Lo smart working che spiazza tutti

Il Coranavirus anticipa ciò che la tecnologia aveva già deciso: l'avvento dello smart working

Il pregio della tecnologia sta nello spostare il lavoro, nel cambiarlo, nell'innovarlo; il suo frequente difetto è che con il passare dei decenni la velocità con cui ciò accade tende ad aumentare, non lasciandoci così il tempo di adeguarci.

Se riflettiamo a quanto è accaduto con l'arrivo dell'energia elettrica e degli elettrodomestici, ci rendiamo conto ad esempio che nel primo caso chi ogni mattina e ogni sera passava per le strade ad accendere le lampade a gas del lampioni perse ovviamente il proprio lavoro e nel secondo caso lo perse chi passava ancora a casa dei nostri nonni a consegnare il ghiaccio per riempire le ghiacciaie prima che arrivassero i frigoriferi.

Tuttavia, oggi siamo altresì consapevoli del fatto che vi siano molte persone occupate sia nelle aziende che generano e gestiscono la distrubuzione dell'energia elettrica sia nelle fabbriche che progettano e realizzano i frigoriferi.

Questo è soltanto per dire che a valle di un periodo turbolento nella perdita di lavoro per l'attività soppiantata dalla tecnologia si vanno consolidando altre occupazioni, altre attività, altre opportunità.

Ciò che però rende minimo questo impatto è il rapporto tra il tempo di transizione e gli occupati coinvolti in questo processo, cosa che col passare dei decenni sembra farsi sentire sempre di più, dal momento che l'evoluzione tecnologia cresce esponenzialmente e non linearmente e anche la crescita demografica aumenta nello stesso modo in maniera vertiginosa.

L'avvento delle reti e soprattutto della loro capacità (si pensi alla fibra ottica e al 5G) hanno portato negli ultimi anni a poter svolgere molta dell'attività intellettuale non necessariamente in ufficio, bensì da altri luoghi tra cui la propria abitazione.

Questa opportunità, definita smart working, ha subìto un'accelerazione improvvisa con l'arrivo del Coronavirus, ed ora, che si sta tornando poco alla volta alla normalità, moltissimi impiegati continuano a lavorare in questa modalità che, se da una parte aumenta il loro tempo libero a disposizione e quindi la qualità della vita e dall'altro consente alle aziende degli evidenti risparmi, si sta riflettendo negativamente su altri settori come quello della ristorazione e dei trasporti, poiché le persone non si recano più sul luogo di lavoro.

Siamo tutti consapevoli che lo smart working sarebbe arrivato, o meglio, che si sarebbe diffuso sempre di più; cosa diversa è l'essersi ritrovati in una situazione dettata dalla pandamia che ha velocizzato in maniera inaspettata questo processo tecnologico inevitabile.

Anche questa volta, come per altre rivoluzioni tecnologiche, non resterà che adeguarvisi, come già si è parzialmente fatto in questi mesi, attraverso il delivery, ossia la consegna del cibo a domicilio, oppure agli acquisti on line: il cambiamento tecnologico non necessariamente ci toglie il lavoro, ma siamo noi a doverci adeguare con i tempi e i modi che in questo post-pandemia ci saranno concessi.

 

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Articolo pubblicato il 02/08/2020