Dialoghi sul senso della vita – 1.2 di n.

L’abate di un monastero zen possedeva un gatto

La maggior parte delle cose che facciamo durante la nostra esistenza non ha alcuna ragione di essere rispetto alla vita, ma noi la utilizziamo per giustificare il fatto che, disponendo di una vita, dobbiamo prendercene cura e proteggerla a qualunque costo, finendo per, lo si comprende facilmente, smarrirne il senso.

Infatti nasciamo senza l’apporto della nostra volontà cosciente, o meglio, non ricordiamo di aver chiesto a nessuno di farci nascere! Anche se, come vedremo più avanti, nulla accade a caso. Cominciando dalla nostra formazione fisica nel seno materno, conseguenza di un atto di unione tra due esseri umani, tutto quello che è richiamato da e attraverso questo atto in realtà noi non lo conosciamo.

 

Diamo per scontato di conoscerne alcuni presupposti, alcuni meccanismi, alcuni sviluppi, alcuni processi, ma fondamentalmente non conosciamo gran che di quello che succede.

 

Quindi adesso andrò completamente a ruota libera esponendo ciò che seguirà; alcune cose ricorderete di averle già sentite, altre saranno completamente nuove.

 

Cercherò semplicemente di mettere a disposizione di tutti noi, durante questi incontri, la maggior quantità di informazioni per cercare insieme di scoprire uno scenario di vita dotato di nuove possibilità.

 

Ci sono delle cose strane che avvengono all’interno del seno materno: questo i medici lo sanno bene!

 

Per esempio abbiamo sentito dire che la donna è nata dalla costola dell’uomo. Per alcuni è un dato fondante delle proprie credenze; è scritto in libri antichi!

 

Ma la realtà osservabile dei fatti dice un’altra cosa: il feto nei primi tempi ha caratteristiche fisiche sessuali più propriamente femminili; solo in tempi successivi può sviluppare anche gli aspetti maschili, diversificandosi. A riprova nei maschi permangono i capezzoli che non sembrerebbero servire allo scopo per cui sono nati ma, chiunque voglia avventurarsi per curiosità alla ricerca di informazioni al riguardo ne potrà ottenere una enormità, da prender sempre e comunque con estrema cautela, visto che oggi tutti possono dire quello che vogliono senza che nessuno possa o voglia accertarsi della veridicità del contenuto. 

 

Ciò vale anche per quello che sto dicendo ora, poiché è la parte limitata di conoscenza che ha informato la mia esistenza fino a questo momento, ma non so come sarà domani.

 

Cosa significa l’esempio che stiamo considerando?

 

Di per sé nulla di strano, ma questa condizione ha influenza sul numero e sulla possibilità della nascita di maschi o femmine fin da ciò che accade nel seno materno e in interazione con esso.

 

Già perché su questo processo intervengono anche fattori cosiddetti “esterni”, come fasi lunari, densità della popolazione, presenza di cibo sufficiente.

 

Sempre restando nel seno materno osserviamo che il feto si trova immerso nel liquido amniotico e presenta alcuni aspetti fisiologici simili a branchie, come se fossero rimaste tracce di un passato in cui l’essere umano funzionava più come un pesce che come attualmente considerato.

 

Chi ha osato andare più a fondo in queste cose, scienziato pure lui, ma di vedute più ampie, ha osservato che il feto sembra percorrere, all’interno dell’utero materno, una specie di riepilogo delle puntate precedenti dello sviluppo dell’essere umano dalla prima forma, per noi inconcepibile, fino a quella che conosciamo oggi.

 

In nove mesi quel piccolo essere ripercorre tutta la storia dell’umanità dalla sua fase minerale fino a quella del suo essere “umano”.

 

Quindi, come si può intuire, non è qualcosa di ininfluente capitato per caso. In quei nove mesi si combinano e accadono, all’interno della struttura che poi nascerà, più cose di quelle che noi faremo nel corso della nostra vita dalla nascita alla morte.

 

Di conseguenza qualcuno ha cominciato a chiedersi: dov’è la vita allora?

Su questa terra, o prima e dopo il passaggio su questa terra?

 

Queste domande hanno scatenato un putiferio!

 

Chi ha cercato di chiarire qualcosa ha generato più malintesi che altro!

 

(intervento dal pubblico = IDP)

IDP…però si dice che la vita è un passaggio! Si è sempre detto!

 

Sì, però si dice come si dice che tempo fa!

Senza prestarci troppa attenzione!

O come quando ci chiedono come stiamo rispondendo che stiamo bene anche se siamo pieni di acciacchi (che non ci ricordiamo di avere perché ne abbiamo fatto l’abitudine).

 

Diciamo e ripetiamo delle cose, per partito preso, per abitudine, per convenienza, per educazione, che se hanno avuto un senso una volta, adesso però non ce l’hanno più.

 

Non sono più adatte ai tempi e alle condizioni attuali che non sono più quelle in cui tali cose avevano senso di essere.

 

Per chiarire meglio il concetto mi faccio aiutare da un racconto che evidenzia come alcune cose, nate per una ragione precisa, ne abbiano perso il vero significato.

 

L'abate di un monastero Zen possedeva un gatto che era diventato il vero padrone del monastero. Infatti, mentre i monaci meditavano nel luogo dedicato, ne turbava la concentrazione, strusciandosi su di loro.

L'abate allora decise, prima della pratica della meditazione, di legare il gatto davanti alla porta di accesso a tale luogo, così che non potesse disturbare.
Con il tempo, legare il gatto prima della pratica della meditazione divenne un'abitudine a cui nessuno faceva più caso.
Un giorno, l'abate morì, ed il suo successore continuò a legare il gatto, secondo l'abitudine acquisita. Infine morì il gatto, ed il successore dell'abate andò a comprarne un altro, così che si potesse continuare a legare il gatto prima della meditazione.

 

Il senso di questo racconto, riportato ai nostri tempi, è che noi ci troviamo a vivere situazioni di cui non conosciamo più le ragioni che le hanno generate e quindi continuiamo a farle solo per abitudine. Così restiamo legati ai nostri

80-90 anni di permanenza su questa terra interpretando ruoli inutili mentre non indaghiamo mai veramente lo scopo per cui abbiamo ricevuto la vita.

 

Discutiamo su come è meglio legare il gatto senza chiederci mai a cosa serva e se serva avere un gatto! E da queste discussioni sono nati tutti i sistemi di società a cui apparteniamo. Scienza, arte e religione stanno cercando di spiegare a noi come mantenere legato e sano il gatto.

 

Noi tenteremo quindi di fare un salto dietro il gatto e dietro la porta a cui è stato legato.

 

Per farlo però dovremo accontentarci degli strumenti che abbiamo, non tutti così adatti allo scopo. Infatti già solo se qualcuno ci chiedesse di raccontare come stavamo quando eravamo nell’utero materno, avremmo qualche difficoltà a ricordarcelo, e, qualora ci riuscissimo, a rendere comprensibili in immagini e parole le impressioni e le esperienze relative.

 

Facciamo persino fatica a ricordare cosa abbiamo mangiato a pranzo!

 

Come siamo arrivati fino qui, a questo punto della nostra vita?

 

Segue nell’articolo 1.3 di n dal titolo:

Nasciamo da un progetto.

 

Foto e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 10/07/2019