Mercificazione mediatica del dolore: fin dove è giustificabile il diritto all'informazione?

La tragedia del sisma che ha sventrato il centro Italia è l'ennesimo e vergognoso esempio di come i mass media non abbiano più morale. E professionalità

Il diritto all'informazione è un principio inalienabile per chi, come noi, fa il mestiere del giornalista. Ma quello che sta accadendo in questi giorni in seguito al terribile sisma che martedì notte ha sventrato il centro Italia sta assumendo dei connotati davvero grotteschi.

I principali canali televisivi stanno dedicando larga parte della propria programmazione ad edizioni straordinarie dei propri telegiornali e dei propri rotocalchi che (in teoria) dovrebbero avere il compito di informare gli spettatori circa le conseguenze dell'ennesima tragedia che ha colpito in maniera indelebile nel cuore del nostro Paese.

E come avviene per la maggior parte delle cose che avvengono nel nostro Paese anche questa tragedia è oggetto di varie dietrologie televisive.

Ecco che i tuttologi che affollano i salotti televisivi si improvvisano paladini della sensibilità, facendo a gara a chi espone più volte e per più tempo la propria faccia nei diversi talk show.

Anche quelli che dovrebbero essere gli organi preposti ad informare la nazione circa l'evoluzione della situazione del sisma che grazie all'immensa macchina dei soccorsi che si è messa in moto fin dalle prime ora della tragedia hanno un ruolo grottesco in tutta questa informazione.

Guardando con una certa attenzione i servizi dei vari tg di Rai e Mediaset traspare una volontà particolare, una sorta di taglio editoriale che calca la mano sulla tragedia fine a se stessa e che è lontana anni luce da ciò che dovrebbe essere l'informazione.

Allora dov'è il confine tra diritto all'informazione e il cattivo gusto? Di certo i più diffusi mass media italiani non hanno una risposta obiettiva a tale domanda, talmente impegnati a scandagliare minuziosamente con ossessiva morbosità ogni tipo di dettaglio che si discostano dall'informazione e da ogni forma di morale comune.

Ecco quindi che l'inviato di un telegiornale Mediaset accende la telecamera e immortala l'agonia di una signora anziana intrappolata sotto le macerie che riceve le direttive e il conforto di un soccorritore.

La signora, rincuorata da quella voce in grado di poterle dare ancora una speranza di vita, comunica all'uomo in attesa dell'arrivo dei soccorsi che possano liberarla da quelle macerie che deve liberarsi da bisogni fisiologici.

Il tutto sotto l'occhio impietoso della telecamera che immortala la scena, privando quella signora della dignità e del rispetto che meriterebbe in quella precisa situazione.

Per non parlare dei fiumi di parole infinite provenienti dai diversi talk show dove si cerca di svicerare l'arretratezza in cui versa l'Italia nella prevenzione sismica, con politici che con facce di bronzo assumono ogni tipo di espressioni mentre ascoltano le domande delle vittime del sisma dell'Aquila che sono ancora in attesa di risposte e di azioni concrete che possano risolvere la loro situazione.

E in tutto questo marasma mediatico sono i vari network televisivi, che cavalcano in maniera macabra e becera la tragedia infarcendo i vari palinsesti televisi con varie edizioni speciali, a fregarsi le mani.

La sensazione è che, mentre le parole scorrerranno e l'attenzione mediatica scemerà per dare spazio all'ennesimo caso di cronaca nera, rimarrà il dolore per le numerose vite spezzate e le numerose macerie di quei luoghi che sono e resteranno per lungo tempo il simbolo di una tragedia e di una popolazione che verrà dimenticata esattamente come è successo per l'Aquila.

La raccolta di fondi, sbandierata in questi giorni per mezzo di numeri e donazioni, andranno realmente alla popolazione bisognosa o finirà nuovamente nelle tasche di politici corrotti e lasceranno intere famiglie, alcune delle quali ormai distrutte, a vivere per lungo tempo nelle tendopoli messe a disposizione della Protezione Civile in quella che dovrebbe essere una sistemazione temporanea e non di certo definitiva?

E il macabro circo mediatico, con la sua bramosia di dettagli sempre più intimi e trucidi, sposterà la sua attenzione su una nuova notizia che servirà a riempire palinsesti televisivi e vendere giornali.

Il tutto condito dall'informazione del dolore che, purtroppo, sembra essere il modo più diffuso di fare informazione in Italia ma che fortunatamente non è condiviso ed adottato da tutti.

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Articolo pubblicato il 26/08/2016