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Piazza Borromini e dintorni, a Torino, fra Madonna del Pilone e Borgo Po
Passeggiate agostane torinesi
Articolo di Ezio Marinoni
Pubblicato in data 22/08/2023

Piazza Borromini è, allo stesso tempo, un quadrivio ed uno spartiacque urbano: segna ideali confini fra Vanchiglia e Borgo Po, divisi dal fiume e dal ponte; fra Borgo Po e Madonna del Pilone; fra la pianura e la collina di Torino. Il quadrivio, formato dal ponte sul Po e dal perpendicolare corso Gabetti che sale verso la Val San Martino, è tagliato da corso Casale.

Dedicata a un grande architetto (1), la piazza è chiusa sui lati da due scenografici palazzi eclettici, di cui il sinistro si conclude con una torretta a cuspide.

Al centro della piazza sorgeva la Casa del Dazio, poi abbattuta, ritratta in una cartolina degli Anni Dieci del Novecento, presente nell’archivio storico GTT con la sovrascritta “Torino – Barriera di Casale”. L’edificio era molto simile ad un altro e pressoché identico che, con natura e destinazioni diverse, è tuttora presente in corso Moncalieri, là dove rappresentava la Barriera di Piacenza al tempo dei dazi.

Appena oltre piazza Borromini, in corso Casale 56, si trova l’ex Ricovero di Mendicità, che poteva ospitare fino a 400 persone anziane, bisognose di assistenza e prive di mezzi.

Con una messa celebrata dall’allora Vescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, il 3 ottobre 2018 è stata restituita ai torinesi la pertinente chiesa di Maria Janua Coeli. Dal 2017 la casa di riposo per anziani è diventata la R.S.A. Carlo Alberto, amministrata dalla Cooperativa Quadrifoglio di Pinerolo che, dopo aver ottenuto dal Comune di Torino la gestione per 30 anni, ha curato i lavori di ristrutturazione. Nella chiesa, a settembre 1953, ha celebrato una messa il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, che nell’ottobre di cinque anni dopo diventerà Papa Giovanni XXIII. Tutto il complesso è un significativo esempio di architettura per l'assistenza della prima metà dell'Ottocento: istituito nel 1837, l'edificio viene costruito intorno al 1840 su progetto dell'ingegner Borella, mentre la chiesa è un progetto coevo dell'architetto Blachier.

Emilio Borbonese (2), nella sua Guida di Torino, ne scrive così: «Questo benemeritissimo istituto venne fondata nell’anno 1838, con lo scopo di bandire la mendicità dalle vie di Torino. Se lo scopo, pur troppo, non si raggiunge che imperfettamente, non è a darsene carico agli amministratori, che vi lavorano con tutto zelo e con sentimento di vera carità» (pag. 343).

Corso Gabetti (3), che inizia dalla piazza Borromini, era il tratto terminale della linea tranviaria n. 3, ideata come metropolitana leggera di Torino nel 1989, in un progetto mai completato di riassetto dei trasporti pubblici e privati. Dismesso questo tratto tranviario per carenza di motrici, da qualche anno sui binari ha preso forma l’esperimento sociale denominato Precollinear Park, finalista nel 2022 al New European Bauhaus. Si tratta di un parco urbano lineare, un nuovo spazio aperto alla comunità, con il sogno di trasformare una struttura (che ai tempi della costruzione ha fatto molto discutere per la cementificazione e la divisione in due di corso Gabetti con una vera e propria trincea) abbandonata da GTT in un parco in divenire, accessibile a tutti. La attuale linea 3 non raggiunge più la collina ed il suo capolinea si attesta in corso Tortona angolo corso Belgio. In questo modo, con il lavoro dei volontari, l’area è stata curata e ricreata, con due spazi ricreativi: uno in piazza Hermada, con una piccola biblioteca a disposizione, e uno nello spazio fra via Moncalvo e piazza Gozzano. Ed è nata una piccola High Line a terra, una passeggiata lunga 500 metri, in un lieve e dolce dislivello, dove incontrarsi, far giocare i bambini e godersi un po’ di natura.

Nel clima rarefatto di questo inizio di collina, piazza Gozzano è dedicata al poeta crepuscolare che ha immortalato così la nostra città nei suoi versi:

«Come una stampa antica bavarese

vedo al tramonto il cielo subalpino…

Da Palazzo Madama al Valentino

ardono l’Alpi tra le nubi accese…

È questa l’ora antica torinese,

è questa l’ora vera di Torino…».

Oggi un elegante palazzo definisce la piazza, con la collina come fondale. In passato, era la porzione civile di un fabbricato industriale, la Manifattura Ghidini: un ampio complesso manifatturiero, con adiacenti giardino, portineria e villa di delicati modi tardo-neoclassici risalenti agli anni '60 dell'Ottocento.

Sullo stesso lato, un moderno edificio ospita comunità torinese delle Suore di N.D.  del Cenacolo, religiose apostoliche ignaziane; la loro casa originaria aveva sede in un edificio eclettico e liberty in corso Massimo d’Azeglio angolo corso Vittorio Emanuele II, abbattuto per far posto a un moderno condominio dalla particolare forma esterna.

Corso Gabetti si conclude, dopo l’attraversamento di corso Quintino Sella, nella raccolta piazza Hermada. Sul corso, sia a destra che a sinistra di questo incrocio, ritroviamo parti restanti del muro della cinta daziaria, sopravvissute alle demolizioni.

Piazza Hermada è un altro luogo di confine, che separa Madonna del Pilone da Borgo Po. E da qui inizia la collina, a partire dall’antico Ponte Trombetta; l’area verrà stravolta, e il ponte eliminato, per fare spazio alla piazza, edificata negli Anni Venti, quando viene interrato il rio che scorreva sotto il Ponte Trombetta. Si racconta questo nome derivasse dall’abitudine, da parte delle carrozze che attraversavano il piccolo e stretto viadotto, di usare il segnale acustico di bordo per avvisare del loro passaggio.

I locali di una moderna osteria ospitavano un ristoro con stallaggio per i viandanti e i commercianti che, dalla campagna e dalla collina, venivano a vendere i loro prodotti, con carri e calessi: per entrare in città dovevano varcare, pagando un tributo per le merci trasportate, la cinta daziaria che allora correva lungo l’intero corso Quintino Sella.

A destra di piazza Hermada si incontra via Luisa del Carretto. Qui, in un ambiente agreste, sorgevano stabilimenti di produzione cinematografica che hanno dato lustro a Torino, quand’era capitale anche della pellicola. E questa è un’altra storia!

Note

(1) Francesco Borromini, nato Francesco Castelli (Bissone, 27 settembre 1599 – Roma, 3 agosto 1667), operante in gran parte a Roma, con le sue opere è stato uno dei principali esponenti dell'architettura barocca.

(2) Emilio Borbonese, Guida di Torino, Torino, Tipografia Roux e Frassati, 1898

(3) Giuseppe Gabetti (Torino, 4 marzo 1796 – La Morra, 22 gennaio 1862) è stato un compositore, violinista e direttore d'orchestra, autore della Marcia Reale, inno del Regno di Sardegna fino all'Unità italiana, quindi inno nazionale italiano fino al 1946; è stato direttore d'orchestra al Teatro Regio di Torino e professore di violino della Cappella Reale sino al 1855.

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