Un esempio pratico di valutazione ergonomica …

… applicabile per analogia ad ogni cosa o situazione della vita quotidiana.

Dopo la lunga premessa costituita dai 4 articoli precedenti, entriamo ora nel vivo della questione “ergonomia” per comprendere a cosa serve applicarne i principi nella vita di tutti i giorni.

Userò un documento tratto dai miei archivi come traccia operativa. In questa sintesi, assai semplificata, troverete il modo di procedere in una valutazione ergonomica che si può applicare a partire dal modo in cui ci comportiamo, all’ambiente della nostra casa, alle relazioni con le persone più vicine a noi, fino alla progettazione del nostro futuro o ai voli spaziali.

 

 

Basterà mettere nella colonna “aspetto considerato” ciò che vogliamo esaminare di quella particolare cosa o situazione e poi nella colonna “analisi sintetica del contenuto” una breve descrizione dello stato in cui si trova, che sarà valutato secondo la tabella 01-problematico, 05- migliorabile, 10-corretto. L’eventuale possibile soluzione o miglioramento potranno essere o meno suggeriti al momento o successivamente, sussistendone tempi, modi ed energie.

 

Pensate che sia troppo semplice per essere vero?

 

Allora ecco un ulteriore aiutino!

 

Prendiamo in esame la nostra casa e facciamo alcune considerazioni relative agli spigoli dei mobili, alle zone poco illuminate, ai punti di possibile inciampo, alle zone meno riscaldate o aerate, all’altezza dei mobili, alla loro pesantezza e quindi all’impossibilità di spostarli per pulire dietro o sotto di essi, all’altezza dei ripiani dei mobili e alla facile o meno raggiungibilità degli oggetti riposti, ai mancorrenti delle scale interne, alla possibilità della luce del sole di accedere fino agli angoli più remoti, alle zone a rischio inciampo, caduta o urto. Possiamo andare avanti all’infinito.

 

Oppure esaminiamo la natura delle nostre relazioni con gli altri, evidenziandone i modi spigolosi di approccio, la scarsa propensione all’ascolto, la tendenza ad alzare la voce, la scarsa attenzione a cosa avviene intorno a noi, al linguaggio corporeo, la facile distrazione prodotta dai frequenti sguardi verso il cellulare, la non conoscenza delle caratteristiche peculiari dell’altro, il dare per scontato in che modo reagirà a quello che gli diremo, oppure sottovalutare la possibilità di non aver chiarito bene cosa intendevamo dire esattamente su quel fatto. L’elenco potrebbe non finire mai.

 

Ma, volendo, possiamo aggiungere un altro fronte di indagine, relativo al nostro futuro, provando a progettare lo scenario in cui ci possiamo esprimere meglio elencando dove e perché vorremmo vivere, quale occupazione desidereremmo per sentirci realizzati in questo o quel particolare aspetto di noi, come potremmo migliorare il nostro stato di salute e con quali mezzi, come migliorare e stabilizzare il nostro buonumore indipendentemente dagli avvenimenti e così via.

 

Troppo faticoso?

 

Beh, cosa vi aspettavate?

 

“Chi bello vuole apparire, nu poco deve soffrire!

Il cane non muove la coda per niente!

Solo il niente è gratis! (almeno così sembra)”.

 

Però, se avete il coraggio incosciente, la perseveranza sufficienti e un po’ di sana pazzia, potreste fare scoperte incredibili che potrebbero alla fine farvi dire:

 

in fondo bastava così poco per cambiare quello che sembrava impossibile!

 

Provare per credere! (assioma assolutamente scientifico!)

 

Buon lavoro ergonomico a tutti!

 

Foto, schema e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 01/06/2019