo. Cresce in mezzo alla nobiltà e all’aristocrazia europea. Frequenta il Liceo Classico “Massimo d’Azeglio” di Torino, va negli Stati Uniti per iniziare ad apprendere le nozioni necessarie ad un buon imprenditore.

Rientra in Italia durante il periodo bellico e nel 1940 entra alla Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo (Torino) da cui esce Sottotenente. Viene assegnato al 1 Reggimento “Nizza Cavalleria” ed inviato al fronte con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia dove resta per circa un anno. Rientrato in patria viene comandato al Reggimento Cavalleggeri di Lodi dove comanda uno squadrone e con il quale va in Libia. Viene insignito della Croce di guerra al valor militare con la seguente motivazione: “Comandante di coppia di autoblindo in azione di ricognizione, ripetutamente mitragliata da bassa quota da numerosi apparecchi nemici reagiva tenacemente, continuando nell'azione malgrado che il suo mezzo fosse stato colpito ed immobilizzato. Rientrato alla base ne ripartiva per continuare la missione, raggiungendo per primo e interrompendo una importante rotabile”. (13 febbraio 1943)

Nonostante il servizio alla nazione riesce a sostenere gli esami e consegue la laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Torino.

A guerra finita Gianni capisce che deve darsi da fare per onorare il suo cognome e per aiutare le tante famiglie torinesi in difficoltà e ristrettezze economiche. Inizia a lavorare nella dirigenza dell’F.I.A.T. ed apprende da tutti qualcosa. Nel 1947 prende la presidenza della Juventus, grande passione di suo padre Edoardo.

Nel 1953 sposa la Principessa Marella Caracciolo di Castagneto, appartenente ad un ottimo casato partenopeo e dieci anni dopo viene nominato Amministratore Delegato della F.I.A.T. Nel 1966 Vittorio Valletta, presidente della F.I.A.T., propone all'assemblea degli azionisti di portare Gianni alla presidenza aziendale restituendo così il massimo grado alla Famiglia Agnelli. Così è.

La F.I.A.T. – sotto la guida di Gianni Agnelli – passa molti momenti di gioia ma anche molti momenti bui. Le grandi aziende sono tutte così e gli imprenditori di successo si distinguono proprio dal modo nel quale affrontano questi altalenanti momenti.

La forte personalità di Gianni Agnelli porta molti importanti personaggi italiani ad affidargli prestigiosi incarichi: Presidente dell’Esposizione Internazionale del Lavoro nel 1961, Ugo La Malfa, segretario nazionale del Partito Repubblicano lo vuole portare in Parlamento nel 1976 ma l’Avvocato rifiuta per seguire la sua azienda.

Ottiene anche molte decorazioni. Gli vengono attribuite una Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-1943, la già menzionata Croce di Guerra al Valor Militare. Viene nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Cavaliere del Lavoro e gli viene data la Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte.

Tornando alla sua nomina a Senatore a vita ricordo due esternazioni colte e pungenti tipiche della sua verve tutta piemontese.

Ai giornalisti che, durante un incontro, lo chiamano ripetutamente “senatore” Agnelli risponde: “non chiamatemi senatore. Ogni volta che sento questa parola penso a mio nonno, che per me e la famiglia è tutto. Il senatore è lui. Il mio nome d'arte è avvocato Agnelli, ed è giusto così”.

E, sempre in un’intervista, Gianni Agnelli ha dichiarato: “io non ho nessuna passione per la politica e per i politici. Riconosco che è un'attività necessaria e anzi che, almeno in teoria, è la più nobile di tutte, quella che gestisce gli interessi della polis, della comunità. Ma non mi piace l'inevitabile parzialità dei partiti e l'altrettanto inevitabile egoismo di chi li guida”.

I Senatori a vita sono stati pensati dai Padri Costituenti per portare lustro e prestigio alla nazione e la nomina di Gianni Agnelli sicuramente ha onorato questi aulici ideali. Ricordarlo a 30 anni da quel giorno è importante per trasmettere alle giovani generazioni che nulla è impossibile quando si fa bene il proprio dovere.

Gianni Agnelli non è stato solo un grande torinese ma un apprezzato e stimato italiano che ha portato la “piemontesità” in Europa e nel mondo.

Andrea Elia Rovera

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