Intelligence e terrorismo di matrice islamica, il caso italiano (parte terza).

Oltre quello che i media normalmente diffondono.

Parte prima: http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=19922

Parte seconda: http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=19928

E’ noto come il diritto islamico dipenda fortemente dalla religione e possa avere diverse interpretazioni, purtroppo questo è un aspetto che la laicità occidentale fatica a comprendere e che non aiuta nella lotta contro il terrorismo.

Nel ricordare che i terroristi di matrice islamica sono quasi tutti Sunniti piuttosto che Sciiti, possiamo dire che abbiamo identificato due elementi chiave della Jihad: infatti, gli eventi  dal 2015 con l’aereo  della Metrojet russo abbattuto, unito agli attacchi a Parigi, ci portano  a comprendere l’evoluzione sul piano bellico di gente che dispone anche di missili, in grado di fare operazioni strategicamente valide; dall’altra parte le frammentazioni politico governative nei Paesi mediorientali hanno portato al rafforzamento dell’originario concetto di Califfato.

La campagna espansionistica di Daesch o Isis come vogliamo chiamarlo ha dunque un rilievo assolutamente centrale, che al momento è alquanto ridotto rispetto alle loro aspettative che in origine arrivavano sino all’India ove esistono diverse correnti Jihadiste. In realtà, il ruolo chiave giocato nella campagna espansionistica oggi è quello della Libia. Questo Paese dove la politica ha creato un vuoto di potere o un miscuglio di poteri, è inteso quale roccaforte dalla quale coordinare gruppi, cellule e singoli militanti che nel Nord Africa hanno giurato fedeltà al cosiddetto stato islamico.

L’espansione non è solo sul piano territoriale, ma anche sul piano tattico, perché questi soggetti hanno capito che avere la propria roccaforte nella Libia, significa non solo avere uno stato in più, ma anche avere un maggiore controllo, specialmente per quanto riguarda i flussi migratori.

Rispetto ad Al Qaeda, Daesch ha accolto positivamente le affiliazioni anche di tipo eterogeneo pur avendo lo stesso obiettivo. Al Qaeda ha una struttura che potremmo definire più pura, Is prende tutti, da Boko Aram in Nigeria ad al Madis in Egitto, cellule varie nel Magreb, nonchè molteplici sigle a Gaza, nello Yemen , nel quadrante afgano – pakistano, nel sud est asiatico, in Cecenia e nel Caucaso.

Elemento chiave che viene subito all’occhio è la propaganda che si è affermata come uno dei pilastri sui quali si fonda la propensione espansiva del cosiddetto stato islamico, una rete di sensibilizzazione che viene attuata anche tramite il web, con un uso funzionale dei media. Abbiamo case di produzione dell’Is come la Jihad Media Center, social network, riviste come Dar al - Islam,  Costantinople (turco), Ector (russo): sono tutte riviste in diverse lingue, anche in inglese e francese, brochure, canti e inni, persino videogiochi quale proiezione nel virtuale della realtà concreta. Senza dimenticare l’ emittente televisiva Khilafa LIVE.

La minaccia in Europa e data principalmente   dai foreign fighters, spesso figli di immigrati arabi ma non sempre, innestati nei tessuti urbani e da una nuova figura di Muiahidin che ha sposato la causa Jihadista. Li possiamo individuare quando tornano nei rispettivi Paesi perchè presentano un disagio psicologico e problemi comportamentali o sono elementi rientrati in Europa a causa di ferite particolarmente gravi.

Un altro dato che può essere ragionevolmente ottenebrato, è quello del ruolo della donna. Se è vero che  l’islamico in generale tiene in disparte  la donna, le mogli e le madri rivestono un ruolo molto importante arrivando a ricoprire ruoli operativi come  le due brigate di sole donne presenti in Siria e in Irak.

La minaccia terroristica è da un lato strutturata e dall’altro multiforme; l’attacco alla Francia ci ha fatto capire il nuovo metodo di concepire l’attacco: non più un solo obiettivo, ma più bersagli e in diversi Paesi Europei. Anche l’Italia è nel mirino per la nostra partnership con gli Stati Uniti e Israele e quindi sta diventando sempre più un obiettivo concreto.

Come prevenzione occorre debellare il proselitismo, tenendo in conto i contesti parentali e amicali attraverso i quali si mantengono rapporti con soggetti esposti al rischio terroristico, tenere sotto controllo  i gruppi etnici, balcanici, magrebini, africani, circuiti sensibili come quelli di ex combattenti; una attenzione particolare va dedicata al sistema carcerario quale facilitatore di possibili arruolamenti di matrice islamica e ai circuiti on line.

Un attento controllo va riservato a settori critici quali i flussi finanziari, che sono un tassello fondamentale per il terrorismo di qualsiasi matrice, verso i flussi di beni archeologici, di greggio, estorsioni, fino alle donazioni.

Vediamo di riepilogare la geopolitica del fondamentalismo di matrice islamica, partendo dalla Libia dove la crisi politico istituzionale ha portato al vuoto di potere che ha favorito il dilagare di molteplici gruppi terroristici in tutto il Nord Africa sino al terrorismo tunisino che ha dilagato nel Magreb , ad una nuova componente di Al Qaeda in Mali e nell’africa sud Saariana con Boko Aram .In Medio Oriente abbiamo la Siria,  con diversi gruppi autonomi, in Irak e Libano sono attivi altri gruppi tra cui i Salafiti. Ancora in Arabia saudita e Kuwait piccole strutture locali che hanno innescato diversi attentati contro moschee sciite. Proseliti sono in aumento nelle Filippine e un forte incremento nei separatisti cinesi Iunguri.

Secondo il rapporto Europol 2015 l’Italia ha subito ad oggi 12 attacchi terroristici, tenendo conto che alcuni attacchi NO TAV, a livello europeo, sono considerati atti di terrorismo.

                                                                                                       

 

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Articolo pubblicato il 30/04/2016