E gli altri tre cordoni ombelicali?

La conquista dell’indipendenza individuale è un intimo infinito travaglio.

Tutti sanno che al momento della nascita di un essere umano viene tagliato il cordone ombelicale fisico che tiene temporaneamente uniti madre e figlio.

 

Durante la gestazione del nuovo individuo nel corpo in cui è stato concepito e lo ospita esso provvede perfettamente allo scambio di tutto ciò che serve alle sue necessità vitali per tutto il tempo necessario.

 

Nei primi anni di vita dopo il taglio del cordone ombelicale ciò che sostiene tale possibilità di vita individuale, non ancora del tutto autonoma, è costituito da un insieme di informazioni e funzioni che provengono da sistemi complessi nei quali il nuovo nato è completamente immerso e interdipendente.

 

La nuova entità umana è dotata di “un programma di vita automatico” che provvede alle sue funzioni di base in modo completamente indipendente dalla sua coscienza.

 

Inoltre dispone di “una connessione sempre attiva ma inconscia” con la banca dati generale delle esperienze, precedenti, presenti e future, generate e subìte da tutto ciò che vive.

 

Infine, allo stesso modo, è attiva “una connessione con i corpi energetico, emotivo e mentale di un genitore” (quasi sempre la madre) o di entrambi, o di chi ne fa le veci (persona fisica o istituzione non fa molta differenza).

 

Ma mentre per il vincolo con il programma di vita automatico e la connessione con la banca dati generale non si può agire correntemente se non attraverso percorsi individuali particolari, per quanto riguarda la dipendenza di tale entità dai genitori o chi ne fa le veci qualcosa si può e si deve fare per acquisire un minimo di autonomia e indipendenza personale.

 

I legami energetici, emotivi e mentali sono tenuti in vita attraverso veri e propri cordoni ombelicali specifici.

 

Tuttavia essendo essi, diversamente da quello fisico, praticamente invisibili se non ad una accurata osservazione cosciente, nessuno si cura di reciderli al momento giusto.

 

Ed è così che la nuova entità umana non può acquisire una sufficiente autonomia rispetto ai propri genitori e alla famiglia.

 

Così l’ambito protettore, inizialmente indispensabile, diviene una prigione dalla quale diventa sempre più difficile uscire.

 

Chi, come e quando si possono e si devono recidere tali cordoni ombelicali?

 

Non ci sono modalità uguali per tutti; ognuno deve arrivarci per proprio conto sulla base delle indicazioni che gli ritornano attraverso le proprie esperienze e necessità.

 

Ma è evidentemente chiaro a tutti che non fare ciò che è necessario fare quando è ora comporta distorsioni e anomalie interpretative e comportamentali che si riflettono sia nell’ambito privato che sociale.

 

Basta osservare cosa sta avvenendo nelle relazioni

genitori-figli-insegnanti-scuola, oppure

genitori-figli-immagine di sé-social, oppure

genitori-figli-comportamento-società

per rendersene conto immediatamente.

 

Il prezzo della libertà è la responsabilità, oppure continuerà a valere la legge che dice “le colpe dei padri ricadono sui figli”.

 

Schema e testo

Pietro Cartella

 

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Articolo pubblicato il 09/12/2018