Dialoghi sul senso della vita – 1.3 di n

Nasciamo da un progetto.

Come siamo arrivati fino qui, a questo punto della nostra vita?

Non lo sappiamo! Ci ricordiamo veramente solo poche cose; e tutto il resto del tempo che abbiamo trascorso? Buio totale!

 

Se ci chiedessimo perché abbiamo fatto certe cose, cominceremo a balbettare, a cercare giustificazioni o semplicemente a dire che è giusto così!

 

Perché abbiamo lavorato tutto questo tempo? Per che cosa?

Di solito rispondiamo a noi stessi che lavoriamo per vivere.

Questa risposta contraddice i fatti; siamo venuti al mondo senza bisogno di lavorare! Anche se poi, noi e i nostri genitori, per questo fatto paghiamo un prezzo salato, nessuna delle cose che facciamo normalmente è servita per farci nascere! Paradossalmente neppure l’unione dei nostri due genitori, perché chissà quante volte hanno provato, ma solo una volta il concepimento ha avuto successo.

 

È vero che ormai tutta la società è strutturata per assistere e mantenere in vita il nuovo nato, altrimenti lasciato a sé stesso morirebbe di fame e di stenti, perché non è in grado di procurarsi autonomamente ciò che gli serve; ma era già così all’origine dei tempi?

 

Se solo osserviamo la differenza tra due madri che devono partorire, una qui in una regione progredita dell’Europa e una nel pieno di un deserto o una savana africana, vediamo immediatamente davanti a noi quanto diversi siano gli approcci e le conseguenze di questo fatto. Esse sembrano appartenere a pianeti differenti! In Africa i lavori più pesanti vengono svolti dalle donne; quando esse devono partorire si inginocchiano vicino ad un albero e poco dopo aver partorito sono di nuovo in prima linea. Per una donna europea questo è impensabile! Qui non si tratta di stilare classifiche di cosa è meglio o chi sia più brava! Sono entrambe in relazione corretta con le condizioni generali del loro ambiente!

 

Questa riflessione ci può aiutare a meglio comprendere che quando pensiamo di essere qualcosa di autonomo, che vive di vita propria, in realtà forse non è così; molte cose che ci tengono in vita derivano da forze di cui non conosciamo neppure l’esistenza.

 

Se noi siamo costituiti da un insieme di cose, che cosa è che le tiene insieme?

A questa domanda gli scienziati rispondono che le cose sono tenute insieme, come incollate, dalla forza di coesione!

Qualcosa che assomiglia all’effetto di attrazione che avviene tra calamite e pezzi di ferro quando sono sufficientemente vicini.

 

Tutti noi sappiamo che se qualcosa si aggrega ci deve essere un piano e una possibilità potenziale precedente perché ciò possa avvenire; un progetto che possa essere realizzato seguendone i criteri e le indicazioni! Un piano da seguire per diventare quella cosa!

 

Anche noi nasciamo da un progetto!

          

Se poi ci guardiamo l’un l’altro, comprendiamo di nascere da progetti apparentemente differenti. Sostanzialmente però abbia un modo di funzionamento simile! E ancora di più siamo simili alle nostre cellule, e le nostre reciproche cellule lo sono tra di loro nei loro compiti e nell’aggregarsi negli organi. Similmente, anche noi siamo aggregati e diversificati in piccoli nuclei familiari e società più strutturate.

 

Ma tutto questo non spiega ancora niente! Né ci sarà il modo per spiegare tutto questo, ma solo di viverlo! Vivere quello che è il significato profondo delle cose che si muovono dentro di noi. Abbiamo già fatto tempo fa un esperimento che è quello di chiudere gli occhi e cercare di non pensare a niente. Lo rifaremo adesso solamente per un minuto per comprendere che mentre noi siamo qui intenti a parlare e ascoltare, dentro di noi succede di tutto, passano tutte le informazioni di questo mondo.

 

Un minuto, tranquilli, ad occhi chiusi! …………………………………………..!

Il minuto è trascorso! Potete riaprire gli occhi!

 

Questo minuto di silenzio, o presunto tale, è una delle cose più imbarazzanti che possano capitare nella vita. Noi abbiamo una certa dimestichezza a stare insieme e quindi tale effetto non è più così evidente. Però provate a farlo fare ad una persona qualsiasi e non durerà un minuto!

 

Infatti, per giustificare la sua stessa esistenza, il sistema automatico del nostro essere cerca di riempire ogni istante della vita con qualcosa. Non è concepibile non fare niente! Saremmo assaliti dalla paura di non riuscire a mantenere la vita! Esattamente come accade negli attacchi di panico che, apparentemente, si scatenano senza motivo.

 

Questo è uno dei primi presupposti che sarebbe opportuno smantellare per riuscire a vedere oltre!

 

La nostra esistenza non dipende da quello che facciamo o non facciamo!

Quindi, inutile preoccuparsi!

                                 

IDP…mi risulta difficile riuscire a non pensare a niente! Mi risulta più facile concentrarmi su una cosa sola! Me la ripeto continuamente fino a quando rimane solo lei!

 

Certo! Perché, in realtà, per non pensare a niente occorre prima fare uno sforzo, lo sforzo di distaccarsi dall’affollamento delle immagini e pensieri che si precipitano immediatamente appena si desidera un po’ di silenzio e tranquillità! Poi, se si persevera nello sforzo, il pensiero si sposta dalla zona cosciente visibile al nostro schermo interiore, alla parte invisibile del nostro subconscio. Infine la situazione si stabilizza quando ci si rilassa dallo sforzo avendo conseguito la condizione desiderata.

 

Tutto quello che accade, accade costantemente; in parte avviene anche per i sogni…ad occhi aperti! I vari stati della nostra coscienza, pur evidenziandosi in particolari frangenti (veglia, sonno, sogno, torpore, eccitazione), si mescolano costantemente fra di loro, in modo più o meno evidente, nel corso della nostra giornata. Ciò che è vero, ciò che noi pensiamo sia vero, ciò che noi vorremo fosse vero, e tutta la banca dati presente dentro di noi come eredità sanguigna e di destino particolare e collettivo, dalle origini della vita fino a questo momento, si muove, vive e interagisce dentro di noi per gli affari suoi.

 

Provate a riflettere su cosa si generi di conseguenza!

 

Segue nell’articolo 4 di n dal titolo:

Da dove nasce la vita?

Foto e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 12/07/2019