Il vero filosofo non è un sofista e il furbo sofista non sarà mai un genuino filosofo.

Già ai tempi storici dei primi filosofi greci, era netta la distinzione tra un filosofo genuino e la sua controparte imitatrice chiamata “sofista”. Un filosofo  sincero è un essere curioso che si pone onestamente domande su tutto, ma essenzialmente sullo scopo generale dell’esistenza.

Come tale è un indagatore dei numerosi misteri che l’esistenza ci offre a più non posso e non è certo un individuo che sfoggia il suo sapere acquisito per ottenere fama, successo o soldi. Lo scopo del filosofo è quello di raggiungere l’ambita saggezza, di ottenere la grazia dalla “Sofia”, di trasformare la sua natura inferiore in quella del sapiente.

Il filosofo è un uomo che ricerca la dignità propria dell’essere umano, troppo spesso dimenticata e sotterrata sotto i cumuli di passioni che, come in una jungla selvaggia, predominano sulle più alte aspirazioni dell’essere.

Come affermò giustamente Seneca, il vero filosofo è colui che, acquisita una certa idea teorica con cui costruire una determinata teoria, cerca di metterla in pratica nella vita corrente di tutti i giorni.  Quindi la filosofia si potrebbe definire come ”l’arte del ben vivere”, in armonia con gli altri esseri viventi e il mondo che ci circonda.

Il sofista invece, anche se utilizza un linguaggio che assomiglia a quello filosofico, in realtà accumula solo nozioni nella mente, per far sfoggio della sua presunta saggezza con un senso di superiorità intellettuale nei confronto dei suoi uditori.

Sofista è colui che sa usare bene le parole, ma che non discende nel significato profondo delle stesse parole per analizzarle ed estrarre da queste il succo che sta alle loro radici. Il sofista è solo un chiacchierone, che utilizza il suo tempo a rincorrere idee a volte anche paradossali solo con lo scopo di impressionare gli altri con la sua arte oratoria.

Il sofista quindi è un grande superficiale che vive solo alla periferia dei concetti da lui espressi, senza sviscerare il significato profondo di quello che afferma.

Socrate, forse il primo filosofo degno di tal nome, affermava che la sua arte dialettica era una “maieutica”. Con tal termine indicava una operazione trasmutativa che si veicola agli altri tramite discorsi logici e ben ordinati, con lo scopo di far nascere nell’ascoltatore il figlio interiore della sapienza.

Si definiva quindi una sorta di levatrice preposta a far partorire negli uditori, un  nuovo essere, nobile e dedito per l’appunto allo studio sistematico della filosofia.

E’ da notare che lo stesso Socrate non abbia scritto nessun libro. Il filosofo quindi, tramite le idee veicolate dai suoi discorsi, veicola nel contempo la sua forza d’animo interiore, ed è questa che propriamente agisce sull’ascoltatore sincero ed attento, in un senso rinnovativo e trasmutante.

Il filosofo parla solo di ciò di cui ha fatto esperienza diretta ed in modo concreto, mentre il sofista è un essere che teorizza all’infinito senza aver fatto esperienza diretta di quello che dice.

E’ palese che al giorno d’oggi non esistano quasi più i veri filosofi. Al contrario, i sofisti pullulano in tutti i campi sociali delle attività umana. Il famoso “tuttologo”, è una versione moderna del sofista antico. Questo conosce ogni cosa e ne parla con grande enfasi, ma ad una attenta analisi, i suoi discorsi sono privi di saggezza e di vero contenuto.

Sarebbe auspicabile che le cose prendessero una direzione diversa, e molti si impegnassero a divenire dei veri filosofi. Questo perché, mai come ai giorni d’oggi, c’è bisogno di persone umili e sagge, che sappiano indagare nelle problematiche attuali con uno spirito critico ma efficace, per cercare di aiutare ad uscire dall’impasse la famiglia umana, attualmente quasi soffocata da problemi di ogni genere.

Un vero filosofo è anche una persona religiosa nel senso puro del termine, che cercherà di non recare danno a niente e nessuno. Quando Meister Eckhart parla di “uomo nobile”, intende proprio il filosofo come lo intendiamo in questo articolo. Un uomo nobile  è un essere umano che è cosciente della sua divinità  interiore, e come tale non può non essere un individuo spirituale. 

Quindi: che la nobiltà di spirito della dignità umana possa risorgere in molti dalle ceneri di un intellettualismo esacerbato, tipico questo dell’uomo moderno, affinché si possa parlare anche in questa epoca di veri filosofi dediti allo studio dei misteri dell’esistenza!

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Articolo pubblicato il 29/12/2017