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Cronaca Nazionale
L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Carlo Mariano Sartoris: Le libertà perdute: memorie e riflessioni al tempo del green pass
Uno sguardo verso modi e abitudini barattati con altro nell’andare del tempo
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 03/10/2021

Ottobre 2021: CoViD-19, non ancora sazia né vinta, in un paio d’anni ha dettato nuove regole e imposto severi limiti a una libertà individuale già sminuita, allineando governi e sudditi in una nuova era di indorate servitù.

Noi di una certa età, nati in tempi più liberi, abbiamo assistito attoniti all’avanzare della pandemia e al dilagare di restrizioni e obblighi, piangendo le recenti libertà negate, aggiunte a tutte quelle che, strada facendo, hanno scandito il tragitto della nostra vita. Limitazioni sempre accolte con dubbi e sospetti mai sopiti.

Vincoli e limiti di nuova e vecchia data: balzelli sanciti per sanare inattesi disastri e poi mai rimossi; decreti al ribasso per indefiniti disegni del potere, per oscuro servilismo, per manipolare i costumi della società, per burocratica tirannia e per altri imbrogli figli del tempo che va. Ordini spacciati per sicurezze, per progresso e civiltà.

Nell’insieme, molte maniere e buone norme di tempi da poco andati, si sono perse in fretta, sacrificate all’incidere di una popolazione in costante sviluppo, soggetta a mutazioni e aggiornate regole. In questa vorticosa corsa del progresso cosa abbiamo perso e cosa guadagnato?

Ad esempio, nel lessico c‘è stato un forte mutamento. Forse era solo effetto della censura, ma nei programmi in bianco e nero, così come nella commedia e nel neorealismo del cinema italiano, l’esprimersi blasfemo, scurrile e sguaiato era bandito d’ufficio. Anche in casa e per la strada il colloquiare era più misurato, talvolta più forbito, sovente dialettale, schietto o divertito.

Non è che prima fosse tutto rose e fiori, ma sempre più l’intercalare bieco fa parte del linguaggio usuale, al chiuso e per la strada, quanto in tv o al cinema: diapositive di una volgarità acquisita e svincolata da regole di civica condotta. Cattivi esempi che fanno audience & sorrisi a buon mercato, ma non è che ci si capisca meglio adesso, anzi, ci si fraintende spesso.

Oggi, taluni dialetti sono in via di estinzione, la padronanza dei 250.000 vocaboli della lingua italiana si è ristretta a una media di 2000 parole d’uso quotidiano, però: molto inglese storpiato e molte licenziosità in più appagano chi vuol darsi un certo www.tono.com anche in casi di pubblica adunanza.

Per quanto riguarda il sesso, noi generazioni poco “gender”, ma più sentimentali e forse un po’ più timide, all’amore l’abbiamo fatto lo stesso e senza paura dell’AIDS, ed è stata una gran bella libertà. Si scrivevano lettere d’amore e dolci poesie, ci si dedicava un’armonica canzone. Oggi: faccine, cuoricini, TVB e qualche Gif pigiano nel minimo ogni sentimento. Nei testi di Sanremo: alcol, droga e immondizie musicali.

All’opposto di quel che si crede, c’era già posto per le diversità, per storie vecchie come il mondo. Non vi era più omofobia di quanta ce ne sia adesso; più riserbo e nessuno sfarzoso raduno di piazza LGBT, invece sì.

Vi erano meno tensioni per il mondo e viaggiare in libertà non presentava grandi rischi, in genere si incontrava l’ospitalità di semplici genti pacifiche e curiose. Nessuna coda negli aeroporti allora, nessun controllo. Poi fu l’11 settembre 2001 e niente è stato più lo stesso. Il terrorismo, tutt’altro che vinto, ha imbrigliato molte libertà, abituandoci a un dovuto controllo.

In fondo, un po’ di fede non fa danno, ma millenari gesti evocativi, come segnarsi davanti alla chiesa o concedersi una messa, sono andati a decadere insieme a tante icone sacre: crocefissi rimossi dai luoghi pubblici per riverire i capricci dell’Islam, che pur esaudito, non ricambia altrove la cortesia. Cosa ha preso il loro posto?

Si cantava nelle piazze e nelle vie, e si giocava gioiosi nei cortili a quell’epoca più serena e tollerante. Ci si spostava molto a piedi, mentre la bicicletta era mezzo diffuso per diporto, per studio o per lavoro. Si era tutti snelli noi giovani di allora, niente tivù, poco divano, molto movimento.

Un giovane trovava facilmente lavoro, assunto anche a mezza giornata. Si imparava un mestiere e poi un altro in un’Italia miracolo economico attiva e propositiva. Da ogni cortile della città salivano odori e rumori di tante attività. Oggi silenzi; le saracinesche chiuse rendono grigie e buie le vie, manifesto di un lavoro smarrito, malattia della nostra società.

A spasso con la fidanzatina per le vie della città non implicava grandi rischi. Molti parchi erano accessibili a tutte le ore. Era normale appartarsi su qualche panchina, senza l’incubo dello stupratore, senza spacciatori a impestare l’ambiente, né siringhe in terra. C’è da dire che l’eroina circolava eccome, ma in modo meno sfrontato di quanto sia adesso. Uno spinello invece, credo che ce lo siamo fatto quasi tutti, i più, capaci di fermarsi, non andare oltre.

Monello di periferia in quella Torino anni 60, confesso che non mancavano risse e scazzottate di quartiere, ma vi era un’etica non scritta: era raro infierire sul perdente. Le armi da taglio erano rarità, la pistola, un’esclusività della “mala” vecchio stampo che, tra fumo e biliardo, parlava in piemontese al Bar sport. Ogni tanto assaliva una banca, ma non dava fastidio alla gente del quartiere.  

Con l’andare della prudenza, abbiamo perso l’usanza di viaggiare in l’autostop.  Le escursioni in montagna erano sport a basso costo piacevole e diffuso. Oggi si fa jogging e fitness, si va in palestra con il SUV per far cyclette e tapis roulant col computer conta passi, grammi e battiti. Fuoristrada fermi davanti alle scuole. Le mamme aspettano i marmocchi firmati: scuola di nuoto, di danza, di tennis… Poi saranno al sicuro davanti alla PlayStation. Poco il tempo per un libro d’avventura.

Nell’era del Covid, la politica dispone e i media aggiornano su vaccini, tamponi, green pass… no vax. Il dissenso sgorga dai social, dall’esercito di improvvisati attivisti. Qualche lustro fa il servizio militare era un obbligo, così come quel vaccino pentavalente nel petto delle reclute. L’unica protesta ammessa era uno svenimento. Qualcuno non si è riavuto più.

In pochi amavano partire per “la naja”, ma 12 mesi dopo ci si congedava più maturi e consapevoli di sé, dello Stato, della bandiera. Abolirla, forse è stato un bene, o forse manca quello spirito di gruppo: tutti uguali all’alzabandiera.

Si fumava dappertutto, nessuno ci trovava da ridire. Altresì, perdere il vizio è stato un passo avanti per la salute, ma ora è un reato dentro un paradosso. Viviamo in città dall’aria irrespirabile, l’atmosfera è zeppa di gas serra, ma altri divieti tardano a ritoccare il nostro stile di vita.

Si usava quasi e solo il denaro contante, ed era una certezza. Oggi le card elettroniche che sanno e hanno tutto di noi, concedono prelievi sempre minori. E se un giorno non sortissero più niente per qualche causa contingente? Intanto, dal 2009 un oscuro Satoshi Sakamoto, inventore del Bitcoin, ha visto riconosciuta la sua criptovaluta. Qualcuno è diventato ricco in un istante su un che d’inesistente…

Siamo stati sedotti da suadenti persuasioni, accettando di tutto. Lamentarci per ipotetici complotti a base di green pass è un controsenso, un nervosismo passeggero. La nostra privacy è spalmata nel Web in cambio di un “mi piace”, di un Ok ai cookies. Le telecamere seguono i nostri volti, i nostri spostamenti. Telefonate registrate, localizzatori GPS nelle vetture, presto microchip sotto la pelle… Tecnologia 5G, Google Maps: orecchie e occhi puntati su tutti; migliaia di satelliti oltre l’atmosfera avvolgono il Mondo. Cosa sarà mai un ghirigoro in più che certifica (forse) solo un vaccino?

Lo sa di certo l’iPhone… Il nostro nuovo cervello Web: traffico, percorsi, trend della borsa, articoli stampa, previsioni meteo: allerta rossa, grandine e poi, bolla africana, temperature fuori stagione, siccità…

Avevamo quattro stagioni, aria buona, il ciclo dell’acqua e gli alisei. Pochi ingredienti per la vita di questo magico Pianeta. Oggi urge evitare l’Olocausto ambientale! Ma i leader del mondo “bla bla-bla”, sono i primi ostaggi del mostro che hanno creato, troppo liberi di depredare la Terra nel nome del progresso illimitato. Benessere, velocità, prossimo turismo oltre l’atmosfera…

Cosa abbiamo perso?

Cosa guadagnato?

Civico20News

Carlo Mariano Sartoris

        Redattore

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