Ergonomia, giovane branca scientifica dell’esperienza umana – 3 di 4

Quanta fatica mentale e pratica per aiutare l’umanità a non farsi troppo male!

Prendiamo ora in considerazione altri importanti aspetti di quella scienza che studia i processi psichici e mentali, coscienti e inconsci, scientificamente o soggettivamente, chiamata psicologia. In modo particolare quei processi cognitivi e psichici dell'essere umano, il suo modo di comportarsi individuale e di gruppo, sia verso i suoi simili che verso il contesto nel quale si trova a vivere.

Processi che vengono analizzati in laboratori di ricerca o altri contesti sociali e di gruppo, senza tralasciare gli apporti forniti dalle specifiche culturali o di appartenenza, come organizzazioni a diverso indirizzo, ambienti di lavoro, nei quali e dai quali essa provvede a raccogliere informazioni per poi elaborarle e utilizzarle per un nuovo modo di agire verso e sul mondo circostante.

 

Ad esempio quell’insieme di funzioni che permettono al sistema umano di acquisire stato e alterazioni dell’ambiente attraverso i cinque sensi, o di stimolare e attivare tutto quello che serve per selezionare e immagazzinare le informazioni negli spazi di memoria a breve e lungo termine, determinandone il riutilizzo al momento opportuno, e ponendo così le basi per poter agire in modo vigile, attento e cosciente.

 

Oppure quei processi cerebrali sufficientemente sviluppati per individuare, elaborare e risolvere problemi in modo costantemente adattivo rispetto a ogni tipo di situazione mutevole o evolutiva.

 

O ancora la capacità immaginativa di rappresentare oggetti e situazioni indipendentemente dalle normali condizioni necessarie, ed elaborare i codici che servono a trasferirne il senso mediante suoni e segni convenzionalmente accettati e condivisi con altri esseri umani. E poi le facoltà di pensiero e coscienza che sono necessari per riconoscersi come individui e comunicare con se stessi e gli altri.

 

Infine il potere di riconoscere gli stati di bisogno, o mancanza di qualcosa, e tutte le altre condizioni che generano tensione in vista di ciò che serve alla propria sopravvivenza, incluse le pulsioni ataviche o estemporanee dovute a fattori ereditari o appresi dall’ambiente e dalla società. Tutti impulsi capaci di provocare emozioni o attaccamenti, e in grado di motivare all’azione, in modo più o meno razionalmente gestibile dal buon senso personale corrente.

 

E quella pletora di conoscenze e credenze verosimili, ma non certe o controllabili, che formano le opinioni, determinano sensazioni ed atteggiamenti, più o meno ricorrenti, che strutturano i “luoghi comuni” o le opinione di massa, generate ed alimentate da leader o identificabili in slogan o idealismi.

 

Senza dimenticare che tutto ciò si traduce infine in azione particolare, in movimento e spazio, entro e verso il quale essa si volge ed opera con la massima economia, efficacia ed efficienza per trarne il massimo profitto con il minor dispendio di energia, attenzione e sforzo.

 

Quanto evidenziato costituisce necessaria premessa per evolvere una propria caratteristica idea e visione di come debbano essere e funzionare le cose in relazione all’essere umano come riferimento principale.

 

A partire da ciò si struttura l’ergonomia come forma mentale ed esigenza operativa in grado di orientare scelte e dispositivi per soddisfare quanto meglio possibile le esigenze umane nella massima sicurezza.

 

E quindi … 

 

 

………………………………………………………………………….. continua nella parte 4 di 4

 

Grafica e testo

Pietro Cartella

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/05/2019