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Cronaca Torino
Torino - Il Piemonte sabaudo accompagna Vittorio Emanuele di Savoia verso le tombe reali alla basilica di Superga
In prima fila la famiglia reale con la moglie Marina Doria, la sorella Maria Pia e la figlia di Maria Gabriella, Elisabetta
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 11/02/2024

Un’ala di folla muta con oltre quattromila persone, venerdì pomeriggio, nonostante la pioggia, ha dato l’ultimo saluto a S.A.R il principe  Vittorio Emanuele di Savoia all’apertura della camera ardente.

Nello scenario della Cappella di Sant’Uberto presso la reggia di Venaria, pareva di essere tornati indietro ai tempi in cui il casato dei Savoia fece grande il Piemonte, in un’Europa divisa, per poi conquistare l’Italia nel Risorgimento.

Il mesto corteo idealmente richiamava l’espressione con la quale Carducci, nella mirabile ode Il Piemonte definisce “il tuo Popol bravo”, incolonnato per rendere il devoto omaggio ad un principe che patì ben 57 anni di esilio, riconoscendo esplicitamente i grandi meriti dei suoi avi,  a prescindere dai valori o dalle zone d’ombra nella vita del Principe defunto.

Alla  Reggia di Venaria Reale, Il feretro di S.A.R il Principe Vittorio Emanuele di Savoia è giunto accompagnato dal figlio, Emanuele Filiberto, Duca di Savoia e capo della Real Casa. Ad accogliere e benedire il feretro c'era monsignor Gian Franco Troya, cappellano reale, nominato da re Umberto II, da cinquant'anni rettore del santuario reale Madonna delle Grazie di Racconigi.

La bara è stata appoggiata a terra, in segno di umiltà, davanti all'altare nella cappella di Sant’Uberto, adagiata sopra di un tappeto, avvolta da uno stendardo con lo stemma reale. Coperta da una composizione di rose bianche, blu e rosse a formare il simbolo della casata. Emanuele Filiberto si è fermato per un attimo accanto al feretro, posandovi sopra una mano.

Il feretro è stato anche accolto dal Presidente del Senato della Repubblica, il senatore Ignazio La Russa che interpellato dai giornalisti  sulla figura di Vittorio Emanuele e sul casato, si è così espresso. “ Un giudizio “che non può essere solo luci o solo ombre” quello sulla dinastia dei Savoia, “ma non dimentico che è stata l’artefice dell’unità d’Italia”.

Erano presenti i membri della famiglia reale e la scorta d'onore di membri degli Ordini dinastici della Real Casa di Savoia e delle guardie d'onore alle reali tombe. 

La Torino che in ogni angolo, dai palazzi, alle piazze, sino alle chiese ci parla dei fasti e delle realizzazioni volute dalla ex casa regnante, con le opere di Juvarra, Guarini e i Castellamonte, con religiosa compostezza e grande partecipazione polare, sabato pomeriggio ha accolto l’arrivo del feretro del principe Vittorio Emanuele in piazza san Giovanni.

Quelli che il professor Quaglieni in un vibrante articolo definisce” gli scarabocchi storicamente sgrammaticati di chi ritiene che il funerale del principe in Duomo sia un’offesa alla Sindone, dimenticando che la Sindone venne portata a Torino dai Savoia” scompaiono dinanzi alla religiosa partecipazione popolare di Venaria  e di Torino che ha tacitato sonoramente i seminatori di zizzania  e i portatori d’odio che si sono inutilmente esibiti sui giornali compiacenti.

Ieri alle ore 14.50 la bara, con la bandiera del Regno d’Italia  ricoperta dallo stendardo con lo stemma reale è stata accompagnata dal Principe Emanuele Filiberto Duca di Savoia e Capo della Real Casa, seguito da Johannes Niederhauser, segretario generale dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata, che ha portato su un cuscino il Collare dell'Ordine, sulle note dell'Inno Sardo.

Il feretro è stato adagiato a terra, su di un tappeto, davanti all'altare.

Sul lato sinistro (in corrispondenza della Cappella che custodisce la Sacra Sindone), ha preso posto la Famiglia Reale. Sul lato opposto la folta e qualificata presenza di membri delle Case Reali:  il Granduca Henri del Lussemburgo, il Principe Alberto II di Monaco, la Regina Emerita Sofia di Spagna, i Principi Astrid e Lorenzo del Belgio, l’Arciduca Martino di Asburgo, il Principe Leka di Albania, Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie, il Granduca George di Russia, il Principe Jean Christophe Bonaparte, i Principi d’Orleans conti di Parigi, i Principi di Borbone Parma, i Principi di Serbia, il Principe Reale di Arabia Saudita, il Principe del Portogallo della famiglia reale Braganza.

Oltre alla Principessa Maria Pia di Savoia e i figli, Principi di Jugoslavia, il Principe Aimone e la Principessa Olga di Savoia-Aosta.

E’ arrivato anche il cordoglio di Farah Diba, ultima imperatrice dell'Iran, che vive in esilio e che ha mandato un rappresentante della famiglia imperiale oltre a due corone di fiori.

Forzatamente assenti per motivi di salute, le due sorelle minori di Vittorio Emanuele, Maria Gabriella, rappresentata dalla figlia Elisabetta e Maria Beatrice.

Sul piazzale antistante il duomo di Torino  oltre mille persone assiepate sotto la pioggia, hanno potuto assistere alla funzione religiosa, visibile grazie a due maxi schermi situati ai due lati del duomo.

Sabato 10 la messa esequiale è stata officiata da S.E. monsignor Paolo de Nicolò, Gran Priore degli Ordini Dinastici della Real Casa, al duomo di Torino.

Il principe Vittorio Emanuele “ha saputo nella sua umana fragilità essere un uomo il cui ricordo vive nelle generazioni che seguiranno”, ha detto il Vescovo Paolo de Nicolò, Gran Priore degli Ordini Dinastici della Real Casa, nell’omelia durante le esequie. “Vedere la partecipazione qui di autorità, di case regnanti e già regnanti d’Europa, la partecipazione commossa dei membri e degli ordini dinastici della real casa di Savoia, delle guardie d’onore del Pantheon, di tante associazioni monarchiche, di amici provenienti dalle più disparate parti del mondo e di tanti italiani accorsi in questo tempio sacro sono la testimonianza del bene concreto che il principe Vittorio Emanuele ha saputo donare a quanti lo hanno conosciuto”, ha aggiunto.

“Alle generazioni che seguiranno, in particolare al principe Emanuele Filiberto e alle principesse Vittoria e Luisa, il compito di rendere contemporaneo il suo agire in favore dei poveri e dei bisognosi”, ha scandito de Nicolò. “Vittorio Emanuele - ha aggiunto - dal cielo sarà orgoglioso di vedere quanto realizzerete nel nome della grande famiglia Savoia”. Parole accolte con grande commozione da Emanuele Filiberto.

Alla principessa Marina di Savoia il sommo Pontefice esprime le sue condoglianze per la scomparsa di sua eminenza reale il principe Vittorio Emanuele di Savoia e assicura la preghiera di suffragio per l'anima del defunto. E invoca per lei e i familiari il sostegno della speranza cristiana, impartendo a tutti la benedizione apostolica. A questo aggiungo le mie personali condoglianze".

Così il cardinale Parolin, segretario di Stato di Sua Santità nel messaggio inviato da Papa Francesco e letto in Duomo al termine della cerimonia funebre.

Alle esequie di Vittorio Emanuele  sono presenti il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Stefano Allasia, l'europarlamentare della Lega, Gianna Gancia, il senatore di Forza Italia, Roberto Rosso , l'ex deputato europeo del Carroccio, Mario Borghezio e l’ex sindaco di Milano Albertini. Ci sono anche alcuni sindaci con la fascia tricolore: Fabio Ferla di Calvenzano (Bergamo ), per il comune di Belvedere Ostrense (Ancona) Francesco D'Ambrosio; tra i sindaci piemontesi quello di Racconigi (Cuneo) Valerio Oderda, il sindaco di Burolo (Torino) Franco Gominetto, di Quagliuzzo (Torino) Ernesto Barlese, di Valdieri (Cuneo) Guido Giordana e di Rocca Canavese (Torino) Alessandro Lajolo.

E’ sta notata l’assenza del sindaco di Torino Stefano Lo Russo e del Presidente della Regione Alberto Cirio.

Anche l’arcivescovo di Torino e custode della Santa Sindone, offerta al Papa da re Umberto II, con la clausola che rimanesse custodita nel duomo di Torino, inspiegabilmente non era presente.

Il Coro Francesco Veniero della chiesa Santuario Madonna del Pilone di Torino nato nl 1982, ha eseguito parti della messa da requiem di Lorenzo Perosi (Sanctus e Agnus Dei)  e L’Ave Verum di Mozart, l'Inno Sardo suonato per organo all'entrata del feretro e anche cantato all'uscita. Il maestro del coro Franco Gabriele Turicchi, con orgoglio ha affermato “esistiamo da 42 anni, siamo il coro dei Savoia”.

All’uscita del feretro dal Duomo, Emanuele Filiberto ha affermato:” Vittorio Emanuele di Savoia è stato un padre stupendo, un padre meraviglioso, un amico. Gli sono molto grato e so che da lassù mi mostrerà il cammino. È stato un cittadino italiano che amava l’Italia con una grande storia dietro le spalle”, una storia “qualche volta difficile da avere però era un cittadino che amava il suo paese, che amava gli italiani e che ha provato attraverso i suoi Ordini a fare del bene”. Lo dice Emanuele Filiberto  parlando con i giornalisti. “È stata una bella cerimonia, c’erano tante persone”, aggiunge.

Vittorio Emanuele di Savoia era figlio di Umberto II, e di Maria José, nasce a Napoli e viene battezzato con i nomi Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria.

In Italia restò però poco visto che all'età di 6 anni, nel giorno dell'armistizio dell'8 settembre del '43, partì da Roma insieme alla madre e, da subito dopo il referendum del 1946 che sancì la tanto discussa vittoria della Repubblica, visse in esilio e vi rimase fino al marzo del 2003, quando fu cancellata la disposizione che vietava il rientro dei discendenti maschi di casa Savoia in Italia.

Come prima tappa del suo ritorno scelse Napoli, la città in cui era nato.

"È il più bel giorno della mia vita", disse quando rimise piede in Italia. Erano passati 57 anni dall'ultima volta.

Innamorato perdutamente di Marina Doria, Vittorio Emanuele si rifiutò di conoscere altre discendenti nobili per non rinunciare a coronare il  suo sogno e, senza nemmeno chiedere il permesso al padre e facendogli capire che era pronto a rinunciare al trono, la sposò l'11 gennaio 1970 a Las Vegas e con rito religioso il 7 ottobre 1971 a Teheran.

Un amore durato 70 anni e dalla cui unione è nato Emanuele Filiberto di Savoia.

Come ha recentemente dichiarato Emanuele Filiberto, il principe vittorio Emanuele si sentiva profondamente piemontese e fu lui ad indicare, quale ultima dimora, le  tombe reali che si trovano alla basilica di Superga  edificata dal primo re sabaudo Vittorio Amedeo II.

“Torino è la città che amava e dove ha voluto riposare” ha dichiarato Emanuele Filiberto.

Vittorio Emanuele venne a Torino ed in Piemonte in diverse occasioni. Presenziò anche alla messa officiata in piazza Vittorio da Papa Benedetto XVI e in quella circostanza fu ufficialmente salutato ed accolto dall’allora sindaco di Torino, l’on Piero Fassino, esponente politico di fama, dotato del senso delle Istituzioni, a differenza dei suoi successori.

Dopo il funerale il feretro ha raggiunto Biella per la cremazione. L’urna sarà deposta in forma privata tra le Tombe Reali della Basilica di Superga.

 

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