L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Paese che vai. Romania al voto contro le nozze omosessuali

Un’iniziativa che dovrebbe farci riflettere

C’è una notizia che i giornali a grande tiratura e le televisioni di casa nostra si sono ben guardati dal diffondere. I Romeni, da ieri e sino a questa sera, sono chiamati alle urne per un referendum il cui obiettivo è quello di modificare la Costituzione: nell’ottica di definire esplicitamente il matrimonio come una "unione tra un uomo e una donna". E non più "unione tra coniugi", come invece avviene attualmente.

In tal modo, s’intende impedire ogni ipotesi di riconoscimento delle nozze gay. La consultazione è stata approvata nelle scorse settimane dal Senato a Bucarest, dopo che tre milioni di cittadini avevano firmato una petizione chiedendo l'emendamento costituzionale contro il matrimonio omosessuale.  La Corte Costituzionale aveva successivamente dato il suo via libera. Per la validità del referendum è richiesta un’affluenza alle urne di almeno il 30%.

Favorevole all’emendamento anti-nozze gay si è mostrato, seppur in modo indiretto, il Governo della Premier socialdemocratica Viorila Dancila, mentre molto coinvolta nella campagna per il sì alla modifica costituzionale è stata la Chiesa ortodossa romena, spintasi anche all’interno delle scuole per difendere il concetto di matrimonio tra uomini e donne.

A tal proposito, non va scordato come questa mobilitazione miri essenzialmente alla difesa della famiglia.

Durante gli ultimi scampoli della precedente Legislatura, in Italia siamo stati presi d’assalto dalle grida addirittura fanatiche dei banditori della famiglia, nonché da quelle di quanti - persino nei rapporti matrimoniali vagheggiati - contemplavano la contestuale presenza dell’essere umano e di animali.

La Cirinnà, con la sua legge, ha poi fatto il resto. In alcune scuole, oltre a bandire le festività religiose tradizionali per non turbare la coscienza dei piccoli mussulmani, sono stati gettati alle ortiche i moduli con la richiesta specifica dei nominativi del padre e della madre, sostituiti dall’innaturale dizione genitore A e B.

Tanto zelo mal riposto: forse per far vergognare il figlio di una coppia eterosessuale!

Intanto il debito pubblico impazziva, e le infrastrutture dello Stato cadevano in pezzi: a cominciare proprio dai plessi scolastici, sempre più pericolanti sulla testa degli alunni per l’ormai cronica carenza di cure e manutenzioni.

Tutti fatti che ultrasinistra e radical chic hanno preso sotto gamba.

Infatti, l’obiettivo cruciale di quei politicanti (con la coda di ottusi dirigenti scolastici al seguito) non era la salvaguardia della vita e dell’incolumità dei giovani studenti, ma il brandire la spada contro il diritto naturale e la famiglia.

In termini concreti, é ampiamente dimostrato come questa forsennata e innaturale politica non sia altro che frutto di ignoranza.

A tal proposito, è possibile reperire un’eloquente tesi nel volume “Family Economics”, scritto da Lubomir Micoch.

Un libro per capire come le economie moderne, sia quella del materialismo economicista sia quella del socialismo reale, abbiano nel tempo contribuito a disintegrare la famiglia.

 

Un libro per convincersi invece di come la famiglia - quella che investe nei figli, ridà fiducia e sviluppa beni relazionali - sia la chiave per rigenerare il bene comune.

 

Si tratta di uno studio complesso e capace di sollevare molte questioni, perché avanza ipotesi di soluzione alla crisi della famiglia che in Italia non avevamo ancora conosciuto. Infatti, l’autore è un economista che insegna all’Università Carlo IV di Praga.

 

Il suo lavoro, curato per l’edizione italiana da Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale Studi Famiglia, affronta le teorie economiche utilizzando criteri diversi (capitale sociale, dono, felicità, qualità), con l’obiettivo scientifico di reintegrarvi appieno il nucleo familiare, spesso rilegato dagli economisti in un’ottica di puro mercato.

 

Il circolo vizioso delle vecchie scienze economiche (che trattano la famiglia come un’impresa fra le tante e i figli come il risultato del calcolo di costi-benefici, non trovando vie d’uscita alla crisi di oggi) è infatti frutto del pensiero razionalista occidentale, approdato ormai all’irragionevolezza.

 

L’ideologia ha generato una cultura non solo ostile alla Cristianità, ma in pratica a qualsiasi prospettiva di dono della vita, di crescita dei popoli, di futuro a lungo termine. I figli sono così diventati un “ostacolo” per i genitori, e il matrimonio viene spesso percepito come una “barriera” contro la libertà.

 

Perché dunque non cambiare dottrina economica?

 

Cambiare ha un costo, ma può esserci un prezzo più alto che l’assenza di futuro?

Gli economisti che rifiutano a priori di riscoprire un concetto di economia che includa i valori dovrebbero tenerne conto. E i politici pure.

 

Forse, dall’iniziativa promossa da tre milioni di Romeni dovremmo imparare qualcosa: e, soprattutto, invertire la tabella di marcia.

 

 

FRANCESCO ROSSA
Presidente Onorario
CIVICO20NEWS

 

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Articolo pubblicato il 07/10/2018