Scomparire volontariamente.

Un fenomeno inspiegabile che non si arresta mai.

In un’epoca come questa che stiamo vivendo, in cui si fa di tutto per apparire al centro dell’attenzione anche di sconosciuti che non incontreremo mai, e con i quali neppure ci interessa entrare in relazione, suscita sconcerto scoprire quante persone scelgano volontariamente di scomparire alla vista e perfino al semplice contatto vocale dei propri cari.

Un fenomeno nel fenomeno del gran numero di scomparsi, e in gran parte ritrovati, ogni anno in Italia come nel mondo, per diverse ragioni più o meno spiegabili alla luce dello stato dell’arte delle scienze che studiano la psiche e il comportamento degli esseri umani.

 

Di alcuni di essi non si può parlare in termini inquadrabili in alcune delle possibilità normalmente considerate come possibili.

 

Si tratta infatti di comportamenti inspiegabili secondo le modalità correnti, comportamenti inseribili in un contesto di sparizioni volontarie che esulano da ogni logica corrente e da ogni tentativo di spiegazione razionale ed emotivo.

 

Qualcosa che si situa ad un livello appena dopo gli hikikomori giapponesi, coloro che si isolano all’interno di un luogo e hanno contatti con l’esterno solo attraverso devices elettronici, o una piccola parte di anoressici, coloro che, inconsciamente ed incolpevolmente, tentano di sparire fisicamente cercando di ridurre la propria massa visibile in modo direttamente proporzionale alla carenza di amore percepito o alla mancanza di scambi vitali elementari nel contesto in cui vivono, e subito prima dell’annichilimento totale mediante autoannientamento fisico definitivo.

 

Un piccolo esercito sempre più numeroso di persone che non solo diventano invisibili, ma risultano realmente inesistenti come se si fossero dissolti nell’aria.

 

Non tutti fuggono da qualcosa o reagiscono a qualcosa; alcuni cercano, in modo ancora non chiaro, qualcosa che va al di là di quanto possano trovare in questo mondo.

 

Sono “cercatori” dell’assoluto, giunti all’estremo limite della materialità grossolana o sottile; sono coloro che non trovano più risposte nelle situazioni stereotipate e convenzionali, anche se considerate sublimi e trascendenti; sono coloro che fanno un ultimo tentativo di uscire da una prigione, così ben costruita ed organizzata, da essere spesso scambiata quale metà finale di un processo di maturazione veramente umana.

 

Sono coloro che hanno sentito l’impulso irrefrenabile di partire verso l’ignoto, tagliando i ponti con ogni tipo di legame che tenti ancora di trattenerli.

 

Sono coloro che presto scopriranno che per farlo, dopo essersi così preparati nel modo che più è loro consono, dovranno invertire la rotta per iniziare dentro di sé quel viaggio tanto anelato.

 

Tornando fisicamente nel mondo, ma praticamente “invisibili” a chiunque sia ancora totalmente immerso nelle dinamiche dialettiche di questo mondo.

 

Nel mondo, ma non più totalmente del mondo.

 

Liberi di percorrere le infinite strade dell’universo, senza inutile zavorra, solo con quello che serve davvero!

 

grafica e testo

pietro cartella

 

 

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Articolo pubblicato il 03/08/2020