Donald Trump e Hilary Clinton, duello a colpi di scandali

A meno di una settimana dalle elezioni americane i due candidati alla presidenza della Casa Bianca fanno a gara a chi ha più scheletri nell'armadio

Si sa, la politica è un ambiente velenoso, dove niente e nessuno viene risparmiato. Ne è stata l'ennesima conferma la campagna dei due candidati alla presidenza della Casa Bianca, all'apparenza così diversi ma accumunati da una sequela di scandali che quotidianamente vengono accomunati ai loro nomi.

La prima, Hilary Clinton, democratica e moglie dell'ex presidente fedifrago Bill, ha incassato il sostegno del premier uscente Obama e di una larga fetta di star del mondo dello spettacolo.

Già senatrice e segretaria di Stato, esattamente come Obama sarebbe una sorta di cambiamento per l'America, che andrebbe così ad eleggere la prima presidente donna nella storia della sua fondazione.

Il secondo, Donald Trump, è un imprenditore che nel corso della sua carriera politica è già balzato come una pallina da flipper prima tra le file del Partito Democratico per poi riparare in quelle dei Repubblicani.

Nel corso di questa campagna elettorale sono emersi numerosi scandali che lo hanno coinvolto, accusandolo di essere un razzista, misogino, incapce di guidare una nazione importante come gli Stati Uniti e via discorrendo.

E' parso davvero strano che non lo abbiano ancora accusato dell'incendio di Roma e poi sarebbe stato un cattivo perfetto.

La Clinton ha mostato da subito un tipo di appeal in grado di trasmettere fiducia tra i suoi sostenitori, dimostrando in alcuni dibattiti di poter tenere tranquillamente testa ad un avversario possibilmente spinoso come Trump.

Dal canto suo il magnate americano ha dimostrato di poter schivare con classe le accuse rivolte dalla sua avversaria, precise e pericolose come proiettili. Allo stesso modo ha dimostrato di prendersi le proprie responsabilità laddove la realtà dei fatti era fin troppo evidente per poter essere nascosta con un colpo di spugna.

Il caso vuole che il Washington Post abbia scovato un video risalente al 2005 dove il tycoon statunitense disquisisce con un noto presentatore americano con dovizia di particolari su come la sua fama di figura pubblica eserciti un fascino magnetico sul gentil sesso a tal punto da accettare qualsiasi forma di avances.

Trump quindi nella bufera, gli alti vertici del partito repubblicano che chiede a gran voce la sua rinuncia alla corsa alla presidenza e la Clinton che ne approfitta per mettere il dito nella piaga.

Ma Trump, da abile conoscitore dei mezzi di informazione, si cosparge il capo di cenere, si assume le sue responsabilità e nonostante il danno di immagine subito, continua ad avere il suo zoccolo duro di sostenitori.

Sull'altro versante la Clinton non è di certo uno stinco di santo: anch'ella è finita nella bufera per diverse controversie.

La più recente è quella relativa ad alcune email inviate dalla Clinton durante il suo incarico alla segreteria di Stato, accusata di fare abitualmente uso del suo mail server privato per scambiare comunicazione istituzionali per mezzo di posta elettronica.

In seguito venne accertato che la Clinton aveva fatto convogliare nel suo server ben 113 messaggi con contenuti dai caratteri riservati, di cui 22 documenti classificati come top secret.

Lo scorso luglio l'FBI, ha definito il comportamento della Clinton negligente ma non passibile di azione penale, salvo poi tornare sui propri passi il 28 ottobre scorso riaprendo il caso in seguito alla presunta emersione di nuovi elementi validi per il prosieguo dell'inchiesta.

E in tutto questo bisogna tenere a mente l'attentato all'ambasciata americana di Bengasi, dove l'ambasciatore americano Christopher Stevens perse la vita in seguito ad un attacco terroristico alla sede consolare statunitense in Libia.

Il meccanismo che doveva garantire la sicurezza dell'ambasciatore Stevens ha mostrato non poche falle che, nel corso degli anni, hanno mostrato tentativi di insabbiamento da parte dell'amministrazione Obama. Ed è una ferita ancora aperta per milioni di americani.

Per non tralasciare i toni decisamente poco istituzionali utilizzati dai due candidati che hanno pensato solo di trovare il modo di farsi a pezzi a vicenda per mezzo dei rispettivi staff.

Partendo dal presupposto che il più pulito dei due ha la rogna. questa è l'ennesima riprova di come la politica sia un mero gioco di potere, dove prevale chi ha più appoggi politici e soldi da far girare attorno alla propria campagna elettorale.

Possono passare gli anni, i colori dei partiti possono sbiadirsi o addirittura cambiare del tutto.

Ma la politica, quella politica tanto decantanta che dovrebbe realmente prendersi a cuore gli elettori e i loro problemi, rimane un elemento prettamente utopistico che fa tanto bene alla coscienza collettiva, ma si perde nelle reali intenzioni di chi dispensa promesse per cercare di rendere il mondo un posto migliore per chi segna il suo nome sulla scheda elettorale.

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Articolo pubblicato il 03/11/2016