Come crediamo di essere e come siamo realmente.

Una convinzione profonda che nuoce alla salute fisica e mentale.

Una delle cose più difficili da ammettere è che quando scopriamo veramente qualcosa di noi stessi ne siamo grandemente sorpresi, se non addirittura sconvolti. Chi può ammettere di essere potenzialmente un ladro o un assassino restando impassibile?

 

Proprio per evitare questa situazione, l’essere umano cerca sempre di nascondere ciò che scopre di se stesso quando ciò che scopre non gli piace o non può accettarlo. Questo comportamento inconscio, continuamente reiterato, instaura una procedura automatica basata sulla menzogna sistematica. Così egli perde sempre più la capacità di conoscersi veramente.

 

Nel modello immaginario che sostituisce la realtà dell’individuo ogni aspetto della sua espressione vitale è giusto e corretto. Tutto è in equilibrio e ogni cosa è confrontata con esso. Ciò che non è in accordo con tale modello, risulta essere sbagliato, da correggere, e poiché non ci sono due cose perfettamente uguali, ogni cosa diversa dal proprio modello immaginario è sbagliata.

 

Paradossalmente risulta tale anche la nostra vera essenza, così si scatena un confronto conflittuale nel nostro profondo, tra ciò che siamo e ciò che immaginiamo di essere e vogliamo che sia.

 

Quello che siamo realmente non è un equilibrio imposto arbitrariamente, ma un sistema alla ricerca continua di un equilibrio tra aspetti sempre mutevoli in relazione alle necessità complessive del sistema.

 

Se il nostro corpo, per esempio, non fosse in grado di modificare alcune sue funzioni al variare della temperatura dell’ambiente, non riusciremo a sopravvivere un solo istante. Ciò vale anche per aspetti considerati meno “fisici”, come pensieri e desideri.

 

Tuttavia tendiamo a fare dichiarazioni perentorie come leggi universali, affermando senza dubbio; io sono così! Io penso così! Desidero questo! Voglio quello! Crediamo di essere la misura corretta di tutte le cose e che tutto ci sia dovuto secondo quanto desideriamo e pensiamo.

 

Però tutti credono la stessa cosa anche se in riferimento a realtà differenti. Ecco che allora si scatena l’inferno di cui ciascuno di noi è, più o meno volontariamente, artefice e difensore.

 

Nessuno vuole rinunciare alla sua parte in questo scenario, scaricandone però la responsabilità delle conseguenze sugli altri, che non lo fanno per primi.

Ma chi ha la capacità di vedere per primo, ha anche la responsabilità di agire di conseguenza senza attendere che lo faccia un altro al suo posto.

 

In sintesi:

 

  • Tutti credono di essere giusti
  • Tutti credono che siano gli altri a sbagliare
  • Tutti credono che siano gli altri a dover cambiare per primi
  • Nessuno vuole prendere atto di non essere quello che crede
  • Nessuno ammette di essere un insieme di cose più o meno giuste e sbagliate
  • Così nessuno fa niente e le cose continuano a peggiorare.

 

Per mantenere le conseguenze di questo modo di agire entro limiti tollerabili dall’etica e dalla morale, l’essere umano si è inventato le leggi che governano la società “cosiddetta civile”. Leggi che basandosi sui principi sopraelencati, non possono che essere ingiuste anche se proposte in buonafede.

 

Questo meccanismo, trasversale ad ogni filosofia, credenza e convinzione, è diventato così automatico e reattivo da essere diventato la prima risposta attuata da ogni essere umano alle sollecitazioni delle esperienze quotidiane. E spesso questa risposta rimane l’unica, sbarrando la strada a elaborazioni e ripensamenti in grado di modificarne la struttura. Così la convinzione si radicalizza e diventa giudizio insindacabile e cieco.

 

Non c’è peggior cecità di quella che non vuol essere guarita, perché, in fin dei conti, ritenuta più conveniente. Ma c’è anche chi, pur vedendo benissimo, sceglie di fingere di non vedere, finendo per diventare cieco davvero, prima nella coscienza e poi fisicamente.

 

L’antidoto a questa situazione è alla portata di tutti, ma ognuno deve prepararselo, poiché la formula è specifica per ciascuno ed è variabile nel tempo, per cui non può essere preparata in anticipo e conservata.

 

Il primo ingrediente è una semplice domanda: chi sono veramente?

Il resto degli ingredienti viene di conseguenza.

 

Buon lavoro!

 

Schema e testo

Cartella Pietro

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Articolo pubblicato il 04/09/2018