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Cronaca Nazionale
Carabinieri trucidati nell'eccidio di Malga Bala
Una strage partigiana ai danni di 12 uomini colpevoli di essere Carabinieri a servizio della Patria.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 28/03/2023

Tra poco meno di un mese il nostro paese celebrerà l’Anniversario della liberazione d’Italia, istituito il 22 aprile 1946 per celebrare “la totale liberazione del territorio italiano” come recita il Decreto Legislativo Luogotenenziale numero 185 del 1946 a firma del Re Umberto II. L’idea di tale festività è da attribuirsi al democristiano Alcide De Gasperi.

La cosa singolare di questa festività è che – sin dalla data della sua istituzione – ha diviso la popolazione in quanto milioni di italiani non hanno mai accettato che si celebrassero una festa ed una fazione politica, quella di Sinistra, che tante mattanze brutali ha compiuto.

Una di queste, l’ultima in ordine di tempo, è sicuramente quella conosciuta come Eccidio di Malga Bala dove sono stati ammazzati 12 Carabinieri arruolatisi nella Guardia Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana per svolgere “compiti di polizia interna e militare”.

Il quadro storico della vicenda va inserito nella guerra civile scatenatasi dopo l’Armistizio di Cassibile avvenuto l’8 settembre 1943 per mano di un governo italiano dimesso e dimissionario che ha firmato una discutibile resa incondizionata agli Alleati.

Dieci giorni dopo l’armistizio, il 18 settembre, le Truppe Tedesche occuparono militarmente Trieste dando vita alla Zona d’operazioni del Litorale adriatico - formata da Trieste, Gorizia e Lubiana – e la Zona d’operazioni delle Prealpi – formata da Trento, Bolzano e Belluno. Entrambe queste zone operative appartennero al Reich di Adolf Hitler sino al mese di maggio del 1945.

Nei mesi immediatamente seguenti al settembre 1943 i partigiani italiani, con la collaborazione di quelli jugoslavi, iniziarono ad attaccare la popolazione civile e quella militare con lo scopo – a loro dire – di liberare il territorio dall’invasione illecita degli uomini del Terzo Reich.

Le Truppe Tedesche non si sono lasciate intimorire e, tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944, hanno dato vita ad un vero e proprio presidio militare fondato su personale della Guardia Nazionale Repubblicana nelle località di Brezzo di Sotto, a difesa di una centrale idroelettrica, e a Tarvisio, a servizio delle miniere di piombo e zinco.

A servizio di queste due piccole roccaforti militari 12 uomini precedentemente in servizio presso il corpo dei Carabinieri Reali. A comando di questo valoroso gruppo di Guardie il Vicebrigadiere Dino Perpignano.

L’archivio storico dell’Arma dei Carabinieri a tal riguardo scrive che “la sera del 23 marzo 1944, il Vicebrigadiere Perpignano, comandante del distaccamento ed il Carabiniere Franzan si erano recati in paese e, sulla strada del ritorno, vennero aggrediti da due partigiani, Socian e Zvonko, mentre la caserma era già circondata da altri partigiani, rimasti nascosti.

Il commando, successivamente, catturò i due Carabinieri di guardia alla centrale ed entrò all’interno della caserma. Il commando partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma, si incamminarono lungo un percorso tutto in salita, nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala”.

Il racconto procede poi con la spiegazione di come è effettivamente avvenuta la mattanza. L’ufficio storico dell’Arma dei Carabinieri notifica infatti che la mattina del 25 marzo 1944venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo dell’eccidio, un casolare sito su un pianoro, Malga Bala appunto, dove il Vicebrigadiere Perpignano e gli altri militari vennero uccisi”.

I partigiani non ebbero neppure la pietà di dare sepoltura agli uccisi ed infatti, il 2 aprile 1944, una pattuglia di soldati tedeschi ne ha rinvenute le salme. Detti corpi hanno ricevuto una cerimonia funebre in data 4 aprile 1944, dopo il dovuto e doveroso riconoscimento delle salme, e sono stati tumulati in località Manolz di Tarvisio.

I nomi dei Caduti dell’Arma dei Carabinieri trucidati a Malga Bala sono:

Vicebrigadiere Perpignano Dino, Carabiniere Dal Vecchio Domenico, Carabiniere Ferro Antonio, Carabiniere Amenici Primo, Carabiniere Bertogli Lindo, Carabiniere Colsi Rodolfo, Carabiniere Ferretti Fernando, Carabiniere Franzan Attilio, Carabiniere Ruggero Pasquale, Carabiniere Zilio Adelmino, Carabiniere Ausiliario Castellano Michele e Carabiniere Ausiliario Tognazzo Pietro.

Il 27 marzo del 2009, l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha conferito a tutti e dodici i Carabinieri uccisi la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull’altopiano di Malga Bala. Imprigionato all’interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell’onore e del dovere, spinto fino all’estremo sacrificio”.

Il 25 aprile è anche, e soprattutto, questo. Far finta che questi atti non siano mai avvenuti non solo è scorretto ma è anche irrispettoso dei Caduti e delle loro famiglie.

Torneremo senz’altro sul tema.

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