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Stiamo davvero vivendo un’emergenza climatica?
Articolo di Luca Rosso
Pubblicato in data 07/06/2023

Il tema dell’emergenza climatica si trova ormai da tempo in primo piano tra quanto viene regolarmente proposto dal mondo politico e puntualmente riflesso dai suoi organi d’informazione ufficiali.

Dando ascolto acriticamente a queste suggestioni, si sarebbe indotti a ritenere di essere sull’orlo della più grande catastrofe di ogni tempo, seconda forse unicamente al diluvio universale di biblica memoria.

Avendo, tuttavia, a cuore il noto principio del “più se ne sa, meglio è”, viene spontaneo cercare di capire meglio la reale entità dei fatti in discussione. È così che ci si imbatte in alcuni fattori di riflessione a mio avviso per nulla secondari, anche se, come sovente accade, diligentemente osteggiati da varie parti.

Come ad esempio La “Dichiarazione Mondiale sul Clima (WCD)”, che ha riunito una grande varietà di scienziati competenti provenienti da tutto il mondo, che per sommi capi propone i seguenti punti di riflessione:                            

1) I fattori naturali e antropici causano il riscaldamento? L'archivio geologico rivela che il clima della Terra è variato da quando esiste il pianeta, con fasi fredde e calde naturali. La Piccola Era Glaciale si è conclusa solo nel 1850. Non è quindi una sorpresa che ora stiamo vivendo un periodo di riscaldamento.

2) Il riscaldamento è molto più lento di quanto previsto. Il mondo si è riscaldato molto meno di quanto previsto dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change -Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) sulla base dei modelli di forzatura antropica. Il divario tra il mondo reale e quello modellato ci dice che siamo ben lontani dal comprendere il cambiamento climatico.

3) La CO2 è il cibo delle piante, la base di tutta la vita sulla Terra. La CO2 non è un inquinante. È essenziale per tutta la vita sulla Terra. Una maggiore quantità di CO2 favorisce la natura, rendendo più verde il nostro pianeta. L'aumento di CO2 nell'aria ha favorito la crescita della biomassa vegetale globale. È anche redditizia per l'agricoltura, aumentando la resa delle colture in tutto il mondo.

4) La politica climatica si basa su modelli inadeguati. I modelli climatici presentano molte lacune e non sono neanche lontanamente plausibili come strumenti politici. Non solo esagerano l'effetto dei gas serra, ma ignorano anche il fatto che l'arricchimento dell'atmosfera con la CO2 è benefico.

5) La politica climatica deve rispettare le realtà scientifiche ed economiche. Non esiste un'emergenza climatica. Pertanto, non c'è motivo di panico e di allarme. Ci opponiamo fermamente alla dannosa e irrealistica politica di azzeramento delle emissioni di CO2 proposta per il 2050. Puntate sull'adattamento invece che sulla mitigazione; l'adattamento funziona qualunque siano le cause.

Il documento conclude poi con la seguente esortazione di carattere generale: «Il nostro consiglio ai leader europei è che la scienza dovrebbe impegnarsi per una comprensione significativamente migliore del sistema climatico, mentre la politica dovrebbe concentrarsi sulla minimizzazione dei potenziali danni climatici, dando priorità alle strategia di adattamento basate su tecnologie comprovate ed accessibili.»

(fonte: https://clintel.org/world-climate-declaration/)

Orbene, come puntualmente si constata, quando appare un’iniziativa che si pone fuori dalla narrativa imperante, anche questo documento è stato fatto oggetto di attacchi e tentativi di sfatamento, tutto correlato da copiose argomentazioni, di carattere, mi pare, più denigratorio che scientifico.

Non siamo certamente in grado di stabilire qui chi ed in quale misura abbia ragione ad affermare ciò che afferma. Da profani, non si può tuttavia evitare di constatare il crescente catastrofismo con cui i fatti climatici stanno venendo trattati, allarmismo che si è fatto progressivamente più insistente e sta ora raggiungendo livelli di parossismo mai visti prima.

Tutto ciò ha il solo ed unico effetto di generare paura diffusa e, come noto, la paura fa perdere lucidità e capacità di analisi obiettiva, per cui si tende a cercare protezione in chiunque si presenti sulla scena con la minima parvenza di soluzione e dargli credito, per quanto strampalata o priva di fondamento scientifico questa iniziativa possa essere.

Si fa leva sulla paura e sulla perdita di lucidità, per far passare qualsiasi iniziativa, anche se non direttamente correlata alla soluzione del problema in corso, ma fatta passare come tale, alla ricerca del consenso da parte della pubblica opinione.

Al di fuori delle chiacchiere da salotto, che si possono più o meno diffusamente ascoltare, non mi è noto con certezza se esistano o meno motivi specifici alla base di questa necessità di creare paura diffusa.

Non posso esimermi dal constatare quanto, tuttavia, ciò avvenga ormai sistematicamente da parte sia della narrativa corrente, che della cosiddetta controinformazione. 

Desidererei pertanto invitare quanti, per raggiunta maturità ed esperienza personale, abbiano la possibilità di continuare ad analizzare fatti e circostante in maniera quanto più possibile libera ed autonoma, a farlo, senza lasciarsi trascinare nel vortice della paura e della preoccupazione, generato da quanti, per qualche ragione, hanno interesse a far sì che la gente perda di lucidità ed obiettività.

Il mondo funziona esattamente come deve funzionare e gli avvenimenti che vi si verificano avvengono esattamente come devono avvenire, al fine di creare le giuste basi di esperienza affinché l’essere umano arrivi finalmente e prendere coscienza di se stesso e della sua reale collocazione all’interno dell’omeostasi della vita e recuperi così il suo senso di responsabilità nei confronti del mondo che abita e che alle sue cure è stato affidato.

                                                                                          luca rosso

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