Il nome del nano che sempre ci sfugge.

È la chiave dell’enigma.

Vi ricordate sempre, senza alcuna difficoltà, tutti i nomi dei sette nani della storia di Biancaneve?

Se ci riuscite siete l’eccezione che conferma la regola.

 

Quale regola?

 

La regola da seguire per trovare la chiave dell’enigma che ognuno di noi rappresenta per se stesso.

 

Cosa c’entrano i nomi dei nani in questa faccenda?

 

Beh, qualcosa di sicuro se un grande numero di persone hanno ritenuto di spendere tempo e risorse per riuscire a trovare il bandolo della matassa.

 

C’è chi ha scorto in loro messaggi relativi agli effetti della droga sulla coscienza e sulla psiche umana, che si traducono in comportamenti riconoscibili come stanchezza, irritabilità, euforia, disagio, senso di onnipotenza, o al contrario, intorpidimento. Messaggi nascosti nei cartoni animati che vengono utilizzati per “calmare” i nostri bambini che ormai non dispongono più di cortili per esprimere la loro vitalità e necessità di esperienze, rischiose ma educative, fino a stancarsi naturalmente per poi concedersi il giusto riposo durante il quale lasciare spazio al processo di metabolizzazione di quanto provato attraverso i sensi.

 

C’è chi ha individuato una specie di regola del settimo nano che riconosce in un bambino su sette, tra quelli in età scolare, un evidente disagio rispetto al contesto sociale, comunque si esprima, a causa delle loro difficoltà relazionali con genitori, insegnanti, compagni che si traducono in rabbia, aggressività, malumori, atteggiamenti di rinuncia, autoemarginazione, anaffettività, fino a degenerare in patologie psicosomatiche conclamate nel fisico.

 

Qualcuno dice di aver sperimentato che il nano dimenticato è sempre lo stesso (ma non lo stesso per tutti).

 

Un altro dice che ricordiamo per primo quello che ci piace di più e successivamente gli altri, in ordine di gradimento, dimenticando volutamente (facilitati inconsciamente a farlo) quello che ci piace di meno. Ma anche in questo caso l’ordine non è sempre lo stesso e quindi anche il nano dimenticato.

 

Coloro che hanno conoscenze diverse ne spiegano le associazioni psicologiche dell’animo umano, e se invece usano abitualmente nozioni matematiche per spiegare qualsiasi situazione ne estraggono le analogie con l’importanza del numero sette in ogni ambito culturale, filosofico e religioso. Non sfuggono a questi meccanismi neppure le corrispondenze con le caratteristiche attribuite ai pianeti in astrologia o a personaggi mitici.

 

 

E per finire vi sono anche implicazioni esoteriche e alchemiche che evidenziano come si riflettano in essi fasi di un processo di continua trasformazione dell’essere, riconoscibili dalle caratteristiche comportamentali che emergono nei momenti salienti, oppure quali chackras siano energeticamente coinvolti in prima linea in quel preciso momento.

 

Insomma uno sforzo immane prodotto da un gran numero di persone per trovare la chiave risolutiva dell’enigma nascosto dietro i nomi dei sette nani.

 

Una enorme quantità di pulviscolo cosmico costituito da particelle di verità, ognuna delle quali è un sistema concettuale di spiegazioni di un fatto le cui dimensioni sono talmente minuscole da rappresentare una vera e propria misura della verità che vi si trova racchiusa, misurabile in termini di nanoverità.

 

Un inarrestabile processo di continua divisione, frammentazione e osservazione di qualcosa che si allontana sempre più dal sua essenza originale che è, e rimane, sempre quella: tutto nasce dalla luce e si manifesta mediante la sua divisione in sette colori passando attraverso lo strumento più adatto allo scopo.

 

E proprio in questo si trova la chiave dell’enigma: ogni volta che la luce attraversa uno di questi strumenti viventi si divide in sette colori dei quali solo sei, quelli secondari, sono visibili a colui che rappresenta essenzialmente il settimo colore. Costui, essendovi totalmente immerso, non lo distingue da sé, mentre distingue benissimo ciò che crede sia altro (separato) da sé.

 

Chiunque può farne esperienza diretta provando a porsi la domanda “chi sono?” e cercando di rispondere allo stesso modo in cui riesce a rispondere alla domanda “chi è tizio” o “chi è caio”. Infatti potrà constatare che è molto più facile rispondere, e ricordarsi la risposta data, in questo ultimo caso che nel primo. Per questo si è cercata una via più semplice racchiudendo sinteticamente la risposta nel nome proprio della persona, che è la sua più essenziale e precisa definizione.

 

Sono i vari Cucciolo, Dotto, Brontolo, Gongolo, Mammolo, Eolo, Pisolo, che vivono dentro di noi, come uno dei sette raggi della luce originale, per svolgere un compito preciso al servizio della vita. Ma non finisce qui; non appena individuato il proprio nanonome (quello che abbiamo dimenticato), qualunque esso sia, il gioco continua perché anch’esso si divide nuovamente in sette per sette volte, ovvero quanti sono i tipi e sottotipi umani. Avrete certamente notato come la maggior parte delle persone oltre al primo nome ne abbia un secondo (e a volte anche un terzo e un quarto) o quante hanno nomi composti e soprannomi. E con tutte queste possibilità e complicazioni, ci si può ancora stupire se si dimentica il nome da cui si è originato tutto?

 

Ovviamente ci possono essere molte ragioni per questi fatti, nessuna delle quali peggiore o migliore, più o meno corretta di altre. Ma la sintesi di tutte queste scoperte senza fine è, e sarà sempre, da ricercare nel nome del nano dimenticato.

 

Me lo ha rivelato un bambino di seconda elementare: tutti noi abbiamo il nostro nanonome, che possiamo scoprire e usare come chiave di accesso a noi stessi. Quale esso sia è intuitivo; basta togliere la vocale finale del nostro nome e sostituirla con “olo” ed il gioco è fatto (“ola” al femminile). (Paolo e Paola sono già a posto così).

 

Suvvia siamo seri: mica ci avrete creduto davvero!?!

 

E se invece fosse vero?

 

Mi è venuto un Dubbiolo! (questi nomi di nani te li trovi ovunque, quando meno te lo aspetti, e sotto le forme più diverse).

 

 

grafica e testo

pietro cartella

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Articolo pubblicato il 29/09/2020