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Cronaca Nazionale
Taranto -Tavolo permanente per l'ex Ilva
Più di 750 lavoratori giunti da Taranto hanno manifestato davanti al Ministero
Articolo di Vito Piepoli
Pubblicato in data 23/01/2023

Si vuole creare un polo siderurgico green che sia di riferimento per l’Europa con le giuste garanzie per la città di Taranto, è quanto annunciato dal Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso nell’incontro a Roma sul futuro dell’ex Ilva, con i vertici dell’azienda Invitalia, gli amministratori locali e i sindacati, confermando l’aumento di capitale da parte dello stato in Acciaierie d’Italia.

 

“Questo tavolo che sarà un tavolo permanente e continuativo accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale con la finalità anche e non solo di siglare poi un accordo di programma per la reindustrializzazione dell’area di Taranto” ha riferito Urso, confermando una convergenza di idee con l’azienda e le istituzioni interessate, Regione Puglia, Regione Liguria e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

 

Che il sito pugliese stia andando verso la riconversione, la decarbonizzazione d’accordo con Invitalia, lo ha confermato anche il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè presente insieme all’amministratore delegato Lucia Morselli che ha confermato il progressivo aumento di produzione (5 milioni di tonnellate entro il 2025).

 

“Riguardo all’area a caldo, l’abbiamo difesa anch’essa sempre e anche a livello giudiziario ci hanno sempre dato ragione. Facciamoci una ragione del fatto che l’area a caldo di Taranto è la più pulita d’Europa. E quindi forse del mondo. E l’area a caldo - ha aggiunto la Morselli - resterà comunque anche con la decarbonizzazione, perché la conversione a forno elettrico non significa che sparisce l'area a caldo”.

 

Tutto questo mentre più di 750 lavoratori giunti da Taranto, manifestavano davanti al Ministero. I sindacati allarmati dal decreto hanno chiesto certezze perché le risorse non finiscano all’attuale socio di maggioranza Mittal, senza che siano risolti i principali problemi dell’azienda, dalla salute dei lavoratori, al rientro dalla cassa integrazione.

 

E quindi con i sindacati è scontro aperto. Durissima la Fiom Cgil: “Avvieremo un pacchetto di ore di sciopero per tutto il gruppo”, ha commentato il segretario Michele De Palma che non esclude iniziative legali per modificare il decreto.  Sulla stessa linea la Uilm: “Dell’accordo di programma non sappiamo che farcene”, ha dichiarato il segretario Rocco Palombella. Più cauta è la Fim Cisl: “Ancora troppe incertezze, bisogna accelerare sul rilancio produttivo”.

Mentre per Europa Verde, rappresentata in un comunicato da Fulvia Gravame, Co-portavoce regionale, Eliana Baldo, Co-portavoce cittadina, Fabiano Marti, Assessore alla Cultura del Comune di Taranto e Antonio Lenti, Consigliere comunale si tratta di un inquietante déjà-vu, come hanno espresso in una nota stampa.

Si dicono sgomenti e indignati per la pervicacia con la quale Lucia Morselli, amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, continua a presentare proposte distruttive per la città, dopo l’iniezione di risorse pubbliche, ben 750 milioni di euro, che consentono di superare i maggiori costi dell’energia e delle materie prime – si legge.

Il management di Acciaierie d’Italia, stando alle dichiarazioni della Morselli, intende investire negli impianti che ritiene fondamentali per il rilancio della fabbrica; tali impianti sono: il rigassificatore, il dissalatore, energie rinnovabili e riapertura del cementificio per smaltire la loppa, uno dei sottoprodotti della siderurgia. 

Fermo restando che si dichiarano a favore delle rinnovabili da sempre, considerano  un pericolo per la salute e per l’ambiente gli altri “desiderata” del management di Acciaierie d’Italia. 

Secondo i firmatari della nota, il management di Acciaierie d’Italia sembra convinto di poter disporre del territorio tarantino senza tener conto dei dati sulla salute dello Studio Sentieri e dell’Oms.

Sempre secondo gli stessi, il management di Acciaierie d’Italia ha un atteggiamento predatorio che conferma la dichiarazione dell’ONU secondo la quale Taranto è “Terra di sacrificio”.

Si tratta di proposte inaccettabili da rispedire al mittente e precisano che l’unico accordo di programma accettabile per Europa Verde è quello per la chiusura dell’area a caldo, punto programmatico previsto da Ecosistema Taranto, seguendo lo stesso percorso attuato a Genova, a Bilbao e nella Ruhr.

Inoltre al fine di attuare il percorso di diversificazione dell’economia locale che è l’obiettivo del programma di Ecosistema Taranto, occorre che sia portato avanti un confronto approfondito che coinvolga le categorie danneggiate dall’inquinamento come gli operatori turistici, i mitilicoltori, gli allevatori e in generale chi lavora nel settore agroalimentare e le associazioni più attive sul tema della riconversione ecologica e del cambiamento culturale.

Infine ribadiscono che il Decreto n° 2/2023 è un vero e proprio Salva ILVA, visto che prevede norme scandalose, un’amplissima immunità penale e la modifica della normativa sul sequestro al fine di rendere possibile sempre l’attività produttiva.

Esprimono anche un forte rammarico per il fatto che i consiglieri comunali di destra, durante il question time di lunedì, abbiano negato il problema e dichiarato che non intendono opporsi al suddetto decreto, sottolineando che i consiglieri comunali, espressione di un partito di governo, a Taranto non intravedono alcun problema nel decreto in questione.

E prendendo atto di questo con indignazione dichiarano che continueranno a lottare contro l’ennesimo Salva Ilva, a Taranto e in parlamento, grazie ad Angelo Bonelli e agli altri parlamentari e invitano la cittadinanza e gli studiosi a perseverare in questa battaglia mettendo in campo una forte mobilitazione.

 

 

 

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