Dialoghi sul senso della vita – 8.5 di n.

A conti fatti, conviene accettare di buon grado il proprio destino qualunque esso sia; solo quando tutto è finito possiamo comprendere il senso di una esperienza.

 

 … prosegue dal precedente articolo 8.4 di n.

 

 

Sappiamo, per averlo osservato, che in natura il nuovo nato viene abbandonato al suo destino non appena in grado di potersi arrangiare da solo. Viene escluso dalla protezione dei genitori! La madre non lo allatta più e non gli procura più il cibo; quindi o si arrangia o muore! È un dato insito anche nella nostra banca dati inconscia (perché similmente noi disponiamo di uno strumento corporeo come quello degli animali in cui però, diversamente da loro, la coscienza si è spostata dall’esterno di un corpo di gruppo all’interno del singolo individuo, ma non è ancora sufficientemente in grado di agire autonomamente); tuttavia, come abbiamo detto più volte, tutta la nostra società (poiché non siamo più solamente animali, ma esseri umani, sebbene ancora poco senzienti e poco adatti a sostenerci reciprocamente), si è strutturata per tentare un’operazione di implementazione della sicurezza per la salvaguardia dei suoi componenti!

 

Quindi tornando alla domanda: i figli possono essere accompagnati nel loro percorso di vita?

 

Sì, possono esserlo, ma solamente in un modo!

 

Cercherò di spiegarmi meglio che posso usando nuovamente un’analogia!

 

Se vediamo una persona che sta per sbattere contro un muro, il nostro primo impulso è di cercare di evitarle l’incidente! Perché? Perché, anche se non ce ne ricordiamo più, sappiamo nel nostro inconscio che quella situazione ci creerà dei problemi; a causa del suo farsi male saremo costretti a intervenire per dargli soccorso! Se ciò accadesse fuori dalla portata dei nostri sensi e della nostra coscienza non ci importerebbe più di tanto di quello che le può accadere. Che cosa succede invece nel nostro incasinatissimo mondo, nel nostro modo di agire? Cerchiamo di evitare che questo succeda! Intervenendo direttamente su quella persona e nel suo destino!

 

IDPquindi per egoismo! …

 

Sì, anche sapendo in parte quali ne siano le conseguenze!

 

IDPvolevo chiedere … coloro che nascono autistici sono così perché non sono deviati oppure perché?

 

Ci arriviamo, ma con calma poiché per poterne parlare è necessario introdurre altri aspetti non ancora maturi per essere esposti.

 

IDPmi scusi … io faccio fatica a seguire … tornando indietro all’informazione … cosa intende lei per informazione? … stiamo parlando di genetica? ..

 

… anche, ma non solo!

 

IDPanche! … però … questa informazione non riesco a … capire ...

 

Infatti non dobbiamo cercare di capire nel nostro modo consueto, prevalentemente mentale, ma arrivare a sentire, come ha ben descritto la signora che si sente parte di un corpo più grande, senza sapere in che modo definire diversamente quello stato … a sentire con tutto il nostro essere …

 

IDPabbia pazienza … ma il mio razionale cerca e vuole spiegare sempre tutto! … anche se non c’entra …

 

… Anzi! Ha tutto il diritto di entrare, ma senza chiudere la porta a tutto il resto! Ha il diritto di chiedersi e chiederci: ma cosa stai dicendo? Pensi a me quando le persone mi chiedono perché sto facendo questo? Non ho una risposta completamente accettabile né per il mio né per il razionale degli altri. So solo che lo devo fare, che, se mi è permesso, non posso fare a meno di farlo! Ma se devo dare una risposta precisa al perché lo faccio, non posso che rispondere: non lo so! Alcuni possono suggerire che lo faccio per gratificazione; certo, sono sicuro, c’è anche quell’aspetto! Non posso dire che non c’è tutto quello che mi viene detto in proposito; ma non sono sufficienti tutte le ragioni addotte per spiegarlo! Perché, comunque, sia sento che la ragione più importante che mi induce a farlo è un’altra!

 

Torniamo al punto in cui si trattava di evitare alla persona di sbattere contro il muro! Con le nostre buone intenzioni facciamo sfracelli!

 

Invece, e questo è l’unico modo in cui possiamo accompagnare qualunque persona (quindi anche un figlio, nostro figlio), dovremo essere disponibili a dare l’aiuto che ci viene richiesto, così come viene chiesto, e non come riteniamo sia giusto (anche se lo fosse davvero).

 

Allora nostro figlio è libero di andarsi a schiantare, né ha tutti i diritti, se quello è il suo percorso! È altrettanto chiaro che, a causa del suo comportamento, noi saremo tirati brutalmente fuori dalla nostra routine e infilati dentro una serie di avvenimenti che avremo volentieri evitato di vivere! Lo stesso comportamento che abbiamo nei confronti dei figli lo teniamo nei confronti di “tutti i nostri figli”, non solo quelli fatti di carne, ma anche quelli fatti di desideri, passioni e pensieri! Il processo con cui generiamo i figli di carne non è diverso da quello con cui prima generiamo e poi difendiamo i nostri desideri, le nostre passioni e i nostri pensieri; persino le nostre più nascoste intenzioni! Solo che di alcuni “figli” siamo parzialmente coscienti o siamo abituati a vederceli intorno, mentre per altri no!

 

I momenti come questi, in cui si possono dire queste cose, costituiscono una specie di buco temporale nel sistema di protezione del sistema! Di quel sistema che prevede che tutti pensino e si comportino nello stesso modo, che vi siano risposte preconfezionate, che si ripeta ogni giorno la solita storia, per potersi reggere continuamente! Ma, come abbiamo potuto iniziare a considerare, queste protezioni stanno squagliandosi come neve al sole d’estate, a velocità sempre maggiore.

 

Non divaghiamo troppo!

 

Assumiamo che tra la nascita e la morte di una persona possano trascorrere circa cento anni. In termini di tempo e secondo il nostro metro di misura, dopo questo periodo sappiamo ormai che non finisce tutto! Continua qualcosa sulla quale possiamo nuovamente scatenare le nostre opinioni! Si dice; quella persona è morta! Ora tralasciando un gran numero di cose e stando a quello che ho letto o che mi hanno detto, perché io non ci sono stato, e se ci sono stato non me ne ricordo, dal momento in cui si muore a quando inizia una nuova esistenza ci passano più o meno settecento anni! Questo lasso di tempo permette che sulla terra tutto sia cambiato e la nuova esperienza di vita possa trovare condizioni totalmente nuove da cui poter trarre ciò che ancora mancava al completamento del percorso previsto per quell’essere umano. Un lasso di tempo sufficiente affinché le esperienze, non comprese in precedenza, possano essere ripetute diversamente e finalmente comprese!

 

Benissimo! Ecco che qualcuno dice: se non son riuscito a fare qualcosa questa volta, la farò alla prossima occasione! Però, non funziona così! Ci piacerebbe, ma non funziona così!

 

IDPsta parlando di reincarnazione?

 

Sì; anche! Ma non nel modo che siamo soliti sentirci raccontare! Perché questo corpo, l’unico che possiamo considerare, una volta morto è finito per sempre!

 

IDPquesto è sottinteso!

 

Quello che noi siamo ora non torna più! La vita è immortale mentre le espressioni della vita possono essere mortali, temporali, variabili! Quindi, a nostro modo di vedere, possono essere più o meno lunghe nel tempo e anche ripetersi nel tempo.

 

Ho appena accennato al fatto che noi non siamo solo questo corpo; abbiamo intorno a noi un campo energetico di vario tipo. Questo campo energetico sferico è misurabile fino a circa otto metri di raggio. Ad oggi sono note e registrate le dimensioni delle emanazioni di alcune sue parti particolari; quelle emesse dal cervello e quelle emesse dal cuore che sono cinque volte maggiori. Queste misurazioni eseguite dai nostri scienziati corrispondono e avvalorano, qualora ce ne fosse stato bisogno, ciò che è noto da qualche millennio ad alcuni esseri umani e, più diffusamente ancora da qualche centinaia di anni, ad alcuni gruppi di esseri umani: tutti gli esseri umani assorbono ed emanano costantemente energia e informazioni! (come tutto ciò che vive)

 

Allora vediamo come è composto questo qualcosa avente queste caratteristiche e a cosa serve tutto ciò!

 

… continua nel prossimo articolo.

 

foto e testo

pietro cartella

 

 

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Articolo pubblicato il 15/10/2020